Luigi Di Maio esce allo scoperto e, sulle pagine di Vanity Fair, racconta parte del suo privato, compreso il rapporto con la fidanzata Silvia Virgulti, esperta di comunicazione chiamata a lavorare per il M5S da Casaleggio. «Lei è laureata in Glottologia, esperta nella comunicazione televisiva: capitava spesso che le chiedessi qualche consiglio.
«Da primogenito con un padre molto rigido - se tornavamo dopo l'orario che ci indicava non si usciva più - ho sentito più degli altri il peso delle aspettative: dovevo eccellere. Ma visto che non ero un gran studioso, dovevo cercare un'alternativa. Solo che non avevo particolari doti carismatiche e, soprattutto, non sapevo giocare a pallone», continua quindi Di Maio, che racconta anche del rapporto con il padre. «Ovunque io andassi, sentivo il bisogno di far funzionare le cose, di migliorarle. È successo anche a Giurisprudenza, a Napoli. Mio padre però a casa mi faceva la guerra, pensava che sottraessi tempo allo studio. E soprattutto, da candidato del gruppo locale di Alleanza Nazionale, aveva idee opposte alle mie (...). Il culmine del conflitto l'abbiamo raggiunto quando sono entrato nel Movimento 5 Stelle. Il mio amico Dario De Falco mi ha convinto a sostenere la loro iniziativa legislativa Parlamento Pulito, e il nostro gazebo in piazza ha raccolto 380 firme in un pomeriggio. Tra i parlamentari inquisiti elencati sul volantino c'erano molti del suo partito. La sera, a tavola, c'era il gelo».
«Le cose tra noi sono cambiate veramente solo quando mi sono candidato per il Parlamento nel 2013 - racconta ancora Di Maio - Il fatto che ci fossero buone speranze che fossi eletto e la mia determinazione gli hanno fatto capire che facevo sul serio. Da quel giorno mi ha sempre sostenuto». A chi gli domanda se avesse mai immaginato che la politica sarebbe diventato il suo lavoro, «macché - replica - io volevo fare il poliziotto. Del resto non lo penso neanche adesso. La politica è un'esperienza di passaggio, per essere davvero libero devi avere un'autonomia professionale. Coprirò al massimo due mandati, e poi, se mi andrà bene, a 37 anni ne sarò fuori e potrò dedicarmi alla società di webmarketing dove mi aspettano gli amici con cui l'ho fondata all'università. Creare network, per esempio nel mondo dell'agricoltura: ecco il futuro».