Trump: buon anno a tutti, anche ai miei molti nemici. E festeggia 800 ospiti e con Stallone

Sabato 31 Dicembre 2016
Trump: buon anno a tutti, anche ai miei molti nemici. E festeggia 800 ospiti e con Stallone
Auguri per il nuovo anno, senza rinunciare al sarcasmo, da Donald Trump. «Buon anno a tutti, inclusi i miei molti nemici e coloro che mi hanno combattuto e hanno perso così male che adesso non sanno cosa fare. Love!», ha twittato oggi il prossimo inquilino della Casa Bianca.

Intanto Trump festeggia il nuovo anno con Silvester Stallone e Quincy Jones, tra gli oltre 800 ospiti della festa di Capodanno che il miliardario organizza nel suo resort di Mar-a-Lago, in Florida. Alla serata anche Melania e Barron, il figlio più piccolo del tycoon.

Il presidente eletto nel frattempo si appresta al passaggio di consegne con Barack Obama, in calendario il 20 gennaio. Non sarà facile per Trump saltare l'ultimo ostacolo lasciatogli in eredità dal presidente uscente, le dure sanzioni alla Russia per le cyber interferenze nelle elezioni americane. In attesa di trovare l'exit strategy, il tycoon prende tempo annunciando che la prossima settimana vedrà i capi dell'intelligence per avere i dettagli della vicenda.

Per ora continua a manifestare cautamente le sue perplessità e il suo desiderio di voltare pagina, per trasformare la Russia da vecchio nemico della Guerra fredda in alleato nella lotta al terrorismo e ad altre minacce globali, come aveva promesso in campagna elettorale. «È tempo per il nostro Paese di passare a cose migliori e più grandi», ha auspicato. «Penso che dovremmo andare avanti con le nostre vite. Credo che i computer ci abbiano complicato enormemente la vita. L'era dei computer ci ha portato al punto per cui nessuno è più in grado di dire davvero cosa stia succedendo».

Ma quando si insedierà alla Casa Bianca, Trump si troverà davanti a un primo, difficile bivio. Vladimir Putin si è riservato di rispondere alla sanzioni di Obama alla luce della politica della nuova amministrazione, indicando a Trump il primo banco di prova delle nuove relazioni che entrambi auspicano. Non dare segnali in questa direzione significherebbe deludere il Cremlino, partendo quindi col piede sbagliato. Ma revocare l'ordine esecutivo di Obama equivarrebbe a sconfessare l'intelligence americana e mettersi contro il partito repubblicano, in gran parte favorevole a una inchiesta più approfondita e a sanzioni ancora più forti. Se invece Trump mantenesse le cose come stanno, sarebbe un'implicita accettazione che Mosca ha interferito nelle presidenziali nel tentativo di favorirlo, con una inevitabile ombra sulla sua elezione.

La mossa di Obama sembra quindi una miccia accesa sotto la poltrona che lo aspetta allo studio ovale. Una gabbia in cui «intrappolarlo» per ridurre il suo margine di manovra, come ha denunciato uno dei consiglieri del tycoon, Kellyanne Conway, evitando accuratamente di dire se Trump toglierà le sanzioni. Ma non è questo l'unico ostacolo seminato dal presidente uscente sulla strada del suo successore. Con una serie di mosse last minute, sembra che Obama stia cercando di blindare la sua eredità e di sabotare l'agenda del magnate. Ad esempio bandendo permanentemente le trivellazioni in alcune aree dell'Artico e dell'Atlantico. O creando due nuovi parchi nazionali in Utah e Nevada in zone ricche di idrocarburi (nessun presidente ha mai cancellato provvedimenti simili). O, ancora, svuotando ulteriormente Guantanamo, che Trump vuole tenere aperta, o spingendo per l'iscrizione all'Obamacare (+400 mila rispetto allo scorso anno) in modo da renderne più difficile l'eventuale smantellamento.

Prima delle sanzioni alla Russia, Obama aveva lasciato passare all'Onu la risoluzione contro gli insediamenti israeliani a Gerusalemme est. Su questo punto Trump ha già risposto: «Vediamo cosa succede dopo il 20 gennaio, ok? Penso che rimarrete molto colpiti». Ma su Mosca non si è ancora sbilanciato.


 
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