Trump mette in gioco il futuro della Nato: «Parlo meglio con Putin»

Mercoledì 11 Luglio 2018 di Anna Guaita
Trump mette in gioco il futuro della Nato: «Parlo meglio con Putin»
NEW YORK In genere i presidenti americani sfoggiano con soddisfazione la veste di leader della Nato. Oggi invece Trump arriverà al summit di Bruxelles nella inusuale veste di contestatore. E' illuminante infatti la frase che ha detto ieri mattina, sugli impegni che lo attendono in Europa: «Allora: ho la Nato, ho il Regno Unito che è un po' sottosopra, e ho Putin. Francamente Putin potrebbe essere il più facile di tutti, chi l'avrebbe mai detto?».
Una dichiarazione che dà ragione a quanti in Europa temono che questo summit potrebbe rivelarsi anche peggiore del G7 in Canada lo scorso mese, quando un Trump accigliato ha trattato tutti malissimo, si è rifiutato di approvare il documento finale, ha offeso il premier canadese Justin Trudeau, ed è poi corso a un appuntamento con il nord-coreano Jim Jong-un, che ha trattato con i guanti di velluto, pur senza ricavarne in cambio nulla di concreto.

GLI ALLEATI
Guarda caso, anche adesso Trump dovrebbe vedere i suoi alleati e molte facce sono le stesse che ha visto in Canada e poi dovrebbe andare a incontrare un individuo di cui il mondo occidentale diffida. Il fatto che Trump abbia accettato il faccia-a-faccia con Putin, il 16 a Helsinki, senza neanche la presenza degli stenografi ufficiali, non è solo preoccupante per gli americani ai quali brucia l'interferenza russa nelle elezioni, ma lo è anche per gli altri membri dell'Alleanza Atlantica, un'associazione nata proprio in funzione difensiva contro Mosca. Di solito, per di più, prima di simili incontri la Casa Bianca consulterebbe gli Alleati, per arrivare all'appuntamento con il pieno sostegno Nato. Ma pare che Trump invece voglia usare i due giorni di Bruxelles per premere piuttosto su un tema che gli sta così tanto a cuore che lo twitta quotidianamente, e cioè il fatto che i Paesi Nato non sono ancora arrivati a impegnare nella difesa europea quel 2 per cento del Pil a cui avevano dato l'ok in un summit del 2014.
L'accordo in realtà prevedeva che ci si arrivasse entro il 2020, ma è chiaro che molti non ce la faranno. Il segretario generale dell'Alleanza, Jens Soltenberg, ha tentato di attenuare il disaccordo tessendo le lodi di Trump, e riconoscendogli che è per merito della sua leadership che «la spesa degli Alleati sale». Ma l'antipatia dell'americano contro gli europei è viscerale, non razionale, e difficilmente può essere controllata con la ragione.

L'ACCUSA
Prova ne è la rabbia con cui attacca sempre l'Ue per le pratiche commerciali. Anche ieri ha insistito che gli Usa perdono 151 miliardi di dollari con il commercio con l'Europa. Unaccusa alla quale il presidente del consiglio europeo, Donald Tusk, ha tentato di rispondere, ricordando a Trump che «gli Usa non hanno nessun alleato migliore della Ue». Tusk ha detto che Trump dovrebbe tenerlo a mente non solo nei due giorni di summit Nato, ma soprattutto quando incontrerà Putin, «È sempre importante ricordare chi è il tuo partner strategico, e chi è il tuo problema strategico». L'ambasciatrice americana alla Nato, Kay Bailey Hutchison, ha fatto del suo meglio per rassicurare gli alleati che il ringhiare di Trump non significa che gli Usa vogliano rinnegare l'impegno alla difesa collettiva. Rivolgendosi al nostro Paese ad esempio, ci ha ringraziato per il nostro impegno in Afghanistan, sollecitandoci ad aumentare le spese per «avere ancora più mezzi per essere un grande player nella Nato».

L'ITALIA
Il nostro ministro della Difesa, Enzo Moavero Milanesi ha comunque anticipato che a Bruxelles l'Italia vorrà farsi sentire «con forza», e chiederà «un riequilibrio dell'impegno dell'Alleanza Atlantica verso il fianco Sud», e cioè «verso il Mediterraneo». Moavero ha chiarito: «Si tratta della conferma formale del rafforzamento dell'hub della Nato di Napoli per il comando del fianco Sud con l'aggiunta di tutti i vari elementi della rete informativa, di valutazione delle minacce, anche con impegno maggiore di personale e di mezzi in una città importante del nostro Mezzogiorno che diventa punto di riferimento dell'Alleanza atlantica nel fianco sud, lo era già e lo consolida».
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