Napoli, Gentiloni a Renzi: solo così tornerai a palazzo Chigi

Domenica 29 Ottobre 2017 di Marco Conti
Napoli, Gentiloni a Renzi: solo così tornerai a palazzo Chigi
dal nostro inviato

NAPOLI L'immagine di un partito unito che si prepara alla sfida elettorale in maniera compatta è l'obiettivo della tre giorni di programma organizzata a Portici, nel museo delle Ferrovie dello Stato, da Matteo Renzi. La squadra di ministri, Marco Minniti, Roberta Pinotti, Anna Finocchiaro, Graziano Delrio, si alterna sul palco per ribadire concetti cari al segretario del Pd, ma la platea si scalda solo quando si evoca l'unità della sinistra. È però lo stesso Paolo Gentiloni a dettare argomenti e temi di una sintonia tra governo e partito alla quale tiene molto Renzi, ma che nelle ultime settimane è mancata. Nessun accenno a Bankitalia o ai temi oggetto delle incursioni del Nazareno, ma un messaggio diretto e senza equivoci all'interesse che per il presidente del Consiglio anche il Pd deve avvertire per «un'ordinata conclusione della legislatura».

I PASSAGGI
In molti passaggi dell'intervento del premier si scorgono le preoccupazioni del presidente della Repubblica. Gentiloni cita Sergio Mattarella, con il quale di recente ha retto l'urto della vicenda Bankitalia dagli assalti renziani, e più imperiosamente del solito detta ai leader del Pd schierati in prima fila, modi e agenda della campagna elettorale. «Unità, poche chiacchiere e grande gioco di squadra», sostiene il premier, che riconosce più volte la leadership di Renzi, ma al tempo stesso lo invita ad allargare il più possibile la coalizione.

All'abbraccio nel retropalco si è accompagnato un consiglio franco a Matteo (che descrivono «molto felice» della pace ritrovata con l'amico che lui stesso ha voluto premier) il cui senso è: «Solo così tornerai a palazzo Chigi». Requisiti necessari per affrontare una battaglia elettorale dura, dunque, che Renzi condivide perchè con Gentiloni «non c'è rottura» e perché «la squadra del Pd lascia un Paese meglio di quello che ha trovato». «Nessuna contrapposizioni, ognuno gioco il suo ruolo», sostiene Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio della Camera dove nelle prossime settimane arriverà la legge di Bilancio. E anche questo passaggio, ovvero il voto sulla manovra, sta a cuore al premier che ricorda la fragilità della maggioranza al Senato ma non dice nulla sulla richiesta di chiarimenti che Bruxelles ha inviato all'Italia.

Gentiloni, prima di intervenire dal palco, sale sul treno con Renzi, Orfini, Rosato e Richetti e lì ammette di «avere due giacche». Ma anche se si definisce «casualmente presidente del Consiglio», manifesta forte la voglia di voler continuare ad indossare la grisaglia da premier «con disciplina ed onore, come vuole l'art 54 della Costituzione», suggerisce Ermete Realacci, amico e grande estimatore del premier. Ricostruire il centrosinistra «perché divisi si perde», come sostiene il ministro Andrea Orlando. Gentiloni mostra di condividere l'assunto del Guardasigilli affidando al segretario del suo partito non solo il compito di allargare la coalizione, ma indicando anche i temi del possibile programma: Europa, solidarietà, attenzione agli ultimi, ambiente, temi in buona parte oggetto dei nuovi tavoli tematici, che nel passato Renzi ha spesso interpretato a modo suo, ma che - soprattutto sul fronte delle alleanze a sinistra - segnalano un cambiamento importante nella linea del Pd, visto che prima di Gentiloni era stato il vicesegretario Maurizio Martina a rilanciarli.

DUE STAGIONI
Non due leader, ma certamente due stagioni della politica che si sono intrecciate ieri sul palco di Portici con Gentiloni che invita Renzi a costruire una politica dove il Pd «è il perno» e non più il partito a vocazione maggioritaria. Perchè il referendum non è passato e oggi c'è la legge Rosato che spinge alla coalizione.

Una consapevolezza che è emersa con forza negli interventi di Martina e di Minniti, ma anche dall'alternarsi sul palco di esponenti che dovrebbero comporre la coalizione. Il primo giorno Della Vedova con Forza Europa e Lorenzo Dellai. Ieri il socialista Nencini e il verde Bonelli. L'attesa più forte, e che scalda la platea, è però per gli ex Pd, ora Mdp. Un compito di riavvicinamento al quale difficilmente Renzi potrà sottrarsi nell'intervento di oggi. Altrimenti c'è sempre Gentiloni.