M5S, assedio ai vertici: Di Maio in minoranza

Lunedì 19 Dicembre 2016 di Stefania Piras
M5S, assedio ai vertici: Di Maio in minoranza

ROMA «Virginia fa qualcosa da Cinque Stelle». E lei, la sindaca Raggi, per placare la tempesta sul caso Marra rilancia con «La sindaca informa» (un lungo bollettino amministrativo) seguendo i consigli dell'amico, e grande sponsor fin dalla campagna elettorale, Alessandro Di Battista.
Il deputato romano, di solito interventista e loquacissimo su qualsiasi argomento, ha impiegato ben quarantotto ore prima di affacciarsi sul web, proprio come quando l'ex assessore capitolino Marcello Minenna e l'ex capo di gabinetto Carla Maria Raineri si dimisero lui scomparve e fu richiamato a intervenire nell'emergenza dai vertici. Ieri ha deciso di accendere la webcam, parlare sui social e raccontare con il suo flusso di coscienza in diretta streaming che ora Raggi avrà più supporto da parte del M5S perché - ammette - «sì, siamo ingenui» e «a Roma da soli non ce la si fa».

IL COLPO
L'arresto del fedelissimo di Raggi, Marra, è stato per Di Battista un contraccolpo, durissimo dal punto di vista dell'immagine a tal punto da doverlo costringere per un giorno ad abbandonare i panni adorati dell'invettivista: sguardo mogio e tono basso sono lampanti nel video in cui spiega: «La verità è che tutto il M5S aveva chiesto di allontanarlo» (Marra ndr). Anche Luigi Di Maio ha sentito il dovere di spiegare, e il blog di Grillo lo ha ospitato in prima pagina anche per difenderlo dai continui attacchi che continuano a piovere dai colleghi parlamentari che associano il suo leaderismo a quello della Raggi, temendo che il Movimento si personalizzi e quindi si snaturi. Ma i vertici blindano Di Maio: «Lo proteggeremo per non bruciarlo», ragiona una fonte vicina ai leader. Ecco perché, si offre in pasto ai più furiosi il post di Di Maio che ha scritto di aver incontrato Marra «quando era ancora vicecapo di gabinetto, dietro richiesta della stessa Raggi».
La sindaca aveva contato in una copertura politica del vicepresidente della Camera pregandolo di incontrare il suo fedelissimo ed eventualmente difenderlo dagli attacchi del mini direttorio che era stato inflessibile fin da subito bocciando la scalata amministrativa e politica del dirigente. «Durante l'incontro con Marra, di cui anche Davide Casaleggio e Beppe Grillo erano al corrente scrive Di Maio - svolto nel mio ufficio a Montecitorio con tanto di registrazione all'ingresso, gli riportai che il Movimento non aveva fiducia in lui e che quindi non era il caso che facesse parte del Gabinetto del Sindaco». Spiegazioni che arrivano dopo le polemiche e che non bastano per far tornare compatti i parlamentari molto critici sul caso Roma e increduli su come Raggi possa aver commesso un errore di valutazione così macroscopico legandosi a Marra e rifiutando puntualmente consigli, proposte e personalità certificate che arrivavano dal Movimento 5 Stelle.

L'OBIETTIVO
Il purismo originario è di nuovo l'obiettivo della stragrande maggioranza dei parlamentari che reagiscono al caso Marra schierandosi con Roberto Fico, garante di quei valori, avverso al «vippame» che secondo lui ha contaminato il M5S. Lo spiega con parole molto chiare il deputato Matteo Montero che fa risalire la vera crisi del M5S a «quando qualcuno ha pensato che non bastasse più la rete, la buona volontà, il lavoro quotidiano di migliaia di attivisti dentro e fuori le istituzioni. Dovevamo essere un po' meno intransigenti, dovevamo andare in TV, per raggiungere chi non va in rete. Dovevamo essere più istituzionali, dovevamo essere più credibili, dovevamo smetterla di dire solo no. E' diventato importante inseguire il consenso, abbiamo iniziato a farci guidare dai sondaggi. Ma soprattutto ci servivano dei leader credibili da contrapporre ai leader degli altri partiti, per poter dare un interlocutore istituzionale ai portatori di interessi e un campione che i tifosi di politica potessero seguire nei dibattiti TV».
Parole che ricalcano i profili di Di Maio e Di Battista, e della telegenica Raggi. Come Mantero, molti parlamentari la pensano così e sono decisi a ritornare nei territori, per allestire la prossima campagna elettorale all'insegna dei valori originari, ortodossi del M5S. Si inizia a muovere già qualcosa nel Nordest, in Emilia Romagna, Liguria, Puglia e Calabria. Le terre natie dei falchi M5S.

 
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