Don Antonio Riboldi, il suo anatema contro le processioni «usate» dalla camorra

Domenica 10 Dicembre 2017 di Paola Perez
Don Antonio Riboldi, il suo anatema contro le processioni «usate» dalla camorra
Don Antonio Riboldi, vescovo di Acerra, non ha dubbi: «Se è vero che la processione viene "usata" dai camorristi, ha fatto bene il Cardinale a proibirla, perché sarebbe suonata come una bestemmia». Lui stesso si è trovato in una situazione simile: «Quando mi sono reso conto che la malavita aveva messo le mani sulla festa patronale di settembre, gestendola in toto, ho deciso di vietarla. E ho spiegato pubblicamente le mie ragioni facendo affiggere un manifesto dove si leggeva "No alla camorra, sì alla festa". Per quel genere di persone organizzare una processione vuol dire mantenere una posizione di prestigio. Usanze che risalgono a trenta, quarant'anni fa, ai primi tempi della camorra, quando esisteva ancora un codice di comportamento. Ora non c'è più nemmeno quello». Ma come uscire, adesso, da una situazione di malcontento che coinvolge tutto il quartiere? «Il mio consiglio a padre Lucarella è quello di intrecciare un dialogo con i parrocchiani "sani", spiegando loro qual è il senso di una processione, metterli sulla strada giusta. Recuperare "quella" famiglia? Lo ritengo difficile, certi comportamenti hanno radici profonde. Se il cardinale Giordano decidesse di rimuovere dalla Chiesa il simulacro di San Giovanni, farebbe un'ottima cosa: l'immagine dovrebbe tornare al suo posto solo quando tutti si saranno convinti che la processione, così com'era gestita, offendeva i principi della religione».

Diverso il punto di vista di don Franco Rapullino, Chiesa di S.Caterina alla Sanità, una vita in trincea, faccia a faccia con la criminalità organizzata. Dalle posizioni radicali di qualche anno fa (celebre il suo fujtevenne rivolto ai parrocchiani) è passato ad un atteggiamento di tolleranza e mediazione. «Quel che mi dà più fastidio - spiega - non è tanto l'uscita della statua di San Giovanni tra le mani sbagliate, quanto l'immagine della Chiesa presidiata dalla polizia». Qualcuno ha detto: sì, siamo camorristi, ma questo non significa che non possiamo aver fede e manifestarla. «E non c'è dubbio che questa religiosità esista - commenta don Rapullino - colpevolizzare è inutile. Fosse stato per me la statua l'avrei concessa senza problemi e avrei anche seguito la processione. Uno dei miei parrocchiani, mentre portava in spalla l'effigie della Madonna dell'Arco, si ferì al piede e, arrabbiatissimo, bestemmiò proprio la Madonna dell'Arco. La situazione mi fece sorridere, cosa avrei dovuto fare? Dieci anni fa, al posto di don Lucarella, avrei schierato davanti alla Chiesa non i poliziotti ma i cannoni. Adesso la penso in maniera diversa. Ho potuto constatare che, quando si getta nella terra un seme, i frutti prima o poi vengono fuori. Il problema di fondo è questo: noi sacerdoti dovremmo fare tabula rasa, eliminare tutte le forme di superstizione, tutti i rituali che sanno di profano. e tornare all'evangelizzazione. Ma così si correrebbe il rischio di cancellare antiche tradizioni». Pienamente d'accordo con la decisione del Cardinale don Vittorio Siciliano, Chiesa della Resurrezione a Scampia («È stata una scelta molto saggia. Esperienze simili non ne ho vissute, perché nella mia zona non esistono tradizioni di questo genere. Questo è un rione povero, le problematiche sono altre») e don Franco Esposito, parrocchia di San Pietro a Patierno («Mi sarei comportato allo stesso modo. Qui, per fortuna, la processione si svolge in modo corretto. Nessuna intromissione da parte della camorra»).

Qualche dubbio esprime invece don Mario Ziello, Chiesa della Concordia ai Quartieri spagnoli: «Qui si porta in processione la Madonna del Carmine, è sempre la stessa famiglia a organizzare la festa, ma si tratta di gente perbene.
A San Giovanni la situazione è diversa, il parroco si è sentito completamente estromesso dal rito. In linea generale, però, non ritengo giusto abolire tradizioni secolari: si tratta solo di "ripulirle" da certi orpelli che sanno di paganesimo. Una volta proposi di sospendere la processione. Venne in Chiesa un tale e mi citò un passo della Bibbia: "Dio non avrebbe distrutto Sodoma e Gomorra se in quelle città ci fossero stati almeno cinque uomini giusti. Don Mario, lei pensa che sui Quartieri non ci siano almeno cinque uomini giusti?". Non seppi rispondere, ma tornai sui miei passi e diedi il consenso all'uscita della statua».
Ultimo aggiornamento: 10:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA