Crociata anti-molestie/ In pubblico tutte #metoo: ma quanti dubbi in privato

Martedì 9 Gennaio 2018 di Maria Latella
Tutte vestite di nero. Tutte compuntamente unite nello scandire frasi fatte sulle molestie sessuali.
L’ultimo hit che si porta quest’anno e che si porterà molto pure nel 2018.
Sia chiaro: chi scrive ammira le donne coraggiose, quelle capaci di dire «No» al momento giusto e alle offerte che «non si possono rifiutare». Ammiro «il potere delle donne», inteso come energia generosa ed entusiasmo nel fare cose: ci ho scritto su anche un libro. Ma guardando la serata dei Golden Globe non ho potuto fare a meno di annusare, anche a distanza di migliaia di chilometri, un certo stantio odore di ipocrisia. Una regia tanto sapiente quanto artificiosa. Un discorso, quello di Oprah Winfrey, farcito di parole mille volte ascoltate in analoghi discorsi, tutti uguali, sia che ti premino agli Oscar sia che ti candidi alla carica di sindaco di Milwaukee. La citazione della mamma, l’ammirazione per le «amazing women». Pure «the new horizon» come «la nuova frontiera» di kennediana memoria. Come on, Oprah: puoi fare, hai fatto, molto meglio di così.

Tutto è sembrato troppo, davvero troppo, calcolato. I vestiti neri. Le battute del maschio bravo presentatore «ladies and gentlemen, quei pochi rimasti...». Talché la sola cosa spontanea si è letta sul New York Times qualche giorno prima dei Golden Globe, in un commento in cui si narrava del doppio codice di questi tempi adottato rispetto al caso Weinstein: pubbliche condanne per le disgustose abitudini dei potenti predatori di Hollywood (ma si è visto che anche nella Silicon Valley l’andazzo non è poi così diverso) e poi private riflessioni che vanno in tutt’altra direzione. 

«Sospetto che in privato anche femministe di lungo corso alzino gli occhi al cielo per una campagna partita in buona fede ma ora trasformata in una serie di accuse a volte prive di prove», è la sintesi del quotidiano newyorkese che dipinge così la reazione femminile double face. All’esterno, quasi per una forma di intimidazione sociale, si sta col politicamente corretto che non solo giustamente difende le vulnerabili dipendenti da attacchi di insaziabili boss, ma predica pure la persecuzione sulla base di semplici sospetti. In privato, invece, ci si guarda negli occhi e ci si dice: «Se si va avanti di questo passo anche flirtare diventerà proibito». O anche: «I rapporti tra uomini e donne peggioreranno sempre più».

Certo, la giusta causa non viene aiutata dalla “damnatio memoriae”. Far sparire da un film un attore come Kevin Spacey, l’anno scorso osannato ai Golden Globe come protagonista di “House of cards” e quest’anno rimosso dalle sue colleghe nerovestite pronte a celebrargli un semi funerale, non aiuta. Né aiuta la causa l’abbondanza di ipocrisia. Tutti sapevano che la dignità femminile e maschile è stata spesso umiliata non solo da registi e attori di Hollywood ma anche da politici, capi ufficio di provincia, baroni universitari e, a quanto pare, giovani consiglieri di Stato. Pochi l’hanno denunciato. Tra chi sapeva e ha taciuto c’era anche una certa Meryl Streep, grande amica di Weinstein eppure nero vestita anche lei, l’altra sera, ai Golden Globe.
Non giova alla causa l’ipocrisia e neppure la predilezione molto americana della caccia alle streghe, spietata fino allo sterminio. La riflessione del New York Times sembra voler ora riportare, se non alla ragione, almeno alla riflessione. Non si rafforza la giusta battaglia sparando nel mucchio.

Dopodiché, se alla fine scopriremo che la campagna #Metoo è servita da trampolino di lancio per un’altra campagna, quella che forse porterà Ophrah Winfrey alla Casa Bianca, non resterà che allargare le braccia e arrendersi al “Truman Show”. Qualcuno già vede Oprah come l’angelo sterminatrice, la candidata che farà polpette di Trump. Certo, anche lei è un prodotto dello show biz, ma almeno soltanto quello, si dice. Di questi tempi sembra già un passo avanti. Non possiede casinò ad Atlantic City, non ha trattato affari, per quel che se ne sa, con influenti businessman russi. Che passo avanti.

Parte perfino con carte vincenti. Oltre ad essere una star, è anche una abituata a interagire con le emozioni della gente comune. Le conosce. Sa come maneggiarle, sa come essere, o almeno sembrare, autentica. E dopo il discorso che le hanno fatto recitare ai Golden Globe (con la professionalità della bravissima attrice che è) saprà tornare a essere l’Oprah della tv. Usando con più spontaneità lo straordinario potere dell’essere donna.
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