Brexit, spaccare il fronte dei 27 poi fare intese bilaterali

Domenica 30 Aprile 2017 di Marco Ventura
Brexit, spaccare il fronte dei 27 poi fare intese bilaterali
La linea dura dei 27 sulla Brexit non sorprende né coglie impreparati i britannici che si preparano al voto dell'8 giugno. Ma alimenta il senso di esclusione e rivalsa di scozzesi e irlandesi del Nord che guardano all'UE come a uno sbocco non improbabile dopo il 29 marzo 2019, alla scadenza delle trattative tra Londra e Bruxelles.
Certo, in Gran Bretagna crescono i timori del mondo finanziario e industriale. Un comitato parlamentare della House of Commons, per esempio, ha evidenziato in un dossier le indagini avviate da un'azienda chimica su cinque, in Gran Bretagna, per registrarsi entro i confini della UE a 27, e conservare i vantaggi del mercato unico. L'industria chimica britannica è seconda solo a quella delle automobili nelle esportazioni verso l'Unione, per oltre 15 miliardi di sterline.

LE SCADENZE
Le compagnie chimiche britanniche dovranno spendere circa 250 milioni di sterline per rispettare la scadenza della registrazione europea al maggio 2018, senza neppure la garanzia che le iscrizioni resteranno valide dopo la Brexit. A esprimere la posizione del Regno Unito sul negoziato che partirà il 9 giugno, il giorno dopo il voto voluto dal premier Theresa May, sarà la stessa May invitata dal presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani, in una delle prossime sessioni a Strasburgo.

I britannici adesso oppongono calma e gesso alla piattaforma UE. Il Daily Telegraph analizza i punti più spigolosi per Londra, spiegando che le correzioni alla bozza iniziale sono volute dai falchi dell'Unione. Il primo passaggio affrontato dal sito conservatore è quello in cui si dice che l'accordo dovrà rispettare tutti gli Stati della UE «e i suoi cittadini».
Postilla, sostiene il Telegraph, che accoglie la linea dura perché stando a fonti europee, «qui sono in gioco persone reali, che hanno vite reali, e voti reali». Le rimesse dei polacchi che vivono in Gran Bretagna mantengono milioni di famiglie in Polonia. «La protezione dei loro diritti sarà molto più importante che garantire chi andrà a vivere e lavorare nel Regno Unito dopo la Brexit».

Uno Stato non membro della UE non può godere degli stessi vantaggi di chi ne fa parte, preoccupa perciò i britannici che nella piattaforma sottoscritta in 4 minuti sia stata aggiunta la necessità che i negoziati si svolgano in trasparenza, escludendo qualsiasi trattativa separata.
Uno degli obiettivi diplomatici di Londra è infatti quello di dividere e incrinare il fronte dei 27, stringendo accordi bilaterali paralleli per i quali è ovviamente richiesta la segretezza che la May non a caso caldeggia. I britannici vedono un ulteriore paletto negli aggettivi che reclamano procedure amministrative «effettive, non discriminatorie e inclusive» per riconoscere i diritti dei cittadini europei residenti nel Regno Unito.
Londra teme di avere le mani legate se accetterà di mantenere il termine dei 5 anni per ottenere la residenza permanente o sottoscriverà l'impegno a versare le pensioni dopo 20-30 anni ai lavoratori UE. Stando al Telegraph, i 27 vogliono mettere al riparo i loro cittadini dai «cambi di governo se ci sarà, metti, un primo ministro Farage».

I SOSPETTI
Altro nodo il passaggio sul pagamento dei contributi all'Unione, nella versione più dura approvata ieri. Londra non ha intenzione di versare gli 8 miliardi di sterline di buco tra la possibile data del divorzio (marzo 2019) e la fine del 2020 che chiude il piano di 7 anni del bilancio UE. Sempre sul piano finanziario, i britannici vedono lo zampino della Francia nell'aggiunta sul rispetto da parte di Paesi terzi di regole e standard finanziari dell'Unione, il che significa che la Gran Bretagna potrà solo prendere atto delle regole, senza partecipare alla loro stesura.
Ancora, salta agli occhi degli analisti del Telegraph l'aggiunta di quattro parole (In all its parts, in tutte le sue parti) di supporto all'Accordo del Venerdì Santo con l'Irlanda del Nord. Tradotto: il giorno in cui l'Ulster si riunificasse tramite referendum all'Irlanda, entrerebbe automaticamente nell'Unione Europea.