Colpi di coda/ L’Isis in agonia dichiara guerra agli inglesi

Lunedì 5 Giugno 2017 di Alessandro Orsini
Gli attentati dell’Isis si concentrano contro l’Inghilterra perché l’Inghilterra è uno dei paesi che bombarda più massicciamente le postazioni dell’Isis. Mosul, la capitale dell’Isis in Iraq, è stata penetrata nel mese di ottobre 2016. Non è stata ancora liberata per le pause necessarie a ridurre il numero di vittime civili. Raqqa, la capitale dell’Isis in Siria, sarà assaltata nei prossimi giorni. Come avevamo previsto su queste pagine, la progressiva caduta dell’Isis ha portato a una crescita nel numero degli attentati contro le capitali europee, ma con mezzi meno letali e sofisticati. I militanti dell’Isis colpiscono con frequenza crescente perché sono più arrabbiati, ma colpiscono con potenza decrescente perché sono più deboli. Finora, l’Isis non è riuscito a ripetere la strage di Parigi del 13 novembre 2015, realizzata da un commando di 9 jihadisti che, coordinandosi, hanno ucciso 130 persone colpendo la città in sei punti diversi, con mitragliatori e cinture esplosive. Rabbia e debolezza camminano di pari passo. È scritto nella storia del terrorismo: un’organizzazione terroristica molto umiliata è un’organizzazione terroristica molto arrabbiata.
Più le organizzazioni terroristiche vengono decimate, più cercano di attaccare con ogni mezzo. Dal momento che le organizzazioni terroristiche si basano sulla fede nella violenza, sono tutte caratterizzate dalla cultura della vendetta.

Che si tratti di terroristi islamici o di terroristi che si ispirano ad altre ideologie, la logica delle organizzazioni terroristiche, nella fase morente, è la stessa. Sulle strade inglesi sta andando in scena il funerale dell’Isis. La fine progressiva di un’organizzazione terroristica procede in questo modo: prima si verifica un’escalation della violenza e poi si verifica un crollo. È accaduto anche ad al Qaeda. Dopo l’avvio della guerra all’ultimo sangue contro Bin Laden e i suoi uomini, iniziata con l’invasione americana dell’Afghanistan del 2001, i militanti jihadisti, che si richiamavano ad al Qaeda, realizzarono due stragi imponenti. La prima contro i treni di Madrid, l’11 marzo 2004; la seconda contro la metropolitana di Londra, il 7 luglio 2005. Molti osservatori erano convinti che al Qaeda avrebbe continuato a uccidere altrettanto copiosamente in Europa per un tempo indefinito. Si verificò il fenomeno opposto. Con il passare del tempo, al Qaeda veniva sempre più decimata. Il suo odio contro l’Inghilterra cresceva, ma le sue forze diminuivano. E, infatti, in Europa, si verificò il passaggio dalle stragi impressionanti alle stragi inesistenti. Al Qaeda sarebbe tornata a uccidere dopo dieci lunghi anni dai fatti di Londra e, comunque, non in Inghilterra. La strage della redazione di Charlie Ebdo sarebbe avvenuta a Parigi, il 7 gennaio 2015.

Quali sono i tempi nel caso dell’Isis? Non è possibile prevederlo con precisione. Continueremo a subire attentati fino a quando esisteranno le roccaforti dell’Isis ovvero fino a quando i militanti dell’Isis avranno i loro morti da vendicare. Se il processo di eliminazione dello Stato Islamico continuerà a dilungarsi, a causa delle divisioni politiche tra la coalizione guidata dalla Russia e quella guidata dagli Usa, anche gli attentati nelle città europee si dilungheranno. Il vero problema, per i cittadini occidentali, è di natura psicologica. I loro giudizi verso i servizi di intelligence, e la loro percezione della forza dell’Isis, nascono dal rifiuto psicologico di accettare il fatto che siamo coinvolti in una guerra. Nessun paese in guerra ha mai nutrito la speranza di non avere vittime giacché non esistono guerre senza vittime. I cittadini dei paesi in guerra sperano di infliggere molte perdite al nemico e di subirne poche perché questa è la strada che conduce a una vittoria certa. Siamo in guerra e avremo altre vittime, ma stiamo vincendo e certamente vinceremo. Dobbiamo dunque attenuare le nostre critiche verso i servizi di intelligence. Dal momento che l’Isis sta morendo, ed è colmo di odio, i servizi segreti inglesi sono chiamati a fronteggiare numerosi complotti jihadisti. Ben vengano le inchieste, se emergono errori grossolani, ma attenzione a non perdere di vista il contesto in cui i servizi segreti inglesi si muovono in questa fase storica. Nessun giudizio è giusto, se si basa sull’emotività delle masse in preda alla paura. Avanti, con giudizio. 
 
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