5Stelle e Lega trattano sul governo: Salvini gioca la carta delle regionali

Venerdì 30 Marzo 2018
5Stelle e Lega trattano sul governo: Salvini gioca la carta delle regionali
Matteo Salvini tende la sua tela di ragno attorno al M5s e pazientemente porge la mano ai possibili alleati fingendo di non porre condizioni al dialogo, soprattutto per quanto riguarda la leadership.
Ma la strada per quanto lo riguarda sembra averla già tracciata: «si parte dal centrodestra». Dopo lo sforzo diplomatico abilmente giocato dalle retrovie sullo scacchiere degli uffici di presidenza delle due Camere, il leader della Lega ora sembra dettare le condizioni e guarda al calendario: «Tra qualche giorno si vota nelle regionali: una bella vittoria del centrodestra lancerebbe un bel segnale al Quirinale...». Insomma è convinto che il tempo e il possibile nuovo responso delle urne non possa che favorire il suo piano. Poi torna a rivolgersi ai 5 Stelle per sfidarli al dialogo sul programma in vista del vertice atteso ad inizio settimana: giù le tasse, via la legge Fornero, controllo delle frontiere ed espulsione clandestini. È un punto di partenza che guarda anche al programma 5 Stelle e a cui aggiunge la sostanziale apertura al reddito di cittadinanza.«Se è un investimento temporaneo per chi ha perso il lavoro ed è in attesa di trovarne uno nuovo ne possiamo parlare». È una concessione che fa il paio con l'apertura alla flat tax già messa sul piatto dal Movimento, anche lì a certe condizioni. «Vediamo se dai Cinque stelle ci sono solo chiacchiere o c'è voglia di mettersi a tavolino per risolvere i problemi sul serio, a partire dall'Europa» li sfida Salvini. Ma i 5 Stelle per il momento sono fermi su una sola questione, sulla quale sembrano irremovibili: il sostegno alla premiership di Luigi Di Maio. È lui «l'unico candidato premier del M5s con cui intendiamo andare al governo e cambiare il Paese dando finalmente agli italiani le risposte che attendono da trent'anni» ripetono i pentastellati. Oggi lo fanno per smentire un articolo de La Stampa in cui si sosteneva che Di Maio sarebbe disposto ad un passo indietro e che avrebbe pronto un programma in 5 punti da sottoporre al Pd. Una smentita fatta rimbalzare con forza sul blog, sui social e facendo scendere in campo l'«eminenza» solitamente silente Emilio Carelli. Che ribadisce invece quella che è la politica dei due forni che sta tentando il M5s. «Dialogo con tutte le forze politiche, a destra e a sinistra, nell'interesse del Paese, affinché si faccia un governo» ripete Carelli. D'altra parte mentre Salvini, vulcanico come sempre anche dalla sua vacanza ad Ischia, ripete il suo «mai» con Pd e commenta con un «mamma mia» l'ipotesi di un accordo M5s-Pd, Di Maio resta a Roma a lavorare senza rilasciare dichiarazioni. E guardando al sommovimento dentro casa Pd dove, dopo la richiesta di Dario Franceschini e Andrea Orlando di apertura al dialogo con i 5 Stelle, i renziani vanno all'attacco e li sfidano: « la nostra linea è stare all'opposizione, se qualche dirigente vuole cambiare posizione lo dica chiaramente». Sulla strada di un accordo M5s-Lega resta invece l'ostacolo di Silvio Berlusconi che non sembra volere affatto fare passi indietro. «Tutte le forze politiche responsabili hanno il dovere di dare ai cittadini risposte concrete» dice con uno sguardo all'udienza sulla sua riabilitazione che il Tribunale di sorveglianza di Milano dovrebbe tenere a luglio. Ma, lo difende Salvini, «non è che uno si siede al tavolo e dice: tu non mi piaci, vai via! Si parte dai progetti, non dai nomi, dai premier». D'altra parte Giovanni Toti, uno dei primi ufficiali di collegamento tra Lega e Fi, è ottimista: «c'è una possibilità che le forze politiche si accordino, le mediazioni sono indispensabili. Penso che si debba partire dal centrodestra e che i 5 Stelle possano negoziare un programma minimo su cui si va d'accordo». A quel punto servirà un premier «incaricato a trattare sia con Berlusconi, sia con Di Maio» e Salvini potrebbe lui «fare da cerniera».
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