Amici, depistaggi e armi: così Igor è diventato invisibile

Sabato 16 Dicembre 2017 di Cristiana Mangani
Amici, depistaggi e armi: così Igor è diventato invisibile

Più di 500 persone controllate, centinaia di telefoni intercettati, cinque rogatorie inoltrate in Spagna, Francia, Austria, Serbia, e una quinta pronta per l'Ungheria. La caccia a Igor il russo è continuata in tutti questi mesi. E ora, sebbene l'arresto sia stato casuale e sia avvenuto dopo l'omicidio di altri tre innocenti, non si può dire che l'Italia non abbia provato il tutto per tutto. La procura di Bologna ha circoscritto ogni zona possibile di riferimento del killer di Budrio: parenti, amici, donne con le quali si era intrattenuto in passato (probabilmente tre), alcuni rom che vivono in Emilia e che potrebbero avergli fatto da supporto, vecchi complici delle rapine, compagni di cella. Lui era riuscito comunque a rimanere irreperibile, ma qualcuno nel mondo che lo circondava si stava agitando in modo scomposto. Così, tra una informazione di rimbalzo e una intercettazione, qualche giorno fa il pm di Bologna Marco Forte e un colonnello dei carabinieri del Ros, si sono recati a Vienna, per parlare con i magistrati locali. Ci sono persone vicine a Igor che andavano controllate, e così è stato aperto un fascicolo. Altrettanto è successo con la Serbia e l'Ungheria, ma la Spagna è sempre stato tra gli obiettivi principali.

IL PROCESSO
Dall'Italia è stato chiesto ai colleghi di monitorare Malaga, Valencia e Madrid, dove il killer poteva avere agganci. Un gruppo di carabinieri di Bologna, Ferrara e del Ros è stato inviato sul posto già da un paio di settimane, e ora si sono spostati nella zona dove l'uomo è stato arrestato. Nonostante il rapporto di grande collaborazione tra l'Italia e la Spagna, per poter avere informazioni ufficiali bisognerà aspettare l'interrogatorio previsto per domani mattina, ma anche l'invio da parte nostra di una nuova rogatoria, oltre che di una richiesta di estradizione che, molto probabilmente rimarrà senza esito. Igor ha ucciso due poliziotti e un cittadino comune, è normale che Madrid voglia processarlo prima di tutto lì. La giustizia italiana avrà la possibilità di partecipare al processo in videoconferenza.

La procura di Bologna ha parlato più volte al telefono con i colleghi spagnoli. Sono parecchie le domande alle quali il bandito dovrebbe rispondere. Innanzitutto in che modo si è dato alla fuga, e chi lo ha aiutato a fuggire. Il sospetto degli inquirenti che si fa sempre più concreto, è che Vaclavic abbia lasciato l'Italia a bordo di una macchina. Qualcuno potrebbe averlo recuperato in auto e aiutato a raggiungere un luogo sicuro. Importante a questo punto sarà vedere il suo cellulare, tracciare gli ultimi spostamenti, ma anche ritrovare quei giacigli che è solito usare, nei quali nasconde le cose che non porta con sé. Ha fatto così nelle campagne di Molinella, è facile che abbia seguito lo stesso rituale anche nella zona dove poi è stato arrestato.

L'EX COMPLICE
Nei tanti interrogatori effettuati in tutti questi mesi, uno è sembrato il più utile, quello di Ivan Pajdek, croato, ex complice di Norbert Feher, condannato a 30 anni per l'omicidio del pensionato Pier Luigi Tartari. «Se non è qua, dove può essere?», gli hanno chiesto gli investigatori. E lui: «Punta alla Spagna. Se gli inquirenti lo vogliono, sono disponibile a collaborare nelle ricerche, perché lo conosco bene», ha fatto mettere a verbale. Del resto, le uniche corrispondenze che aveva tenuto quando era in carcere, erano con donne spagnole. E poi nel furgone che aveva rubato tra i due omicidi in Italia, è stato trovato anche un dizionario italiano-spagnolo.
La sorella intervistata qualche mese a Subotica, ha pensato bene di dire al fratello ufficialmente: «Tieni duro, resisti», anche se ha pure raccontato che pochi mesi prima della fuga l'uomo l'aveva contattata attraverso un profilo di Facebook.

Nella caccia a quello che è sembrato un fantasma non sono mancate le bufale. A fine giugno è arrivata da Roma una nota riservata. Poche righe per rivelare che «una fonte confidenziale attendibile» avrebbe avuto notizie importanti sulla presenza, in un Paese del Sudamerica, «del noto latitante serbo Norbert Feher, alias Igor Vaclavic il russo». Il pm ha chiesto allora una relazione dettagliata, e quando l'inviato è arrivato a destinazione, probabilmente in Brasile, ha scoperto che la fonte confidenziale era stata arrestata. Migliaia di chilometri per niente.

Ultimo aggiornamento: 17 Dicembre, 10:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA