Trump prepara nuovo bando sull'Islam. Distensione con Pechino

Sabato 11 Febbraio 2017 di Anna Guaita
Trump prepara nuovo bando sull'Islam. Distensione con Pechino

NEW YORK Donald Trump decide di essere pragmatico. Fa marcia indietro sulle dichiarazioni bellicose che aveva espresso durante la campagna elettorale contro il Giappone e la Cina, e si rimette al tavolino per riscrivere il bando anti-musulmano in modo che sia consono alla legge e accettabile dai tribunali. In una sola giornata, molte cose sono avvenute alla Casa Bianca: una telefonata fra Trump e il presidente cinese Xi Jinping, un summit bilaterale con il premier giapponese Shinzo Abe, e un frenetico lavorio della squadra legale per la preparazione di una nuova iniziativa «per mantenere sicuro il Paese». I critici del presidente hanno notato che Trump ha assunto toni concilianti con il collega cinese e quello giapponese apparentemente senza ottenere nulla in cambio. E hanno notato che dopo le forti parole di critica contro i giudici che hanno congelato il cosiddetto bando antimusulmano, la Casa Bianca sembra dopotutto accettarne le indicazioni ed essere disposta a correre ai ripari.

IL CAMBIO DI PASSO
Donald Trump ha infatti dato ordine ai suoi legali di riscrivere il bando, ma evitando gli errori commessi nella prima versione: «Intendo tenere sicuro il nostro Paese ha spiegato durante una conferenza stampa dopo la colazione con il premier giapponese - Ci sono gravissime minacce contro di noi, e non intendiamo fare entrare nel nostro Paese gente che vuole farci male. Faremo qualcosa molto velocemente, entro la prossima settimana». Trump non ha esplicitamente parlato di un nuovo bando, ma fonti della Casa Bianca hanno confermato che gli avvocati stanno proprio lavorando a preparare un nuovo ordine esecutivo. Con la questione musulmana sullo sfondo, la giornata di ieri è stata però concentrata in gran parte sul Pacifico, sul rapporto con la Cina, la sicurezza del Giappone e la minaccia nucleare della Corea del nord. Trump ha ricevuto una telefonata la sera di giovedì tardi dal presidente cinese Xi Jinping che ha voluto una risposta chiara sulla questione di Taiwan. E' da 40 anni che gli Usa hanno adottato la politica della «Unica Cina», con cui gli Usa mantengono rapporti informali con l'isola ribelle, e rapporti formali solo con Pechino. I toni bellicosi di Trump in campagna elettorale, e il fatto che aveva parlato amichevolmente con la presidente di Taiwan Tsai Ing-wen hanno fatto pensare che fosse pronto a cestinare la tradizione. Xi ha taciuto per varie settimane, fino a che non ha chiesto a Trump di fare chiarezza. E il presidente americano ha riconfermato la volontà di seguire la tradizione dell'Unica Cina, una scelta che gli esperti di politica estera giudicano saggia, anche se in cambio di questa promessa il collega cinese non sembra aver concesso nulla né sul fronte commerciale né valutario.

LE RICHIESTE
Lo stesso sembra sia avvenuto con Abe, al quale Trump ha riconfermato l'impegno americano di proteggere il Giappone, incluse le isole Senkaku che la Cina vuole per sé. Anche con Abe, Trump non ha messo sul tavolo le richieste che aveva fatto mesi fa e cioè che Tokyo paghi per la protezione. Tutti e due i contatti con il cinese e il giapponese sono stati definiti molto calorosi e sono stati preparati molto meglio di quanto la Casa Bianca non abbia fatto finora con altri impegni importanti. Non ci sono state gaffe o impreparazioni di Trump, anche se tutti hanno notato che alla conferenza stampa il presidente non ha indossato la cuffia per ascoltare la traduzione inglese del discorso del premier giapponese.

Ultimo aggiornamento: 09:50