L'autocritica di Bankitalia e il contrasto con la Consob

Venerdì 3 Novembre 2017 di Rosario Dimito e Valentina Errante
L'autocritica di Bankitalia e il contrasto con la Consob
La prima contraddizione tra Consob e Bankitalia, in commissione banche, va in scena non appena si confrontano le due versioni. Da un lato Carmelo Barbagallo, capo della Vigilanza di Via Nazionale, dall'altro Angelo Apponi, dg dell'Authority di mercato. E riguarda le informazioni sulle azioni gonfiate della Popolare di Vicenza. Circostanza rilevata da Bankitalia e comunicata a Consob, secondo la versione di Barbagallo. Mai trasmessa a Consob, secondo quella di Apponi. Una contraddizione così palese da fare affermare al senatore Andrea Augello: «Vedremo le carte, ma se dai documenti dovesse emergere questa divergenza, sarò costretto a chiedere al presidente Pier Ferdinando Casini di riconvocare entrambi per un confronto». L'audizione di Barbagallo dura sette ore e ricostruisce tutti i passaggi sulle banche venete: l'ostacolo alla Vigilanza, la certezza di impunità dei vertici. Ma non è priva di autocritica. Restano alcuni punti poco chiari, smentiti in qualche modo dai documenti inviati proprio da Bankitalia. Soprattutto in merito alle mancate fusioni.

AZIONI FUORI MERCATO
Via Nazionale ha più volte ribadito di non avere mai avallato il prezzo stratosferico delle azioni di Bpvi, fissato dall'assemblea dei soci, precisando che nelle ispezioni (2001, 2008 e 2012) era stata contestata alla BpVi anche la mancanza di consulenze esterne, ossia valutatori terzi, che si pronunciassero sul reale valore delle azioni e delle obbligazioni. E ieri Barbagallo lo ha ripetuto, sostenendo di avere puntualmente informato la Consob. Ma qualche ora dopo, alla domanda sul perché Consob non fosse intervenuta a fronte delle informazioni di Bankitalia e di un dossier dell'Adusbef sulla redditività delle emissioni 2010-2011, Apponi ha precisato che Consob non era stata informata da Bankitalia dell'anomalia nella fissazione del prezzo. «La Commissione di controllo - ha spiegato il dg - ha valorizzato ogni informazione trasmessa da Palazzo Koch. Nel caso della fissazione del prezzo delle azioni, il fatto che le procedure fossero arbitrarie lo abbiamo riscontrato noi e non è stato segnalato da Via Nazionale». Barbagallo aveva comunque definito «perfettibili» i protocolli di collaborazione con Consob aggiungendo: «Non vorrei dare l'impressione di autoassoluzione»; ha però respinto più volte le accuse di connivenza o amicalità con gli ex vertici degli istituti veneti sul modello Fazio-Fiorani. Su un punto Barbagallo riconosce una «inopportunità»: quello degli ex dipendenti assunti da Zonin BpVi, un tema nei giorni scorsi definito porte girevoli fra vigilanti e vigilati da diversi politici.

In merito alla fusione tra Popolare di Vicenza e Veneto Banca, Barbagallo smentisce di aver detto all'ex ad Vincenzo Consoli che Veneto Banca avrebbe dovuto fondersi con Bpvi. Agli atti c'è comunque la moral suasion di Bankitalia per portare avanti il confronto una volta che era iniziata la trattativa. Quanto invece al fatto che la fusione avrebbe dovuto avvenire dopo gli accertamenti della Bce, come sostenuto ieri da Barbagallo, gli atti riportano circostanze diverse. Nel verbale del 19 febbraio 2014, tra i presidenti dei due istituti, Trinca e Zonin, in via Nazionale, si legge: «Attesa l'esigenza di procedere rapidamente, Barbagallo ha ritenuto non accettabile la richiesta di Trinca di valutare l'operazione alla conclusione dell'Aqr (esame, ndr) della Bce». Mentre l'auspicata fusione tra Bpvi ed Etruria, secondo gli intendimenti di Barbagallo, doveva avvenire entro il novembre 2014, ma l'Aqr di Bce si sarebbe conclusa solo il 24 ottobre.

LA NEWCO MIMOSE
Secretata invece la risposta di Barbagallo alla domanda sul perché nel 2014 Bankitalia bloccò la vendita di Bim alla cordata dall'ex ad Pietro D'Aguì. Il capo della Vigilanza avrebbe spiegato che la cordata radunata nella newco Mimose, non aveva le credenziali richieste: D'Aguì era già sotto osservazione tanto che fu chiesto alla capogruppo di sostituirlo. Inoltre la cordata era formata da 16 membri, non tutti con i requisiti idonei. Tra questi figurava anche la Romed di Carlo De Benedetti che oltre ad essere cliente e socio storico di Bim, per il caso Sorgenia era di fatto oggetto di salvataggio da parte delle banche per 2,2 miliardi di debiti. Nella cordata c'erano anche due misteriose finanziarie: Duet Bim Sa (10,51%) e Serendi Equity Bim (10,4%).

A fine giornata si è riunito l'ufficio di presidenza della Commissione allargato ai capigruppo. Il vicepresidente Mauro Maria Marino avrebbe rilanciato la proposta di un confronto tra Barbagallo e Apponi. Martedì 7 verranno auditi i liquidatori delle venete. Giovedì potrebbe essere il turno di Barbagallo e Apponi. Il 14 si aprirà il dossier Mps.

 
Ultimo aggiornamento: 12:53