D'Alema tesse l'elogio del leninismo

Giovedì 14 Dicembre 2017 di Mario Ajello
D'Alema tesse l'elogio del leninismo
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Stalin era cattivo. Ma Lenin, no. Massimo D'Alema è tornato leninista. O forse non lo era mai stato prima, neanche da ragazzo, ma adesso nel suo spostamento a sinistra-sinistra, in chiave anti-Pd, abbraccia la figura eroica di Vladimir Ilich. Non lo elegge nume tutelare di Liberi e Uguali - Pietro Grasso leninista è difficile da immaginare - ma non nasconde la sua ammirazione per il rivoluzionario bolscevico.

Presenta un libro - intitolato «Questo è un fatto e i fatti sono ostinati. Lenin e l'Ottobre 1917» di Sergio Gentili - e spiega D'Alema: «La leadership di Lenin e la rivoluzione dimostrano la potenza creatrice della politica che può anche forzare i tempi della storia e compiere salti improvvisi». Certo - aggiunge -  «ci furono eventi negativi, degenerazione autoritaria, ma io non credo che lo stalinismo sia stato in continuità con il leninismo».

Lenin «vide con chiarezza il nesso tra guerra mondiale e occasione rivoluzionaria, sostenne così la tesi della pace, che fu messaggio importante per un esercito allo sbaraglio». E ancora: «Il suo capolavoro consiste nella capacità di conquistare la maggioranza del Paese». Il che difficilmente accadrà, alle prossime elezioni, al Subcomandante Max. Ma l'importante è abbattere il Palazzo d'inverno del Nazareno.

 
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