Il caso curriculum frena Conte. Il prof: «Io tengo duro, solo un film assurdo»

Mercoledì 23 Maggio 2018 di Mario Ajello
Il caso curriculum frena Conte. Il prof: «Io tengo duro, solo un film assurdo»

ROMA «Mi sembra di essere in un film surreale». Barricato in casa, Giuseppe Conte sta guardando la pellicola che non avrebbe mai voluto vedere. E’ intitolabile: «Il curriculum più pazzo del mondo». Ma il padrone di casa, ossia il professore e il quasi premier congelato, il prescelto o (per dirla con Grillo) l’Elevato che sta rischiando di finire stritolato e di perdere Palazzo Chigi, non si diverte affatto davanti a questo spettacolo. Che dagli altari lo può precipitare nella polvere. «Sono allibito», dice al telefono a un amico. «Non sanno che cosa inventarsi», confida a Di Maio, che lo rassicura: «Un bufera basata sul nulla. Andiamo avanti». 

Ma il caso curriculum non sembra una vicenda irrilevante. Perché espone il simbolo della nuova politica scelto da Di Maio e Salvini, l’«amico del popolo» come lo ha definito Giggino, a trasformarsi da icona in anti-icona. E la sensibilità nazional-popolare, quando c’è qualche odore di trucchetto - «Ma mi è sfuggita solo qualche parole di troppo nel curriculum», è l’auto-difesa - non fa sconti. E comunque, i 5 Stelle fanno quadrato intorno al professore. C’è chi pensa che Giggino non voglia davvero insistere sulla premiership di Conte, nonostante lo difenda a spada tratta pubblicamente e privatamente, e c’è chi sospetta che in realtà il leader pentastellato stia approfittando della vicenda per proporsi lui, ancora una volta, per la poltrona di Palazzo Chigi. Ciò che è certo, e anche Conte lo ha capito nel corso della giornata, è che il suo destino balla. «Si attaccano a cose inesistenti», è il suo rammarico. Ma il fatto che anche Salvini sia schierato con lui, se non altro perché la sua sorte è legata a quella del forse ministro Savona, lo tranquillizza un po’. 

CORAGGIO
Gli amici gli fanno coraggio: «Giuseppe, sei un tipo tosto. Vincerai anche questa battaglia». Lui non si sente un combattente. Ma un bersaglio. Non credeva che la lotta politica arrivasse a punti di demonizzazione personale così «pretestuosi». E tantomeno si aspettava che, intorno alle sue vacanze di studio all’estero, l’Italia dei social - dove l’odio divampa - si schierasse quasi in maniera unanime contro il «professor taroccatore», anche se qualcuno in nome del garantismo o della misura s’è smarcato così: «Ancora due giorni, e viene fuori il coinvolgimento di Conte nel rapimento di Emanuela Orlandi». Specie le accuse su Stamina gli fanno male. «Ho fatto soltanto l’avvocato». E a proposito, è stato detto in questi giorni che il prof fiorentino sia anche il legale di Di Maio: il che non è vero. 
E’ «amareggiato» ma «tengo duro»: questo il mood. «Sono in attesa di essere chiamato dal Colle», aggiunge. Ma la chiamata arriverà? Per ora è slittata. Un amico lo va a trovare a casa. E lui gli dice: «La mia storia parla per me e non c’è nulla di nulla di cui debba vergognarmi». 

CONTRATTACCO
Ha lavorato alla propria difesa già dal mattino Conte.

Ha fatto avere ai 5 Stelle le mail scambiate con un docente americano, Mark Geistfeld, che testimoniano la permanenza estiva di Conte alla New York University. E un altro decente, Mads Andenas, lo difende parlando del suo soggiorno di studio a Londra. Intanto si svolge sui media una bizzarra contesa tra studenti. Chi lo accusa di essere un docente «disorganizzato» e «menefreghista». Chi solidarizza con lui e lo definisce «prof appassionato e senza barriere personali e ideologiche». Potrebbe ridere di tutto ciò Conte, ma non si sente proprio di farlo. Perché la posta in gioco è altissima. Perfino la ex moglie scende in campo, a sua difesa: «Sarà un buon premier, quelle sul curriculum e su Stamina sono stupidaggini». Ma pesano eccome su di lui, e per evitare i clamori di questa vicenda e i riflettori sul ventilato incarico a premier, ieri mattina al contrario di sempre Conte non è andato a via Giulia, a casa della ex consorte, per prendere la figlia di dieci anni da accompagnare a scuola. La fidanzata, una bella donna di una decina d’anni più giovane di lui, figlia del proprietario dell’hotel Plaza - lo stesso dove il premier Mario Monti lanciò il suo sfortunato partito, anche se il suo amico senatore grillino e giurista Ugo Grassi ripete sempre: «Giuseppe è l’opposto di Monti» - lo invita a sua volta a tenere duro. E lui, il riservatissimo docente forse statista o forse no, sta pensando a qualche uscita pubblica per dire: «Non ho fatto niente di male». 

Ultimo aggiornamento: 11:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA