Barcellona, il killer della Rambla ucciso dalla polizia: «Era l'idolo delle mamme»

Martedì 22 Agosto 2017 di Mauro Evangelisti
Barcellona, il killer della Rambla ucciso dalla polizia: «Era l'idolo delle mamme»

dal nostro inviato
SUBIRATS (BARCELLONA) Younes Abouyaaqoub, dopo l'esplosione di Alcanar in cui era morto l'imam, l'uomo che gli aveva riempito la testa e l'anima di idee malate, ha lasciato i compagni ed è diventato un lupo solitario. Mentre gli altri si muovevano in gruppo per l'attentato di Cambrils, Younes agiva da solo sulla Rambla. Nelle ultime foto, quelle in cui fugge nei corridoi della Boqueria, dopo avere ferocemente mirato, travolto e ucciso con un furgone tredici persone, anche bambini, sembra un ragazzo normale. Come tanti. Cammina con calma, per non farsi notare ma non corre, con la freddezza di un criminale esperto, eppure ha solo 22 anni e nessun precedente penale. Mentre tutto attorno a lui la gente scappa, urla, c'e il panico, lui si muove deciso. Capelli corti, polo a righe orizzontali, jeans scuri stretti in fondo come vuole la moda e sneakers, sembra un ragazzo come tanti, forse non sono visibili neppure le sue origini marocchine. Younes Abauyaaquoub, quello che per tutti era il timido del gruppo di Ripoll, appassionato di motociclette e pallone, dopo avere camminato per un'ora e mezza, nei pressi di Universidad, continua ad uccidere. Avvicina Pau Perez, 34 anni, che aveva deciso di parcheggiare lì l'auto perché è una delle poche zone in cui non vi sono le strisce blu a pagamento, e lo accoltella.

IN MAROCCO
Younes, secondo i nonni di Mirt, in Marocco, città considerata tollerante, intervistati dall'inviato di El Pais, era bravo, nessuno gli aveva riempito la testa di idee folli e fondamentaliste quando viaggiava nel paese in cui era nato. Eppure ora agisce come un criminale professionista, in modo lucido. Se lascia a terra il cadavere di Perez, facilita il lavoro di chi lo sta cercando, per cui lo carica nel sedile posteriore e si mette alla guida della Ford Focus. Fino a pochi anni prima, insieme a Houssaine, fratello minore morto anche lui, ma nell'attentato di Cambrils, a Ripoll conduceva una vita normale: giocava a calcio, quando ha compiuto diciotto anni si è appassionato alle automobili e alle moto, a scuola (aveva frequentato l'istituto superiore Abat Oliba e si era diplomato brillantemente in elettromeccanica). «Se mi mettevo nei guai, i miei mi portavano Younes come buon esempio» racconta un ragazzo di Ripoll.

Non è chiaro se anche Younes abbia partecipato ai piccoli furti di gioielli e oro con cui il gruppo aveva racimolato soldi per finanziare gli attentati. Di certo da un anno cambia, le sue idee religiose divengono sempre più fondamentaliste, non stringe più la mano alle donne, segue le idee dell'imam Abdelbaki Es Satty, il cattivo maestro che ha trasformato undici ragazzi come tanti, ben integrati secondo quanto racconta chi ha frequentato la scuola con loro, in una cellula terroristica che con l'esplosivo avrebbe voluto causare centinaia di morti. Non sorprende solo la deriva nel mare pericoloso del fondamentalismo, ma anche le tecniche da criminale esperto di Younes. Dopo avere ucciso Pau Perez, con il cadavere nel sedile posteriore, si mette alla guida della Ford Focus.

LA FUGA
I Mossos d'Esquadra sono ovunque, quando sulla Diagonal vede un posto di blocco, mantiene il sangue freddo, non si spaventa. Preme il piede sull'acceleratore, gli agenti sparano ma non lo colpiscono. Travolge un poliziotto e prosegue la sua corsa che terminerà dopo qualche chilometro, vicino a un vistoso e strano edificio rosso, il Walden, a Sant Just Desvern, lascia l'automobile e fugge via. Anche qui ragiona: capisce che la Ford Focus è ricercata perché ha superato un posto di blocco senza fermarsi, più resta alla guida di quella macchina, più è probabile che venga catturato. Giovedì poco dopo le 19 fa perdere le sue tracce. La madre lancia un appello, gli chiede di consegnarsi, ma lui per quattro giorni continua a fuggire. «Sulla Rambla era solo» conferma il capo dei Mossos, Josep Lluis Trapero. E da solo è morto, ucciso dai Mossos d'Esquadra, mentre urlava «Allah Akbar».

 

Ultimo aggiornamento: 11:33