Trump: «Sono ridicole le accuse della Cia ai russi». Nuovo schiaffo alla Cina

Lunedì 12 Dicembre 2016 di Anna Guaita
Trump: «Sono ridicole le accuse della Cia ai russi». Nuovo schiaffo alla Cina
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NEW YORK I rapporti con Cina e Russia, le denunce della Cia sulla manipolazione delle elezioni, l'amministrazione del proprio impero, il confronto con Barack Obama e la sua politica ambientale.

IL COMMERCIO
Il presidente eletto Donald Trump ha toccato tutti i temi caldi della politica ieri in una intervista al canale Fox. Come al solito ha parlato per iperboli generiche, ma è comunque bastato per capire che è deciso ad avviare un rapporto diverso con la Cina e con la Russia.
Alla prima manda quasi una minaccia, ammonendo che la sua amministrazione continuerà la quarantennale tradizione di «riconoscere l'esistenza di una sola Cina» solo se questa farà delle concessioni commerciali. E ha rincarato la dose, sostenendo di avere il diritto di parlare al telefono alla presidente di Taiwan quando vuole, una inequivocabile scortesia verso i cinesi, che dall'epoca del disgelo del 1969 hanno ottenuto che gli Usa non riconoscano ufficialmente l'isola ribelle.
L'altro lato della medaglia è stato invece il messaggio amichevole che Trump ha mandato alla Russia liquidando come ridicole le accuse della Cia secondo le quali Mosca avrebbe influenzato le elezioni Usa per squalificare Hillary Clinton e favorire lui stesso: «Non ci sono prove, è solo una grande confusione, non ci credo. Sono i democratici che cercano scuse» ha detto.

LA MULTINAZIONALE
Dunque, mentre gela i cinesi, Trump allunga ramoscelli d'olivo ai russi, per i quali deve essere di particolare soddisfazione il fatto che il probabile nuovo segretario di Stato sia Rex Tillerson, ceo della Exxon, la multinazionale del petrolio che ha sede in Texas. Tillerson sarebbe il quarto esponente della futura Amministrazione legato al mondo petrolifero, ma a differenza degli altri il segretario del Commercio Wilbur Ross, quello dell'ambiente Scott Pruitt e quella dell'Interno, Cathy McMorris Rodgers ha una particolarità: è un grande amico e partner economico della Russia.
Significativamente il petroliere texano filorusso scavalca l'ex favorito, quel Mitt Romney che invece della Russia era nemico, e l'aveva definita una minaccia per la sicurezza degli Usa. Donald Trump ha anche parlato dell'amministrazione dei propri beni, che ha confermato sarà nelle mani dei propri figli.

Ma ha poi espresso la speranza che la figlia Ivanka con il marito Jared Kushner lo seguano a Washington. Ha detto di avere un buon rapporto con il presidente Barack Obama, e di non voler disfare tutta la sua eredità politica, ma ha anche detto che intende rivedere alcune delle sue più importanti decisioni sull'ambiente, dall'accordo di Parigi, che va rivisto perché non danneggi le aziende Usa, al blocco di due oleodotti, sia il Keystone sia il Dakota, quello che è stato fermato qualche giorno fa nelle terre degli indiani Sioux. Ma sono state le sue ironiche prese di posizione sulla questione della Cia e la possibile imminente nomina di Tillerson a creare più scalpore.
La sua diffidenza verso l'agenzia di intelligence e il tono quasi casuale con cui ha detto di non essere interessato ad ascoltarne i noiosi briefing hanno sicuramente contribuito alla presa di posizione polemica di senatori non solo democratici.
Il repubblicano John McCain gli ha risposto lapidario sul pirataggio russo: «I fatti sono lì». E lo ha criticato per la scelta di Tillerson e le amicizie di questi per il Cremino, che sono da considerare fonte di preoccupazione.

LA CAMPAGNA
McCain e il collega democratico Charles Schumer hanno deciso di aprire una inchiesta bipartisan sull'hackeraggio russo durante la campagna elettorale. I lavori cominceranno proprio quando dovranno tenersi le udienze per la conferma di Tillerson al Dipartimento di Stato. Un incrocio di udienze che promette di essere incandescente.
 
Ultimo aggiornamento: 19:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA