Grillo, lo schiaffo dell'Europa: il no dei pro-Euro gela i Cinquestelle

Martedì 10 Gennaio 2017 di Claudio Marincola
Grillo, lo schiaffo dell'Europa: il no dei pro-Euro gela i Cinquestelle


ROMA Da Bruxelles arriva un sonoro schiaffo a Beppe Grillo: l'accordo che avrebbe dovuto riabilitare il M5S, legittimare lo spericolato passaggio dei 17 europarlamentari pentastellati dal gruppo degli anti-europeisti di Nigel Farage ai liberali non si farà. Il presidente dell'Alde, il 63enne Guy Verhofstadt è tornato sui suoi passi. Ha preso atto che prendere a bordo i grillini avrebbe sollevato una ribellione interna. Per liquidare 5 mesi di trattative all'ex premier belga è bastata una frase: «Sono giunto alla conclusione che non ci sono sufficienti garanzie per portare avanti un'agenda comune per riformare l'Europa, restano differenze fondamentali sulle questioni europee chiave»

IL VETO
Il dietrofront del presidente del gruppo liberale ha tagliato l'erba sotto i piedi a qualsiasi ipotesi di accordo tecnico. Al patto siglato in gran segreto ai primi di gennaio che avrebbe rafforzato l'Alde fino a farlo divenire la terza formazione dell'Europarlamento dopo Popolari e Socialisti.
Va da sé che la bocciatura non è piaciuta a Beppe Grillo e neanche a Davide Casaleggio che con l'eurodeputato trevigiano David Borrelli aveva iniziato dall'autunno scorso a tessere una tela per rompere con il leader dell'Ukip Farage e abbracciare gli europeisti liberali. Uno schiaffo ai 31.914 iscritti che con un voto online ieri hanno detto Sì al passaggio all'Alde. Per la cronaca: favorevoli a restare con il gruppo di estrema destra di Farage (Efdd) erano stati 6.444 grillini, contrari a iscriversi a qualsiasi gruppo 2.296.
«L'establishment ha deciso di fermare l'ingresso del M5S nel terzo gruppo più grande del Parlamento europeo - ha commentato amaro sul suo blog Grillo - questa posizione ci avrebbe consentito di rendere molto più efficace la realizzazione del nostro programma. Tutte le forze possibili si sono mosse contro di noi, abbiamo fatto tremare il sistema come mai prima».

IPERTROFIA
Magra consolazione perché lo stop è stato accolto dai grillini contrari all'accordo come la conferma dei loro dubbi. Un prezzo da pagare all'ipertrofia del comico e della Casaleggio convinti che il passaggio dagli antieuropeisti agli ultraeuropeisti avrebbe certificato l'affidabilità del M5S in vista di una vittoria alle prossime elezioni politiche italiane. In cambio, l'ambizioso Verhofstadt - che ieri mattina ha ricevuto nel suo ufficio Grillo - avrebbe accresciuto il peso del suo gruppo e creato le condizioni per una sua candidatura alla successione di Schulz. Le avvisaglie che il suo piano sarebbe fallito sono arrivate con le prime dichiarazioni degli esponenti dell'Alde. Accuse al loro presidente di incoerenza, pregiudiziali nei confronti del leader 5Stelle, acuite dalle ultime dichiarazioni sull'immigrazione. Il Bureau del gruppo liberale, secondo fonti europarlamentari, non sarebbe riuscito a trovare i voti per comporre la maggioranza (due terzi dei membri). In particolare, sarebbero stati i deputati liberali francesi dei paesi nordici e tedeschi a porre il veto all'ingresso di grillini, accusati di avere posizioni «populiste, demagogiche e anti-Ue».
Grillo, infuriato, incassato il no non ha partecipato di persona alla riunione dei suoi europarlamentari. I quali hanno accolto il rifiuto dell'Alde come un secondo schiaffo. Il primo lo hanno ricevuto da Grillo e Casaleggio nel momento in cui si è scelto di tenerli all'oscuro del possibile accordo. Eppure l'intesa non si fondava solo sulla fredda aritmetica dei gruppi. Contemplava una serie di punti politici: riforme in settori chiave per consentire «il rinnovamento della democrazia europea». Un percorso condiviso nonostante le tante differenze, un'alleanza per riformare la zona euro.
E ora? Il M5S, isolato e un po' depresso per il mancato ammaraggio, afferma di voler tentare la strada del gruppo autonomo ma è più probabile il rischio dell'irrilevanza del gruppo misto. Oltre alla beffa anche un danno economico per i mancati rimborsi europei (circa 700 mila euro).

LE SCORIE
Saltato il piano resteranno le scorie. Le divisioni interne che come al solito si sono riverberate sul web con scontri feroci tra gli iscritti. Molti big i erano contrari all'accordo. Carlo Sibilia, Nicola Marra, Riccardo Nuti, usciti allo scoperto. Altri come Di Battista, Di Maio e Laura Castelli si sono barcamenati per giustificare la metamorfosi, «una scelta tecnica, dovuta a come è strutturato il Parlamento europeo». Equilibrismi serviti a ben poco. Chi invece ha detto a Grillo cosa ne pensava è stato il professor Paolo Becchi, considerato fino a qualche tempo fa l'idelologo del M5S. Ha scelto ironicamente di dirlo in spagnolo: «Pero que mierda de figura es esta...».

 

Ultimo aggiornamento: 16:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA