Elezioni in Sicilia, Crocetta e Lumia fuori dalle liste Pd. L'ex governatore: «Epurazione in corso»

Sabato 27 Gennaio 2018
Elezioni in Sicilia, Crocetta e Lumia fuori dalle liste Pd. L'ex governatore: «Epurazione in corso»
Insieme avevano costituito un'alleanza politica, adesso si ritrovano a seguire la stessa sorte: tutti e due fuori delle liste per le prossime elezioni nazionali. Rosario Crocetta e Peppe Lumia non saranno candidati nelle file del Pd. E se l'ex presidente della Regione siciliana incassa la decisione con un certo fair play velato, il senatore uscente, si mostra più irritato. «Nessun risentimento, abbiamo scelto la politica per servizio. È andata come avevo previsto. Non sarà certamente questa vicenda a farci rinunciare alla politica. Saremo presenti in campagna elettorale, con il nostro Megafono, nelle piazze di tutta la Sicilia per denunciare il processo di restaurazione in corso e di vera e propria epurazione di ogni dissenso. Faremo un'operazione verità», afferma Crocetta.

Più caustico Lumia, che nel 2013 era stato eletto a palazzo Madama per il Megafono: «è stato dato un altro colpo mortale all'idea di partito progressista, plurale, fatto di culture politiche, di classi dirigenti, di progettualità che si incontrano, per restringere il cerchio e vivere questa campagna elettorale con un'idea disperata e del 'si salvi chi può'». Poi incalza: «lascio il Parlamento ma non la politica e nessuno si illuda che io sia disposto ad abbandonare l'idea di costruire un Pd realmente democratico». Ma è l'ex governatore a ricevere subito un'altra proposta. Arriva da Vittorio Sgarbi: «annuncio la mia disponibilità a indicarlo come responsabile nazionale per l'antimafia del movimento Rinascimento». Nelle liste siciliane dei Dem per le politiche oltre a Crocetta, non sarà candidato né alla Camera né al Senato nemmeno il presidente del parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, che Matteo Renzi ha nominato lo scorso anno responsabile nazionale del Dipartimento Legalità del partito. Crocetta dice adesso di non escludere l'ipotesi di lavorare alla costruzione di «un nuovo soggetto politico per il cambiamento della Sicilia». Ma non c'è solo chi è stato depennato delle liste. Qualcun altro ha declinato l'invito come Peppe Provenzano, vicedirettore dello Svimez uno dei candidati che faceva capo all'area Orlando: «la notte scorso, in direzione del Pd, dopo una giornata gestita in modo vergognoso dai suoi vertici, - afferma - ho appreso di essere stato inserito nella lista plurinominale di Agrigento-Caltanissetta, al secondo posto (una posizione eleggibile, secondo la segreteria) dopo l'on. Daniela Cardinale, figlia del ex ministro Salvatore. Ho ringraziato, ma ho rifiutato».

Nello schieramento delle forze che appoggiano il governo anche il deputato uscente Dore Misuraca di Alternativa popolare ha seguito le scelte del sottosegretario Giuseppe Castiglione: «ho deciso di non candidarmi e di continuare il mio impegno, - afferma - con la stessa passione di sempre, fuori dal Parlamento per favorire il ricambio generazionale e dare continuità a quella sinergia tra riformisti e popolari che, per quanto riguarda la Sicilia, ho contribuito ad avviare con le Amministrative di Palermo e le elezioni regionali dello scorso novembre».
Ha invece precisato Pietro Grasso, leader di LeU: «la mia candidatura su Palermo non vuole essere una imposizione. Serve a potenziare quelli che sono i consensi eventuali che posso raccogliere. Non deve essere vista assolutamente come una prevaricazione». «Amo talmente la mia terra che pensare di poter fare qualcosa qui per me è un imperativo categorico», osserva dopo aver incontrato alcuni dei prossimi candidati alle nazionali, tra cui Erasmo Palazzotto e Antonella Monastra.
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