Egitto, strage di cristiani in due chiese: Bergoglio andrà al Cairo e lancia la sfida al terrore

Lunedì 10 Aprile 2017 di Franca Giansioldati
Egitto, strage di cristiani in due chiese: Bergoglio andrà al Cairo e lancia la sfida al terrore

CITTÀ DEL VATICANO La domenica delle Palme di Francesco si è tinta di rosso. I cristiani copti morti a Tanta così come quelli dilaniati dalle bombe nella chiesa di Alessandria d'Egitto sono fratelli. Così come è un fratello Tawadros II, il Patriarca dei copti, la minoranza che nell'Egitto dell'Isis e dei Fratelli Musulmani è da tempo nel mirino. Il sangue sulla foglia di palma, in una delle panche di legno della chiesa copta, fotografata da un reporter subito dopo l'attentato di Tanta, ha sporcato da lontano, indelebilmente, la tonaca bianca di Bergoglio.
L'ecumenismo dei martiri avanza e i confini della fratellanza si stemperano fino a che non diventano una unione ideale. Esattamente come era accaduto con i 21 ragazzi copti sgozzati sulla spiaggia dall'Isis mentre guardavano il mare e pregavano Gesù. Tra due settimane il Papa sarà in Egitto, il 28 e il 29 aprile. In tutto 27 ore per una visita ad alta tensione, sospesa tra il bisogno di rafforzare i fratelli copti e, nello stesso tempo, rafforzare le autorità islamiche moderate, punto di riferimento della componente sunnita in tutto il mondo.
La tappa più importante è l'Università di Al Azhar, un centro teologico antico, dal quale dipendono insegnamenti, cultura, imam, fondazioni. Il grande imam Al Tayyeb lo accoglierà con tutti gli onori, parleranno a fianco alla conferenza di pace organizzata dall'università. Significa l'archiviazione definitiva di dieci anni di rapporti gelidi, ambigui, sospettosi, prodotto di reciproche resistenze.

LE INCOGNITE
Ma del resto non c'è più spazio per nuove Ratisbone, in un decennio è cambiato tutto l'orizzonte di riferimento, anche per Al Azhar e per la corrente sunnita in aperta lotta con quella sciita.
Papa Francesco celebrerà anche una messa per i cristiani. Il luogo però non è ancora stato definito per questioni di sicurezza. C'è paura al Cairo, anche se il Papa non vuole ritoccare minimamente il programma, né rinunciare ad una missione che giudica necessaria e non rinviabile.
La stampa locale continua a dire che la messa sarà sabato 29 presso il più grande stadio della capitale. Nessuno finora ha dato conferme e lo si saprà solo a ridosso, non prima viste le avvisaglie, il timore di attentati, il rischio di azioni violente. Stavolta la sicurezza di Papa Bergoglio - già piuttosto alta - richiederà uno sforzo ulteriore da parte degli apparati egiziani.

L'immagine internazionale di quei giorni sarà condizionata da come si svolgeranno quelle 27 ore. Prima di ogni viaggio è sempre il capo della gendarmeria vaticana, Giani a preparare assieme ai vertici militari del paese ospitante il piano sicurezza. Anche la scorsa settimana Giani si trovava al Cairo. L'impegno per tutti è gravoso e probabilmente richiederà la collaborazione con altri servizi segreti.
Nel frattempo, sul fronte dei rapporti inter religiosi, i segnali positivi, di apertura da parte di Al Azhar, ci sono tutti. Lo scorso mese per esempio, durante un importante congresso, c'è stato il riconoscimento della piena eguaglianza dei diritti per ogni cittadino egiziano.

CROCIFISSIONE
Nella domenica delle Palme in piazza San Pietro Papa Francesco è stato avvertito dell'attentato durante l'Angelus e dopo aver espresso solidarietà all'intero Egitto ha detto: «Dio converta chi semina terore e coloro che fanno e trafficano le armi». Francesco ha ricordato di come la crocifissione non sia qualcosa di astratto. Gesù si trova a fianco di chi ha perso un familiare in un attacco terroristico, di chi ha perso i figli sotto i bombardamenti.
Cristo è accanto ai migranti uccisi dalla schiavitù o dal lavoro pesante del caporalato, è accanto alle vittime degli abusi, alle donne vittime di drammi familiari, a chi soffre perché condannato da malattie incurabili. «E questo Gesu, che accetta di essere osannato pur sapendo bene che lo attende il crucifige! - ha detto il Papa - non ci chiede di contemplarlo soltanto nei quadri oppure nei video. No. E' presente in tanti nostri fratelli e sorelle che oggi patiscono sofferenze come Lui».

Ultimo aggiornamento: 11 Aprile, 07:57