Renzi: «Accordo impossibile con Di Maio». E pensa di mollare Martina

Domenica 29 Aprile 2018 di Emilio Pucci
Renzi: «Accordo impossibile con Di Maio». E pensa di mollare Martina

«Il mio non è un no ideologico ma si tratta di una discussione sbagliata, già chiusa, uno psicodramma inutile, rischiamo di dividerci sul niente». Renzi non arretra di un millimetro. Oggi finirà il digiuno tv elencando nel salotto di Fazio ad uno ad uno le differenze tra Pd e M5S. E non si tratta solo del muro pentastellato su Buona scuola e su jobs act. Programmi incompatibili, «hanno votato contro sui vaccini e perfino sul testamento biologico». Visioni opposte sulle riforme dei governi Renzi e Gentiloni, sui risultati ottenuti da Padoan e Calenda. E poi c'è il macigno Di Maio premier: «Non e' neanche ipotizzabile ragionarci su».

LE TAPPE
E allora Martina e la delegazione Pd possono anche incontrare in Parlamento la truppa M5S, in direzione si può anche approvare una mozione all'acqua di rose, mettendo paletti altissimi, ma per l'ex premier «così non si va da nessuna parte», si fa il gioco dei grillini. A Renzi importa poco la tattica, sulla strategia non si transige. E sulla strategia «è impossibile un'intesa con il Movimento 5 stelle» ed e' convinto di avere la maggioranza del partito al suo fianco.

I pontieri sono al lavoro Delrio, Rosato e Guerini in primis per evitare una conta interna. E una conta giovedì non ci dovrebbe essere perché per Renzi il tavolo si può riunire anche domani mattina, ma le condizioni dei Cinque stelle non sono ricevibili. E trova in qualche modo demagogica l'idea della consultazione. «Certo ha spiegato ai suoi se si chiede il parere degli iscritti non c'è partita. Tra i circoli stravince il no». In realtà Martina ha proposto il metodo, non la formula. «Possono anche essere elettori o amministratori, questo si vedrà ha chiarito solo nel caso in cui la direzione dica sì al confronto e ci sia un esito positivo. Anche su questo punto, però, le due linee divergono.
Renzi lascerà a Franceschini e Orlando il punto di caduta per evitare strappi, ma la verità è che la battaglia interna è destinata a diventare incandescente. Finora Renzi ha fatto sì che Martina rimanesse in piedi come reggente. Ora Renzi non lo difende più. «La maggioranza chiede di accelerare. E allora si faccia al più presto l'assemblea e poi subito il congresso ad autunno», ha spiegato. «E con l'assemblea Martina decade, non ha più i numeri».

Qualora sul serio dovesse partire il confronto con M5S, la vera partita si giocherà dentro al Nazareno. Non si crocifiggerà Martina ma è chiaro spiega uno dei big del partito che uscirà indebolito e dovrà pagare le conseguenze per essersi spinto fino a questo punto. La posta in gioco è questa. Del resto tutta la minoranza, compresi i franceschiniani, è convinta che Renzi sia «sempre più un problema e non una risorsa». Martina va avanti per la sua strada, difeso anche da Delrio che considera da un punto di vista politico e mediatico - importante la mossa di ricorrere alle opinioni della base e non ritiene il reggente responsabile di un eventuale fallimento del dialogo con M5s in quanto agisce nel solco del mandato ricevuto. Ma i renziani sono pronti a presentare il conto: «Lo spazio di Martina si è consumato. Se prima di giovedì non ci sarà un governo centrodestra-M5s la discussione potrà essere rimandata, altrimenti il passaggio della svolta andrà consumato in fretta», osserva un dirigente vicino all'ex premier.
Tuttavia il fronte anti-renziano che punta a consolidare - già dalla prossima direzione - la posizione di Martina fa notare come la maggioranza congressuale che elesse Renzi segretario non c'è più. E' lo stesso fronte che punta, tenendo la schiena dritta, a mettersi d'accordo con M5s su una decina di punti. Complicato solo lo scoglio Di Maio. Ora si tratta di vedere se l'esercito di Renzi sara' compatto. L'ex segretario in direzione può contare su 107 membri su 109.

 

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