Sanzioni Usa, Putin spiazza Obama: «Nessuna ritorsione». E fa gli auguri

Sabato 31 Dicembre 2016 di Flavio Pompetti
Sanzioni Usa, Putin spiazza Obama: «Nessuna ritorsione». E fa gli auguri

LO SCONTRO
NEW YORK «Non è ancora tutto. Continueremo a colpire obiettivi russi in modo palese e non, quando e come lo riterremo più opportuno». Dagli assolati campi di golf delle Hawaii, Barack Obama rincara la dose delle minacce contro lo Stato ex sovietico, mentre 31 addetti di ambasciata sulla costa atlantica e quattro a San Francisco fanno le valigie e si affrettano a tornare a Mosca, in seguito all'espulsione decretata dal dipartimento di Stato. A sorpresa da Mosca Vladimir Putin getta acqua sul fuoco: «Rinuncio per il momento alla ritorsione alla quale avremmo diritto. Non espellerò nessun diplomatico americano».

LE RESIDENZE CALDE
Ieri sera, alle ore diciotto in Italia, gli americani hanno ripreso possesso delle due residenze estive, una sulla costa di Long Island, l'altra nella Chesapeake Bay di fronte a Washington, dove per anni i funzionari russi hanno celebrato feste brillanti, annaffiate da fiumi di wodka. È in queste palazzine piene di vita che, secondo il rapporto dell'Fbi, i funzionari russi hanno ideato e lanciato l'attacco cibernetico Grizzly della Steppa con il quale sono entrati nella posta privata di alcuni leader democratici durante le elezioni, e hanno esposto in pubblico contraddizioni imbarazzanti per il partito e il suo candidato alla presidenza: Hillary Clinton. L'amministratore dell'operazione secondo l'agenzia investigativa americana è stato l'esperto di ciber spionaggio Evgeniy Mikhailovich Bogachev, contro il quale c'è dal 2014 un mandato di cattura internazionale.

IL RETROSCENA
Bogachev avrebbe diretto le operazioni da un altro ridente centro di vacanze: la cittadina di Anapa sul Mar Nero. L'attacco dei pirati è stato condotto con il più tradizionale e scontato cavallo di Troia: il virus Zeuss, che è entrato nelle caselle di posta elettronica attraverso messaggi trappola che pochi sprovveduti utenti del net sono ancora disposti ad aprire. Il vero difetto di sicurezza è stato quello del partito democratico che non ha provveduto a rafforzare la rete, né a istruire i suoi utilizzatori. Lo spionaggio russo opera da tempo nel settore cibernetico, con l'intento di usarlo tra l'altro come strumento di pressione sui governi stranieri. Nel corso di una teleconferenza dalla Casa Bianca ieri, alti funzionari dell'amministrazione Obama hanno detto: «Abbiamo tutte le indicazioni che (i russi, ndr) continueranno ad interferire nelle elezioni democratiche di altri paesi, inclusi anche alcuni nostri alleati europei».
Putin e il governo russo si sono rifiutati di confutare il rapporto dell'Fbi. Il ministro degli Esteri Lavrov, che pure in un primo momento aveva indicato alcune misure di rappresaglia immediata e simmetrica, ha liquidato le sanzioni come l'opera di «una masnada di incapaci e perdenti». Il presidente russo ha definito l'azione dell'amministrazione Obama «diplomazia da cucina», e la stampa locale ha attaccato ieri il presidente uscente americano come un codardo che ha atteso l'ultima ora prima di andarsene per scatenare una tempesta in un bicchiere d'acqua. Putin ha pure fatto gli auguri di «buon anno» al presidente uscente e alla sua famiglia «nonostante il fatto che l'amministrazione Usa finisca il suo lavoro in questo modo». Ha inoltre invitato «tutti i figli piccoli dei diplomatici Usa» al Cremlino per la tradizionale festa di fine anno e ha giocato d'astuzia. Ha rinviato la palla nel campo statunitense, e ha messo Trump di fronte ad una scelta difficile.

IL COLPO DI CODA
Se il nuovo presidente vorrà riallacciare rapporti di collaborazione con la Russia, dovrà mettere in atto un reale segno di distensione. Non sono certo le ultime disposizioni di Obama a preoccupare Putin e gli oligarchi che lo circondano, ma le sanzioni che gli americani e la comunità internazionale hanno comminato contro la Russia dopo l'invasione dell'Ucraina, e il cui più recente rinnovo scadrà a marzo. Il gesto imprevisto di porgere l'altra guancia di fronte allo schiaffo inferto da Obama, è la carota con la quale Putin chiede una verifica delle intenzioni di Trump. Quest'ultimo dovrà decidere ora se la strada della distensione è ancora percorribile in luce della denuncia che l'Fbi ha appena depositato, e se il partito repubblicano, già più volte scosso dalle idee e dai programmi annunciati da Trump durante la campagna presidenziale, è ancora disposto a seguirlo sulla strada della riappacificazione con il più minaccioso tra i nemici storici del paese.

 

Ultimo aggiornamento: 18:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA