Usa, Clinton-Trump testa a testa a una settimana dal voto, ma per il guru dei sondaggi Hillary avanti

Martedì 1 Novembre 2016
Usa, Clinton-Trump testa a testa a una settimana dal voto, ma per il guru dei sondaggi Hillary avanti
È guerra dei sondaggi a una settimana dal voto in America, con alcuni che danno ancora in netto vantaggio Hillary Clinton e altri che mostrano un sorpasso di Donald Trump.

Alcuni danno ancora in netto vantaggio Clinton, come Reuters-Ipsos (+5%), altri mostrano un sorpasso di Trump, come Wp-Abc (+1% per il tycoon). Controverse anche le previsioni di esperti che non sbagliano un colpo da decenni. Più attendibili le medie dei principali sondaggi, come quella di RealClearPolitics, che conferma la rimonta del magnate, a soli 2,2% punti di distacco (47,5% a 45,3%). Ma sul fronte dei grandi elettori (ne servono 270 su un totale di 538), la candidata democratica ne avrebbe già in tasca 263, contro i 164 di Trump. E distribuendo i 111 grandi elettori ancora in palio in base agli attuali sondaggi negli stati in bilico, Clinton arriva a 304, contro i 234 di Trump. Per vincere il tycoon dovrebbe conquistare praticamente tutti gli Stati in bilico: non impossibile, ma improbabile.

Secondo Nate Silver, il guru dei pronostici elettorali, colui che nel 2008 e nel 2012 predisse la vittoria di Barack Obama azzeccando i risultati il primo anno di 49 Stati su 50 e il secondo di 50 su 50, Hillary Clinton ha l'85% delle possibilità di vincere il voto popolare e il 75% di vincere sul fronte dei grandi elettori. E a Donald Trump rimane solo il 10% di chance di conquistare la Casa Bianca. Niente a che vedere con il 56,7% registrato dopo la kermesse dalla convention repubblicana di Cleveland, a fine luglio. Insomma, il calcolo statistico dell'ex opinionista del New York Times e del Wall Street Journal si è finora dimostrato praticamente infallibile.

Sul suo blog FiveThirtyEight (538 è il numero dei grandi elettori che eleggono il presidente degli Stati Uniti) Silver sottolinea come Hillary Clinton, nonostante la rimonta degli ultimi giorni di Donald Trump, sul fronte del voto popolare stia facendo meglio di Barack Obama. Quest'ultimo nel 2012, a sette giorni dall'Election Day, guidava su Mitt Romney con un vantaggio di 3,9 punti nei sondaggi. Il vantaggio della candidata democratica è invece oggi, mediamente, di 4,7 punti. Ma a spingere Clinton sul fronte del voto popolare è soprattutto una «forte performance» dei  red state (quelli tradizionalmente di fede repubblicana) e tra gli ispanici. Mentre la candidata democratica sta facendo più fatica di Obama in 10 dei 12 Stati considerati in bilico. Non tanto in Florida e Pennsylvania, quanto in Iowa, Michigan, Ohio e Nevada. Meglio di Obama invece in Virginia e North Carolina.

Intanto il New York Times ha messo nuovamente sulla graticola Trump per i suoi dribbling fiscali, dopo aver già svelato che non aveva pagato le tasse federali per quasi 20 anni dichiarando nel 1995 una perdita di 916 milioni di dollari. Secondo il quotidiano, pochi anni prima, dopo che si era fatto cancellare centinaia di milioni di dollari di debiti dai finanziatori per la crisi dei suoi casinò, evitò di denunciarli come reddito imponibile usando una manovra di elusione fiscale così dubbia dal punto di vista legale che anche i suoi legali lo misero in guardia dalla possibilità che il fisco l'avrebbe ritenuta impropria. Con questa manovra, poi vietata dal Congresso, evitò di pagare decine di milioni di dollari.

I due rivali intanto aumentano l'intensità degli attacchi sullo sfondo della sempre più controversa inchiesta dell'Fbi riguardante le nuove mail collegate alla Clinton, scoperte in una separata indagine per 'sexting' con una minore nel laptop di Anthony Weiner, l'ex marito di Huma Abedin, la più stretta collaboratrice della candidata democratica. «È il più grande scandalo politico dopo il Watergate», insiste Trump, evocando in caso di vittoria della Clinton lo spettro di una «crisi costituzionale che non possiamo permetterci: l'inchiesta durerà anni. Probabilmente inizierà un processo», ha detto ai suoi sostenitori a Grand Rapids, in Michigan, profetizzando una paralisi istituzionale con un presidente sotto la spada di Damocle dell'Fbi e delle inchieste del Congresso, se resterà a maggioranza repubblicana.

«Il dossier è vuoto», risponde la Clinton, che ricompatta il partito contro l'Fbi accusato di aver violato la prassi di non commentare inchieste in corso a ridosso delle elezioni e per usare «due pesi e due misure», vista l'opposizione del suo direttore James Comey a sottoscrivere e pubblicizzare l'accusa della comunità dell'intelligence sulla responsabilità del governo russo negli hackeraggi contro i democratici. «È tempo per Trump di rispondere a domande serie sui suoi legami con la Russia», ha twittato l'ex first lady. Il leader della minoranza democratica Harry Reid si è spinto oltre, accusando Comey di tenere nascoste «informazioni esplosive sugli stretti legami tra Trump, i suoi consiglieri e il governo russo». Ma oggi il Nyt, pur criticando Comey per il suo «grave errore» che minaccia la
fiducia degli americani nell'Fbi, ha preso tutti in contropiede rivelando che i federali sono convinti che gli hackeraggi siano volti a minare le elezioni presidenziali più che a far eleggere Trump e che finora non hanno trovato alcun legame diretto fra il tycoon e il governo russo. Neppure dall'esame di un canale email non ufficiale tra la Trump Organization e Alfa Bank, una delle maggiori banche russe i cui proprietari hanno legami con il leader del Cremlino Vladimir Putin.



 
Ultimo aggiornamento: 2 Novembre, 10:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA