Catalogna, banche e aziende in fuga. Bce in allarme per l'euro

Sabato 7 Ottobre 2017 di Antonio Pollio Salimbeni
Catalogna, banche e aziende in fuga. Bce in allarme per l'euro
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BRUXELLES La carta per esercitare la massima pressione sulla Catalogna attraverso il business, il governo Rajoy l'ha giocata in tempi abbastanza rapidi: ieri ha approvato un decreto che semplifica la procedura di trasferimento di sede sociale delle imprese. Obiettivo: facilitare la decisione di banche e imprese manifatturiere di lasciare la regione dal punto di vista giuridico-formale. È un asso sul quale punta molto il governo e che dà il senso della precipitazione degli avvenimenti. Il ministro dell'Economia Luis de Guindos ha motivato così: «Le politiche irresponsabili di Barcellona provocano allarmi e preoccupazioni, il peggio che possa capitare alle imprese».

PRIMI SEGNALI
Per ora siamo ai primi segnali, ma la sensazione è che nei prossimi giorni il decreto governativo farà allungare l'elenco delle società che trasferiranno la sede sociale fuori Catalogna. Dopo che la seconda banca catalana Banco de Sabadell (quinta in Spagna per valore degli asset) ha deciso di trasferirsi ad Alicante, ieri la CaixaBank, primo istituto di credito della regione e terzo in Spagna, ha cominciato a discutere se seguirne l'esempio oppure no. Hanno deciso di lasciare la Catalogna il produttore tessile Dogi, il fornitore di telecomunicazioni Eurona e la società biotech Oryzon Genomics. Gas Natural Sdg, Abertis Infraestructura e Grupo Catalana Occidente potrebbero seguire la stessa strada.

La nuova procedura prevede che la decisione dei trasferimento della sede legale di un'impresa possa essere presa dal consiglio di amministrazione senza passare dall'assemblea degli azionisti. Secondo l'economista spagnolo Juan Fernando Robles «si tratta di un cambiamento più cosmetico che reale, una mossa per calmare l'incertezza dei mercati finanziari e dei clienti». Per esempio, non si prevede trasferimento di personale. In tal modo il governo mostra quali potranno essere gli effetti a lungo termine della separazione e le imprese si cautelano: la sede sociale fuori Catalogna servirà a garantirsi i benefici del mercato unico qualora la separazione avvenisse davvero.

Nel caso delle banche la questione è più urgente e pericolosa. Non ci sono segnali consistenti, però si temono episodi di ritiro dai depositi bancari. E si sa che la fuga dalle banche diventa rapidamente una valanga. Proprio in relazione a un tale rischio, data l'esposizione delle banche francesi verso la Catalogna, il ministro Bruno Le Maire a Parigi ha voluto rassicurare: «La Bce segue la situazione in Spagna molto da vicino ed è là per garantire la stabilità dell'economia e del sistema finanziario europeo». È sintomatico che questo lo abbia detto un ministro dell'Economia e non la Bce. La stessa cosa detta da Mario Draghi potrebbe avere un effetto sui mercati opposto alla rassicurazione ed è per questo che per il momento nessun banchiere centrale è intervenuto pubblicamente. Dietro la cortina fumogena eretta dalla Ue a sostegno della linea scelta dal governo Rajoy in difesa dell'integrità dello Stato spagnolo, è evidente che a Francoforte la preoccupazione è alta: soprattutto per le conseguenze sull'euro.

I TIMORI
Da un lato si teme l'incapacità del governo di Madrid di gestire la crisi almeno tanto quanto la rigidità del fronte indipendentista catalano, se non di più.

Questo nessuno lo dice esplicitamente, però molti lo pensano. Dall'altro lato si teme che a un certo punto possano esserci delle ripercussioni sull'intera zona euro. Il Fondo monetario internazionale ha indicato che si corre il rischio di una frenata degli investimenti e una caduta di fiducia nell'economia. Lunedì si riunirà a Lussemburgo l'Eurogruppo (martedì tocca all'Ecofin). Il presidente Dijsselbloem, sempre pronto a intervenire sulle questioni greche, si è guardato bene in questi giorni dal pronunciarsi sulla crisi spagnola. Una fonte tecnica dell'Eurogruppo non esclude che se ne parli. Dati i rischi potenziali, il silenzio potrebbe essere interpretato, lunedì, come un segnale di grande difficoltà sistemica.

Ultimo aggiornamento: 16:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA