Caso Bankitalia, la sfida di Matteo: sono in un cul de sac, costretti a riconfermare Visco

Venerdì 20 Ottobre 2017 di Marco Conti
Caso Bankitalia, la sfida di Matteo: sono in un cul de sac, costretti a riconfermare Visco

Se la vogliamo prendere dall'inizio, eventualmente il primo errore lo ha fatto la presidente della Camera Laura Boldrini permettendo il dibattito. Il M5S ha presentato due mozioni che nella sostanza il leader dem condivideva, ma non poteva certo farla votare. Da lì ci si è mossi scrivendo la mozione «dello scandalo».

LA MOZIONE
Il racconto che Matteo Renzi fa ad un amico del Pd, incrociato in una tappa del tour abruzzese, potrebbe essere definita la cronaca di un martedì di ordinaria follia che scuote i palazzi del potere e mette in allarme anche coloro che a palazzo Chigi come al Quirinale, a Montecitorio come a palazzo Madama, da decenni ne hanno viste tante.
Quando tre giorni fa la mozione del Pd, che chiede una «figura idonea» per Bankitalia, passa in Aula - mettendo in discussione non solo e non tanto la riconferma di Ignazio Visco a governatore, quanto l'adeguatezza di via Nazionale a svolgere il compito di vigilanza - il fungo atomico si scorge sino a Civita Castellana dove Renzi era appena arrivato a bordo del treno Democratico.

Era in una fabbrica di sanitari, quando il telefono ha cominciato a squillare. «Con Paolo (Gentiloni - ndr) ci eravamo già sentiti la mattina e avevamo parlato anche della mozione», racconta il segretario del Pd. Un mero annuncio che forse da solo non basta a ricordare quanto lo stesso Renzi ha scritto su Bankitalia nel suo libro e che in buona sostanza è poi finito nella mozione. Resta il fatto che il testo esce vero l'ora di pranzo. «Rosato nella prima versione l'aveva messa giù un po' dura negli argomenti - ammette con i suoi il segretario del Pd - e così al telefono mi chiedevano di autorizzare i cambiamenti chiesti dal Mef».

Qui, nella ricostruzione renziana, entra in scena Maria Elena Boschi. Dopo la vicenda di Banca Etruria il nome della sottosegretaria è il più comodo da tirare in ballo quando si parla di banche, ma nel racconto che il segretario fa all'amico, il suo ruolo è marginale. «La Boschi - prosegue la ricostruzione fatta dall'ex premier ai suoi - viene a sapere da Rosato che ci sono problemi sulla mozione perché il ministero dell'Economia chiedeva degli aggiustamenti e, soprattutto, di levare quel riferimento alla discontinuità». «Così abbiamo fatto - prosegue - e la Finocchiaro (ministro per i Rapporti con il Parlamento ndr), va nello studio di Rosato con Baretta, e i tre si mettono febbrilmente al lavoro per cambiare il testo».

Nel racconto del segretario del Pd, Gentiloni ha seguito «passo-passo, tra telefonate e sms», la stesura finale. «Quando mi ha chiamato per sottolineare che c'erano dei punti da cambiare lo abbiamo fatto», rivendicherà in serata anche in tv, anche se magari - ha confidato - «questo può aver deluso qualcuno degli anti-Visco» che era con lui sul treno.

La ricostruzione del chi sapeva potrebbe servire poco, visto che comunque il governo martedì ha dato parere favorevole alla mozione, condividendone di fatto il contenuto che ha scatenato lo scontro, che Renzi dice di non volere, sul nome di Visco.

«Io martedì iniziavo il viaggio in treno e non avevo nessuna intenzione di sollevare tutto questo casino - si è sfogato ieri con i fedelissimi il leader - sono loro ad averlo fatto e ora se la prendono con la Boschi che è intervenuta solo dopo e per smussare il testo che il Mef voleva più morbido». Per sapere cosa intenda Renzi con «loro» occorre un supplemento di indagine che, secondo i renziani, porterebbe diritto a qualche consigliere del Quirinale. Così come a palazzo Chigi potrebbe esserci «qualcuno che aveva da regolare qualche conto con la Boschi». Supposizioni e veleni che lambiscono istituzioni che, secondo Renzi, avrebbero fatto meglio a non mettere benzina sul fuoco. «Quando è uscita la nota del Colle - la mette così chi ieri gli ha parlato direttamente - c'è stato il tana libera tutti di quelli che per farsi belli hanno espresso indignazione e stupore».

LE RAGIONI
La domanda sul che succede ora? è ovvia e il big Pd l'ha proposta al segretario del suo partito: «Non lo so e non spetta a me.

Gentiloni, visto tutto questo polverone, io credio che a questo punto può solo confermare Visco, sapendo che però adesso iniziano i lavori nella commissione banche e si aprirà la caccia all'uomo. Cambiare con un altro? Significherebbe darmi ragione...». Il treno ha riacceso il motori e il saluto e d'obbligo, ma lo spazio per un'ultima considerazione c'è e non è delle migliori: «Si sono infilati in bel cul de sac: c'è stato un voto del Parlamento chiaro su Visco e un parere favorevole del governo espresso da Baretta».

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