Aquarius a Valencia, ai migranti lavoro e visti per la Francia

Lunedì 18 Giugno 2018 di Paola Del Vecchio
Aquarius a Valencia, ai migranti lavoro e visti per la Francia

«Mi chiamo Alì, ho 18 anni e vengo dalla Nigeria. Ho perduto i miei genitori quando avevo 11 anni in un incidente d'auto. Da allora sono cresciuto con i nonni. Nella mia terra crescere senza genitori è stata la cosa più difficile. Sono arrivato in Libia, ma la Libia non è un luogo possibile per nessun essere umano. Ti rubano tutto ciò che hai, anche l'anima, ti annientano». Come tutti i 630 disperati giunti a Valencia dopo un'interminabile odissea nel Mediterraneo, non appena scesa la scaletta dell'Aquarius, Alí è accolto nella prima delle tre grandi tende bianche della Croce rossa di accoglienza e assistenza, la prima tappa del triage, per l'identificazione. Affiancato da un interprete, uno psicologo e dai volontari di Achnur, deve rispondere a tre semplici domande: come ti chiami, quanti anni hai, da dove vieni. In tanti vengono dall'inferno.

LA BARCA CAPOVOLTA
«Ci avevano detto che avremmo impiegato 3 o 4 ore per raggiungere terra, ma siamo rimasti in mare 24 ore. Volevano più soldi. Quando la barca si è capovolta, in acqua la gente si aggrappava a me, urlavamo tutti chiedendo aiuto, ho lottato per un giubbotto di salvataggio che ci lanciavano dall'Aquarius. Quando mi hanno issato a bordo è come se fossi nato di nuovo. Voglio diventare medico, studiare, è questo il mio obiettivo, per aiutare il mio paese». Ma sul Molo 2 di Valencia, dopo essere sopravvissuto a un naufragio e 8 giorni ininterrotti di navigazione, Alí ha ritrovato il sorriso. Come Mohamed, senegalese di 29 anni, il primo a mettere piede a terra, sceso alle 6,45 del mattino dalla nave Dattilo, capofila del convoglio della speranza, con a bordo 274 persone.

LE FRASI
«L'Italia ci ha respinti, Dio no», grida di gioia. «Gracias, gracias», dice abbracciando i membri dell'equipaggio di Medici senza Frontiere e Sos Mediterraneé uno per uno, sotto lo sguardo di decine di agenti e medici. Per una ragazza di 23 anni il peggio non è stato in Libia, ma in Algeria, dove ha subito una violenza sessuale: «Un gendarme mi ha ordinato di spogliarmi. Ho pregato Dio: non mi puoi abbandonare ora», confida a una psicologa di Acen, la Commissione per i rifugiati. Da un lato gli uomini, dall'altro donne e bambini, che sono smistati fra ospedali e case alloggio. Tutti ricevono i kit con cibo e vestiti e trasferiti in centri temporanei di accoglienza.

I REQUISITI
«La Francia si è detta pronta ad accogliere parte dei richiedenti asilo che vorranno andarci e che avranno i requisiti per ottenere lo status di rifugiato. Avranno 45 giorni di tempo per farlo», spiega una volontaria di Acen, la Commissione spagnola per i Rifugiati. «Finora nessuno aveva documenti», informa l'ispettore capo della polizia di immigrazione, Bernardo Alonso, che spiega lo status che riceveranno i nuovi arrivati: un'autorizzazione a un soggiorno di 45 giorni per ragioni umanitarie, un'autorizzazione di residenza e una richiesta di protezione internazionale, per la formalizzazione delle richieste di asilo. Un terzo modulo è per chi voglia andare in Francia. I 45 algerini e gli 11 marocchini finora conteggiati temono di essere rispediti ai paesi d'origine, con i quali Madrid ha accordi di rimpatrio. «È encomiabile che la Spagna si sia coinvolta in questo modo, nel momento in cui avanza in Europa l'ostilità per i migranti, ha offerto un porto sicuro», osserva Valeria Calandra, presidente di Sos Mediterranée, nella tenda riservata all'operativo di interpreti e Ong. «Ma forse si è sopravvalutata la dimensione del salvataggio», commenta, nel constatare lo spiegamento di mezzi e uomini, elicotteri, e motovedette. «Ora è necessario un raccordo fra tutti i paesi d'Europa. Francamente l'Italia si è fatta carica a lungo. Vedremo che decisioni prenderà il governo, ma chiudere i porti non può essere la soluzione. Noi torneremo subito in mare».
La siluette di Aquarius fa capolino oltre la linea del molo foraneo alle 10,40, scortata dal una motovedetta della Ong Open Arms - che è andata incontro ad accoglierla. Lo sbarco gioioso è accolto da un'ovazione e grida di «Bienvenidos en España, bienvenidos a casa!», quando termina la manovra di ancoraggio. I più piccoli, scendono la scaletta con un piccolo zaino rosso in spalla, ricevuto la notte del salvataggio, assieme a tavolette energetiche e acqua.

IL TWITTER
«Per la prima volta, una nave partita dalla Libia e destinata in Italia, attracca in un paese diverso, segno che in Europa qualcosa sta cambiando», celebra con un twitter che suscita il plauso dei followers Matteo Salvini. Visto da qui, non suona allo stesso modo: «È una vergogna trattare così chi fugge dalla miseria, dalla violenza e cerca un po' di pace e di umanità», commenta Padre Angel, fondatore di Mensanjeros de la Paz e simbolo della solidarietà agli ultimi, che ha messo due case alloggio a disposizione dei migranti alle Canarie.
 

Ultimo aggiornamento: 09:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA