Migranti, il piano accoglienza fra casa, lavoro e lingua. Civitavecchia: «Da noi no»

Sabato 15 Luglio 2017 di Cristiana Mangani
Migranti, il piano accoglienza fra casa, lavoro e lingua. Civitavecchia: «Da noi no»

Verrà presentato ufficialmente la prossima settimana e detta le linee guida per l'integrazione dei migranti che arrivano nel nostro paese. E' il piano nazionale messo a punto dal Governo, insieme con l'Anci, l'Ufficio anti-discriminazioni, l'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati, il ministero del Lavoro e le Regioni Piemonte e Sicilia, delegate da tutte le altre a partecipare. Recepisce una direttiva europea e prevede un tavolo nazionale che va rinnovato ogni due anni. Per l'Italia è la prima volta che il progetto prende forma concretamente, e stabilisce una serie di regole che riguardano dalla casa al lavoro, dal diritto alla salute alla conoscenza della lingua. E' l'Europa che ci chiede di intervenire per agevolare l'inserimento nel territorio, ma nonostante agli incontri per mettere a punto il piano fossero presenti tutti i rappresentanti di province, regioni e comuni, e lo abbiano sottoscritto, ora la parola integrazione fa agitare gli animi, e dal Nord, in particolare dalla Liguria, la Lombardia e il Veneto, arriva un no all'iniziativa. Eppure il ministro Minniti ha ripetuto diverse volte quanto «l'integrazione allontani il terrorismo», e quanto sia importante per la sicurezza del nostro paese.

«SOLO UNA RICOGNIZIONE»
Ieri, poi, è scoppiato anche un altro caso, quello di Civitavecchia, con il sindaco pronto a respingere l'eventualità che il porto venga usato per gli sbarchi e come hotspot temporaneo. Una presa di posizione che è suonata come una strumentalizzazione politica, tanto da far dire al prefetto Mario Morcone, ora capo di gabinetto del ministro dell'Interno: «Smentisco assolutamente la possibilità che il porto di Civitavecchia venga utilizzato per sbarchi e hotspot. La ricognizione effettuata dal prefetto, così come è avvenuto con i prefetti delle altre province, è stata fatta per verificare moduli organizzativi, qualora in futuro questo si dovesse rendere necessario». Insomma, mentre si cercano soluzioni, anche drastiche, per fronteggiare il flusso ininterrotto di migranti, qualche provincia decide di non appoggiare i progetti del Governo.

In realtà, il piano pensato per l'integrazione mira a risolvere alcune delle grandi piaghe manifestate dal sistema: da Mafia Capitale agli interessi delle coop. Nelle 150 pagine viene sottolineato come il modello di accoglienza in Italia dovrà diventare unicamente quello dello Sprar, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati costituito dalla rete degli enti locali, superando formule come i Cas, i Centri di accoglienza straordinari. Saranno le amministrazioni locali a farsi carico della gestione dei migranti sul territorio e questo gli permetterà di controllare le sedi e le modalità dell'accoglienza, superando così l'esperienza degli appartamenti presi in affitto dalle prefetture e affidati alle coop e ad altri enti di accoglienza.

LA VITA NEL CONDOMINIO
Il documento getta le basi per «l'inserimento nel mercato del lavoro attraverso la promozione di strumenti quali il tirocinio di formazione e orientamento, e l'apprendistato». Con la possibilità di «interventi volti ad allargare ai beneficiari di protezione internazionale la possibilità di usufruire delle agevolazioni fiscali previste nella legislazione sulle cooperative sociali», almeno per i primi due anni dopo il loro riconoscimento. C'è poi la conoscenza della lingua, ritenuta fondamentale, visto che solo il 56 per cento dei richiedenti asilo parla italiano. E la casa, con una lotta alle discriminazioni nell'accesso agli alloggi. A questo scopo si è pensato a misure come i buoni casa, e agli accessi al social housing che ha il compito di indicare il modo migliore per vivere in un condominio. Presente anche la figura del mediatori di conflitto che deve agevolare i rapporti con gli altri inquilini.

Altro punto fondamentale, quello della scuola. Il piano prevede «l'inserimento immediato dei minori, sensibilizzando i docenti rispetto alle loro specifiche vulnerabilità». Mentre le forze di polizia dovranno fare corsi di formazione sulla discriminazione. E' previsto anche un contrasto forte agli hate spech sui social network, e questo per evitare una narrazione ostile all'integrazione, spesso basata su notizie del tutto false.

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Ultimo aggiornamento: 13:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA