Macron andrà subito in missione dalla Merkel ma Berlino non cede sulla flessibilità

Martedì 9 Maggio 2017 di Alessandro Cardini
Macron andrà subito in missione dalla Merkel ma Berlino non cede sulla flessibilità

BRUXELLES Che Macron incarni l'ansia europea di uscire dallo statu quo è ovvio e, se si tiene conto che l'incubo di un altro passo verso il rischio di disintegrazione della Ue è stato superato, non è davvero poco. Al panico per Brexit è subentrata la speranza. Sui mercati non c'è stata grande emozione, ma nessuno si preoccupa: le Borse hanno chiuso in ribasso perché ha prevalso lo schema sell the news, vendi dopo la notizia. La vittoria di Macron era data per scontata. In ogni caso, andrà deluso chi si aspetta, anche in Italia, cambiamenti radicali e accelerati del quadro politico europeo e della zona euro specialmente nelle regole sui bilanci pubblici. I primi segnali che sarà così già ci sono.

UN PILASTRO STORICO
Certamente si riparte dal motore franco-tedesco, storico pilastro della politica europea e, infatti, la prima visita a un Paese partner sarà a Berlino. Inequivocabili le parole di Angela Merkel: «Macron rappresenta le speranze di milioni di francesi e anche di molte persone in Germania e in tutta Europa». È un motore dalla potenza insufficiente, che funziona a singhiozzo e non sempre ha difeso al meglio gli interessi dell'Unione. Negli ultimi anni, poi, è stato solo a trazione tedesca. Via Londra le geometrie delle alleanze strategiche nella Ue non saranno meno complicate, basti pensare alle divisioni fra Est e Ovest, specie se si procederà verso cooperazioni rafforzate su sicurezza, Difesa, forse aspetti di politica fiscale e sociale. Ieri la cancelliera tedesca ha sì confermato la necessità del pilastro franco-tedesco, ma ha anche aggiunto che non c'è bisogno di cambiare la strategia economica tedesca e che il modo in cui è stata trattata negli ultimi anni la Francia «mostra che il patto di stabilità è stato attuato in modo flessibile». Il suo portavoce ha indicato che «la posizione negativa del governo tedesco sugli eurobond resta confermata». Non è un avvio soft. Il lancio di obbligazioni sovrane comuni è uno degli elementi del programma di Macron, insieme alla creazione di un bilancio, di un parlamento e di un commissario-ministro delle finanze della zona euro. Un altro mondo, obiettivi in sintonia con quelli degli ultimi governi italiani e di Matteo Renzi in particolare. Ma che siano queste le prossime scelte al tavolo europeo è assai improbabile. Indicativa la battuta del presidente della Commissione Juncker, federalista inguaribile: creare un ministro delle finanze dell'area euro «è impresa molto difficile, non tutti gli Stati sono d'accordo che qualcuno a Bruxelles decida al di sopra dei parlamenti come devono essere fatti i bilanci pubblici».

IL DEFICIT
Macron sa che per guadagnare punti come partner affidabile in Europa non può mettersi a litigare per qualche decimale di punto percentuale di deficit in più: peraltro la Francia è già sotto pressione perché si trova sotto procedura per deficit eccessivo (3,3% del pil nel 2016, 2,9% nel 2017, 3,1% nel 2018). Il rispetto delle regole è la condizione per poter convincere Merkel che nell'Eurozona c'è un patto fiduciario che funziona e su questa base possono essere compiute scelte che oggi appaiono fughe in avanti.

 

Ultimo aggiornamento: 10 Maggio, 12:47