Migranti, al via il piano anti-rivolta
ma firma un Comune su tre

Mercoledì 4 Gennaio 2017 di Valentina Errante
Migranti, al via il piano anti-rivolta ma firma un Comune su tre

Il Piano partirà alla fine di gennaio, perché fatti come quelli di Goro e Cona non accadano più. L’equa distribuzione dei migranti sul territorio, proporzionale al numero dei residenti, è già stata annunciata ai prefetti con una lettera del capo del Dipartimento per le libertà civili e richiedenti asilo Mario Morcone, e toccherà a loro attuare le misure previste dal decreto già firmato da Minniti e adesso al vaglio del ministro per l’Economia Pier Carlo Padoan, per lo stanziamento di 100 milioni di euro. Ma in pochi hanno aderito al sistema Sprar, che prevede accoglienza su base volontaria e contributi per le amministrazioni che aprano le porte: solo 2.600 comuni su 8000. Il piano, però, dovrà essere attuato, senza tentennamenti, perché i maggiori problemi derivano dalla chiusura di quelle che lo stesso Viminale definisce «enclave etniche con numeri troppo alti di richiedenti asilo», luoghi, come Cona, nei quali il numero dei richiedenti asilo accolti. Si annunciano polemiche politiche e dinieghi da parte dei sindaci, per questo i prefetti sono chiamati a comunicare con gli enti locali, programmando incontri per coinvolgere il numero più alto possibile di amministrazioni. 

Ma il ministro Marco Minniti va avanti anche sull’altro fronte, quello della lotta all’immigrazione clandestina e dei rimpatri, una vera e propria urgenza dopo i fatti di Berlino e una misura indispensabile nella gestione degli enormi flussi degli ultimi anni. Dopo la circolare che prevede pattuglie per rintracciare gli irregolari, ieri Minniti ha rinnovato l’accordo bilaterale con la Tunisia, definendo gli aspetti che poco più di un anno fa non avevano consentito la riammissione di Anis Amri, l’attentatore di Berlino. Già nei prossimi giorni partiranno nuovi charter per rimpatriare alcuni cittadini tunisini espulsi dall’Italia.

LA LETTERA
Morcone si è rivolto a tutti i prefetti poco prima di Natale dopo un incontro ristretto tra Minniti e i vertici dell’Anci. Già ad ottobre con la direttiva dell’ex ministro Angelino Alfano, si legge nel documento, «erano state impartite disposizioni sulle regole che avrebbero dovuto favorire l’adesione dei comuni ai progetti Sprar e annunciato un Piano operativo che, muovendo dal sistema di quote consenta, anche all’interno delle regioni, una distribuzione di migranti più equilibrata e sensibile tra le diverse realtà locali grazie alla definizione di un numero di presenze rapportato alla popolazione». Adesso il Viminale chiede ai prefetti un intervento fattivo, su un terreno davvero scottante: «il coinvolgimento delle istituzioni locali», e «ospitalità a livello di tavolo regionale o, dove necessario, anche a livello provinciale per incontrare gli amministratori e spiegare direttamente la necessità di questo approccio». Il cuore del problema è noto a tutti, scrive il numero uno del Dipartimento: «È chiaro che le maggiori problematiche derivano esattamente da dimensioni di centri che non consentono un percorso di integrazione e che marginalizzano, d’altra parte, una sorta di enclave etnica con numeri troppo alti di richiedenti asilo». Il progetto è ambizioso: «Non sfugge la complessità anche del tema relativo ai dinieghi e alla scarsa mobilità esistente tra le strutture di accoglienza e un percorso autonomo per chi ne ha diritto - si legge nella lettera - tuttavia, a noi tutti non sembra che ci sia altra strada seria per proseguire sul terreno dell’accoglienza se non quella di convincere con la ragione e le opportunità che possiamo offrire, i sindaci ad essere protagonisti nell’ambito della politica nazionale dell’accoglienza dei richiedenti asilo». 

IL PIANO
La proporzionalità dell’accoglienza dei migranti rispetto alla popolazione residente «in linea di massima si attesta su circa 2,5 posti di accoglienza ogni mille residenti, con i necessari correttivi per i piccoli comuni e i comuni capoluogo sedi delle città metropolitane e le zone terremotate». La cifra è di 500 euro al mese per ogni migrante accolto: «Il coinvolgimento di soli 2.600 comuni su 8.000 è il vero punto debole dell’infrastruttura italiana ed è assolutamente indispensabile superare questa criticità». Una cifra troppo bassa per distribuire equamente i 175.485 migranti attualmente in accoglienza. 

I RIMPATRI
Marco Minniti ha rinnovato ieri l’accordo bilaterale tra Italia e Tunisia che nei prossimi giorni porterà già ad alcuni rimpatri. Dal primo ministro, Youssef Chahed, il ministro dell’Interno, Hèdi Majdoub, e il ministro degli Affari Esteri, Khemaies Jhinaou ha ottenuto l’impegno per la riammissione dei cittadini irregolari espulsi dall’Italia. In cambio l’Italia si è impegnata ad assicurare corsi di formazione in Tunisia, manutenzione di mezzi e la promozione di alcune zone turistiche tunisine, escluse dai circuiti delle vacanze italiane dopo i fatti del Bardo. 
 

Ultimo aggiornamento: 15:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA