Quei festini a luci rosse che imbarazzano Donald Trump

Giovedì 12 Gennaio 2017 di Anna Guaita
Quei festini a luci rosse che imbarazzano Donald Trump
NEW YORK Molti americani ieri mattina si sono chiesti stupefatti come mai su twitter c'era uno strano hashtag che dominava: #goldenshower . Non tutti infatti conoscono l'oscena pratica sessuale, la doccia dorata, e certo ben pochi potevano immaginare che un simile esercizio potesse essere al centro di un piccante dossier segreto dei servizi russi su Donald Trump. Il dossier è esploso su internet quando il sito BuzzFeed lo ha pubblicato nella sua interezza, 35 pagine che elencano (ipotetici) complessi tentativi da parte degli agenti di Putin di compromettere Trump sia economicamente che sessualmente, per poterlo poi avere in pugno e ricattarlo.

RISERVATEZZA
Quelle pagine erano top-secret, ma una versione condensata, di due pagine, era stata presentata sia a Barack Obama che a Donald Trump dai capi delle principali agenzie di intelligence Usa la scorsa settimana. La comparsa di questa documentazione ha fatto immenso clamore, anche perché vari giornalisti hanno detto che la voce della sua esistenza girava da mesi, ma nessuno ne aveva trovato prova. Non è chiaro perché i servizi Usa abbiano giudicato necessario tirare fuori il dossier russo proprio adesso. Certo è che nel momento in cui è trapelato che la stessa intelligence americana gli dava credito, il canale Cnn ha giudicato lecito darne a sua volta notizia, pur con molta cautela. Ma se la Cnn si è limitata a parlare delle due paginette, il sito Buzzfeed è riuscito a mettere le mani sull'intero rapporto e lo ha sparato in rete.

E così è nato l'hashtag #goldenshower. Le 35 pagine sono state raccolte da un ex membro dell'agenzia di spionaggio britannica MI6. L'agente, che ora lavora in proprio, si chiama Christopher Steele. Ieri sera quando il suo nome è stato reso noto ha fatto i bagagli ed è scappato di casa: secondo la stampa britannica «teme per la propria sicurezza e la vendetta russa». Steele sarebbe noto all'intelligence Usa e conosciuto come fonte affidabile. A lui si sono rivolti durante le primarie alcuni dei rivali di Trump, sospettosi dell'amicizia del tycoon newyorchese con i russi. L'uomo avrebbe poi continuato le sue ricerche per conto della campagna di Hillary Clinton. È significativo però che Hillary non se ne sia mai servita: forse dubitava della sua veridicità? Comunque a un certo punto delle sue ricerche, l'ex 007 britannico avrebbe passato le informazioni a un ex ambasciatore britannico che a sua volta lo ha consegnato al senatore repubblicano John McCain: in tal modo il dossier è approdato negli Usa, sul tavolo del direttore dell'Fbi James Comey, che ha aperto un'indagine.

I SOLDI
Nel dossier ci sarebbero testimonianze di come i russi abbiano offerto affari lucrosi a Trump, in vista della coppa del mondo di calcio del 2018. Vi si sostiene anche che gli avrebbero passato documentazioni segrete sui suoi rivali, a cominciare da Hillary Clinton, e che ci sarebbero stati incontri a quattr'occhi fra i membri della campagna di Trump e gli emissari di Putin. Non solo: la Fsb (la sicurezza russa) avrebbe anche raccolto prove che Trump ha pagato ingenti mazzette sia in Russia che in altri Paesi, per favorire i propri affari. Ma fra tutto, spicca la ricostruzione di un incontro sessuale di Trump nel 2013, nella suite presidenziale del Ritz-Carlton di Mosca, la stessa in cui aveva dormito la coppia Obama nel 2009.

I DUBBI
Il dossier sostiene che la Fbs, sfruttando la ben nota mania sessuale di Trump, gli aveva organizzato un festino con delle prostitute, riempiendo la camera di microcamere per registrare le sue performance. Ma Trump avrebbe chiesto alle donne di praticare la doccia dorata, cioè di orinarsi addosso, sullo stesso letto i cui aveva dormito la coppia odiata. La storia appare surreale, e tuttavia la rivista Penthouse ieri ha offerto un milione di dollari a chi produrrà il video che confermi che un simile incontro sia avvenuto. I media più importanti, come il New York Times o il Washington Post, hanno sottolineato come non ci siano prove che quanto rivelato nel dossier sia vero: sappiamo solo che l'intelligence Usa rispetta l'ex agente britannico, pensa che le sue fonti siano attendibili, e sta lavorando per accertare se le storie siano vere o no.

Ma rimangono dubbi molto forti proprio sull'intelligence americana. E in particolare sull'Fbi. Ricorderete che prima delle elezioni di novembre, il capo del Bureau, Comey, rivelò che era stata aperta un'altra indagine sulle e-mail di Hillary Clinton, e dieci giorni più tardi disse che l'indagine non aveva rivelato nulla. Come mai chiedono vari analisti Comey non rivelò che proprio allora c'era in corso anche l'inchiesta sul dossier russo su Trump?