Regeni, il Cairo accusa: giovane egiziano sparito in Italia

Lunedì 14 Marzo 2016 di Cristiana Mangani e Sara Menafra
Regeni, il Cairo accusa: giovane egiziano sparito in Italia

La partenza del procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e del pm Sergio Colaiocco che da oggi saranno al Cairo per incontrare i magistrati egiziani era stata considerata il primo vero segnale di collaborazione da parte del governo di al Sisi per ricostruire le responsabilità della morte del giovane ricercatore Giulio Regeni, trovato morto nella periferia del Cairo lo scorso 3 febbraio. Dopo un invito formale dell’ambasciatore egiziano a Roma al procuratore Pignatone è stato fissato per oggi l’appuntamento con l’omologo di Giza.

L’ARTICOLO Eppure, la vigilia del primo incontro tra le due procure si conclude sotto pessimi auspici: ieri un giornale governativo, Al Shorouk, ha pubblicato una notizia velenosa e attualmente non confermata. Un giovane egiziano sarebbe sparito in Italia in seguito ad una rissa sedata dalla polizia. E le autorità italiane non avrebbero fornito alcuna collaborazione all’Egitto. «Una fonte di sicurezza - scrive al Shorouk - spiega che un giovane egiziano di nome Adel Moawad Heikal del governatorato di Gharbia è sparito misteriosamente in Italia a seguito di una rissa con un giovane italiano di cui le autorità egiziane non sono state informate né hanno ricevuto informazioni sui fatti della sua scomparsa.

 

L’Ambasciata egiziana in Italia ha presentato un’istanza alla polizia italiana, tuttora in esame». Stando alle prime verifiche fatte dalla Farnesina, il nome di Heikal non risulta essere stato segnalato al cerimoniale o all’ufficio che cura i rapporti con le rappresentanze di cittadini stranieri residenti nel nostro paese e non arrivano conferme neppure dal Viminale al quale, stando all’articolo, le autorità egiziane si sarebbero rivolte. Insomma, salvo eventuali sviluppi, la notizia ha tutte le caratteristiche della polpetta avvelenata fatta circolare per avvalorare la tesi che ci sarebbe un ”Regeni italiano” il cui caso sarebbe stato trattato dalle autorità di Roma con gli stessi metodi usati dal Cairo per il giovane ricercatore.

IL PARLAMENTO UE Da giorni, le autorità egiziane dichiarano di non aver gradito la presa di posizione del parlamento europeo sul caso Regeni. Giovedì scorso Strasburgo ha votato una risoluzione non vincolante in cui si impegna l’intera Unione a non dare più aiuti militari ed economici all’Egitto se lo stato non collaborerà alla ricostruzione della verità sulla morte del ricercatore italiano che lavorava sulla struttura dei sindacati urbani al Cairo. Il ministro degli esteri Sameh Shoukry ha fatto pubblicare una dichiarazione ufficiale: «Siamo molto dispiaciuti per le modalità faziose della decisione del parlamento europeo circa il rispetto dei diritti umani in Egitto», dice la dichiarazione riportata dal suo portavoce. L’Egitto non ha gradito il collegamento tra le scarse tutele dei diritti umani nel paese e la morte di Regeni, un collegamento, dicono che «anticipa le conclusioni dell’inchiesta in corso portata avanti in collaborazione con le autorità italiane», dando per certe «notizie non verificate pubblicate dai media».

IL VERTICE È in questo clima che nella mattinata di oggi il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e il pm Sergio Colaiocco arriveranno al Cairo.

L’appuntamento principale in agenda è quello con il procuratore capo di Giza che gestisce l’inchiesta egiziana e alcuni giorni fa aveva dichiarato di non voler più collaborare con il pool italiano. L’incidente diplomatico è rientrato dopo l’intervento dell’ambasciatore egiziano a Roma, ma non è chiaro quanto sarà utile l’incontro di oggi. Le leggi egiziane prevedono che l’attività investigativa sia gestita direttamente dalla polizia. La stessa che in queste settimane avrebbe dovuto collaborare con gli investigatori italiani di Sco e Ros.

Ultimo aggiornamento: 22:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA