Yara, cognata: «Bossetti è uomo dolce». Sorella di un collega: «Mio fratello non dormiva più»

Venerdì 26 Febbraio 2016
Yara, cognata: «Bossetti è uomo dolce». Sorella di un collega: «Mio fratello non dormiva più»

La cognata di Massimo Bossetti e le due sorelle del suo collega di lavoro Massimo Maggioni sono state le tre persone sentite nell'udienza di oggi al processo in corso al tribunale di Bergamo al muratore di Mapello accusato di aver ucciso Yara Gambirasio. »Massimo è un uomo dolce e affettuoso.

Commentammo insieme il caso Yara, preoccupati per i nostri figli«.
 


È quanto ha dichiarato Nadia Arrigoni, la moglie di Agostino Comi, fratello di Marita Comi, moglie di Bossetti. Nadia e Marita sono legate da una profonda amicizia e confidenza. In aula ha risposto alle domande dell'avvocato dei Gambirasio, Enrico Pelillo, e dei difensori di Bossetti, gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini.

«Se Marita non fosse convinta dell'innocenza di Bossetti, l'avrebbe lasciato«, ha dichiarato la cognata dell'imputato. Lei e il marito frequentavano spesso i coniugi Bossetti e, come ha raccontato Arrigoni in aula, in alcune occasioni avevano commentato il caso Yara esprimendo »preoccupazione per i nostri figli». Nadia Arrigoni in aula ha raccontato anche che in passato la famiglia Bossetti aveva avuto problemi economici in seguito ai quali aveva cambiato casa. È stata poi la volta delle sorelle di Massimo Maggioni, collega di cantiere verso il quale Bossetti avanzò dei sospetti durante l'interrogatorio nel 2014. Hanno spiegato il loro stato d'animo e quello del fratello per la vicenda delle accuse formulate da Bossetti. I fatti risalgono a luglio 2014, durante l'interrogatorio: in quella circostanza il muratore di Mapello aveva affermato di soffrire di epistassi e di perdere spesso sangue, »anche mentre lavoravo« e di gettare il fazzoletto sporco di sangue nell'immondizia del cantiere di Palazzago, aggiungendo che Maggioni era presente spesso nel cantiere e poteva avere a disposizione quanto si gettava via. In sostanza, secondo Bossetti, il collega avrebbe potuto avere tracce del suo Dna prese da uno straccio o da un attrezzo del cantiere sporco di sangue: accuse che sono valse a Bossetti l'accusa di calunnia dopo le verifiche degli inquirenti.

Le sorelle in aula hanno spiegato che Maggioni dopo le accuse »non dormiva più« e che »eravamo assediati dai giornalisti, non potevamo uscire di casa e abbiamo dovuto togliere i nomi dai citofoni. Ci sentivamo tutti gli occhi addosso«. Sulla vicenda, lo scorso dicembre, proprio Bossetti aveva rilasciato dichiarazioni spontanee in aula precisando: »Non volevo accusare nessuno e ho avanzato solo un mio sospetto. In questa occasione mi sono visto accusare di calunnia, in modo ingiusto. Non volevo calunniare nessuno. Se poi vengo accusato di calunnia, non capisco il motivo. Se uno ha un dubbio o un sospetto, dovrebbe essere ascoltato«.

La cognata di Massimo Bossetti e le due sorelle del suo collega di lavoro Massimo Maggioni sono state le tre persone sentite nell'udienza di oggi al processo in tribunale a Bergamo al muratore di Mapello accusato di aver ucciso Yara Gambirasio. «Massimo è un uomo dolce e affettuoso. Commentammo insieme il caso Yara, preoccupati per i nostri figli». È quanto ha dichiarato Nadia Arrigoni, la moglie di Agostino Comi, fratello di Marita Comi, moglie di Bossetti. Nadia e Marita sono legate da una profonda amicizia e confidenza. In aula, oggi - esattamente a cinque anni dal ritrovamento del corpo di Yara avvenuto il 26 febbraio 2011 - la donna ha risposto alle domande dell'avvocato dei Gambirasio, Enrico Pelillo, e dei difensori di Bossetti, gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini.

«Se Marita non fosse convinta dell'innocenza di Bossetti, l'avrebbe lasciato», ha dichiarato la cognata dell'imputato. Lei e il marito frequentavano spesso i coniugi Bossetti e, come ha raccontato Arrigoni in aula, in alcune occasioni avevano commentato il caso Yara esprimendo «preoccupazione per i nostri figli». Nadia Arrigoni in aula ha raccontato anche che in passato la famiglia Bossetti aveva avuto problemi economici in seguito ai quali aveva cambiato casa. È stata poi la volta delle sorelle di Massimo Maggioni, collega di cantiere verso il quale Bossetti avanzò dei sospetti durante l'interrogatorio nel 2014. Hanno spiegato il loro stato d'animo e quello del fratello per la vicenda delle accuse formulate da Bossetti. I fatti risalgono a luglio 2014, durante l'interrogatorio: in quella circostanza il muratore di Mapello aveva affermato di soffrire di epistassi e di perdere spesso sangue, «anche mentre lavoravo» e di gettare il fazzoletto sporco di sangue nell'immondizia del cantiere di Palazzago, aggiungendo che Maggioni era presente spesso nel cantiere e poteva avere a disposizione quanto si gettava via. In sostanza, secondo Bossetti, il collega avrebbe potuto avere tracce del suo Dna prese da uno straccio o da un attrezzo del cantiere sporco di sangue: accuse che sono valse a Bossetti l'accusa di calunnia dopo le verifiche degli inquirenti.

Le sorelle in aula hanno spiegato che Maggioni dopo le accuse «non dormiva più» e che «eravamo assediati dai giornalisti, non potevamo uscire di casa e abbiamo dovuto togliere i nomi dai citofoni. Ci sentivamo tutti gli occhi addosso». Sulla vicenda, lo scorso dicembre, proprio Bossetti aveva rilasciato dichiarazioni spontanee in aula precisando: «Non volevo accusare nessuno e ho avanzato solo un mio sospetto. In questa occasione mi sono visto accusare di calunnia, in modo ingiusto. Non volevo calunniare nessuno. Se poi vengo accusato di calunnia, non capisco il motivo. Se uno ha un dubbio o un sospetto, dovrebbe essere ascoltato».

Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 15:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA