Guardia uccisa, truppe d'élite a caccia di Igor: il killer di Budrio in fuga nelle paludi ferraresi. I mille rifugi nel regno del bandito. Così è stato riconosciuto

Domenica 9 Aprile 2017 di Paolo Ricci Bitti
Da sinistra, Igor Vaclavic e Marco Ravaglia
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Le campane delle messe della domenica delle Palme e il ronzio degli elicotteri in volo per tutta la giornata a pochi metri di quota su canneti e acquitrini tra Ferrara e Bologna in cui è ancora nascosto Igor Vaclavic, sfuggito nella notte anche ai visori a infrarossi dei carabinieri. Nonostante la colossale caccia all'uomo il fuggiasco ha guadagnato un altro giorno e, soprattutto, altre preziose ore di buio.   

E' lui contro tutti: da solo contro centinaia di carabinieri fra i quali truppe d'élite come i Cacciatori di Calabria, il parà del Tuscania, gli specialisti del Gis.

Contro elicotteri, tiratori scelti e cani addestrati. E come unica alleata la disperazione di non avere più nulla da perdere dopo la scia di sangue che si è lasciato alle spalle.
 
 


Vaclavic, ex jugoslavo e non russo, è il rapinatore sospettato di avere aggredito il 29 marzo una guardia giurata strappandogli una pistola a Consaldolo, sempre in questa zona, con cui ha poi ucciso il tabaccaio Davide Fabbri a Budrio il 1° aprile, e la guardia ecologica volontaria Valerio Verri, 62 anni, una settimana dopo. E anche di avere ferito gravemente, sempre ieri sera nei pressi dell'oasi ecologica di Marmorta, la guardia provinciale, Marco Ravaglia, 53 anni, che l'avrebbe riconosciuto prima di essere portato in ospedale e sedato. Un colosso, Ravaglia, 53 anni, ex giocatore di rugby del Cus Ferrara, uno della mischia, che ora è tenuto in coma farmacologico dopo l'operazione al Bufalini di Cesena per le ferite causate da tre pallottole alla schiena e a una spalla. Appena i medici daranno il permesso, la guardia provinciale sarà sentita dagli investigatori. 


Marco Ravaglia


Le due guardie stavano compiendo una delle periodiche perlustrazioni della zona protetta quando hanno visto un Fiorino pick up bianco accostato a lato della strada provinciale Mondo Nuovo, a una manciata di chilometri da Porto Maggiore. Un cacciatore o un pescatore di frodo, qualcuno che voleva liberarsi di un carico di macerie o altri rifiuti, magari un amico degli immigrati clandestini che, adesso che è primavera, cercano di bivaccare nell'oasi: questi i tipi con cui di solito hanno a che fare le guardie provinciali. Invece questa volta era un assassino che alle domande dei due ha risposto sparando almeno cinque colpi: prima a Ravaglia, poi a Verri.

Quando Vaclavic è fuggito, portando via anche la pistola delle guardie ecologiche, sul Fiorino rubato a Molinella di Bologna, il rugbysta ha dato l'allarme ai carabinieri che dopo pochi minuti hanno intercettato il fuggiasco. Numerosi carabinieri erano già nella zona perché dopo il delitto di Budrio era immaginabile che il bandito si sarebbe potuto rifugiare in questa "bassa" che conosce come le sue tasche. Questa volta però il rapinatore, avvistato il posto di blocco, ha deciso di abbandonare subito il Fiorino e di rifugiarsi nel suo regno dal quale non sarà facile stanarlo, ammesso che già durante la notte di sabato non sia uscito dalla zona accerchiata usando uno dei mille fossati e canali delle valli bonificate comprese nella parte più antica del delta del Po, una delle zone "umide" più note d'Italia, le valli di Argenta con numerose  oasi naturalistiche come appunto quella di Marmorta. 

Un territorio poco popolato, attraversato da fiumi, a cominciare dal Reno, e da canali artificiali, fossati che compongono un secolare e imponente complesso di regimentazione delle acque e che rappresenta, per chi lo conosce, una formidabile e discreta alternativa a strade e sentieri, soprattutto adesso che la rigidità dell'inverno è terminata.

Vallate, canneti, zone paludose, grandi macchie di lecci, pioppi, olmi. E poi sacche, casse di espansione (utilizzate durante le piene), argini, chiuse. Un terreno ricco di nascondigli artificiali e naturali che mette in difficoltà i cani, ostacolati dai corsi d'acqua in cui il fuggiasco potrebbe rifugiarsi mentre si sposta, e che rende poco efficace anche l'uso degli elicotteri e dei loro potenti fari e visori a infrarossi. Per di più avvicinarsi al fuggiasco è estremamente pericoloso e così, dopo le prime ore di caccia di sabato, si sono attese le luci dell'alba per stringere ancora il cerchio. Un "cordone" di sicurezza  via via delimitato sulle strade della zona dai lampeggianti delle "gazzelle" e delle "pantere" che hanno punteggiato la notte senza nubi rischiarata appena dalla luna crescente. Uno scenario replicato dopo 24 ore di battute senza risultati.

Ai cani, segugi capaci di individuare tracce del passaggio di persone anche a giorni di distanza, è stato fatto annusare il Fiorino e anche un giaccone trovato sui sedili e che si presume sia del fuggiasco che però può muoversi fra acquitrini e canneti rendendo assai difficile la ricostruzione del passaggio. Uno come Vaclavic può poi aver preparato più di un rifugio con viveri e acqua per resistere giorni senza muoversi: rifugi non visibili dall'alto che possono essere trovati solo "sbattendoci" contro. Il rapinatore potrebbe inoltre aver nascosto sotto le frasche una canoa o una "batana" (piccola imbarcazione a fondo piatto) per muoversi nella notte senza fare rumore. Era anche abituato a girare nella "bassa" in bicicletta: sul pick up ce n'era una. Insomma, uno capace di diventare invisibile in queste zone che confinano con altre valli, come quelle di Campotto e Comacchio, ancora più estese, e infine con i lidi ferraresi e ravennati dove è facile mimetizzarsi in una domenica di sole di primavera. Posti di blocco sono stati messi in atto fin da sabato sera anche in provincia di Ravenna.  

Il bandito, che ha con sé almeno due pistole e un fucile, era uscito dal carcere nella primavera del 2015, dopo aver scontato una condanna. La "bassa" tra Ferrara e Bologna lo vede in azione da almeno un decennio: già nel 2007 fu arrestato per aver rapinato agricoltori, minacciati con arco e frecce, tra Ferrara e Rovigo. Faretra sulle spalle, coltello legato a una gamba, una bandana nera. E un soprannome "Lupo Solitario" che si dice gli sia stato affibbiato in prigione. La Procura di Ferrara lo accusa di far parte, in altri colpi, della banda che rapì e uccise nel settembre 2015 il pensionato Pier Luigi Tartari, ad Aguscello, fatto di sangue a cui il 41enne non partecipò e per cui sono già state pronunciati due ergastoli. Su di lui, inoltre, sospetti pure per l'omicidio di Salvatore Chianese, la 42enne guardia giurata originaria di Trentola Ducenta (Caserta) ma da anni residente a Osteria (Ravenna) ammazzata alle prime ore del 30 dicembre 2015 sulla carraia che dall'Adriatica conduce a una cava tra Fosso Ghiaia e Savio, nel ravennate.

Sulle tracce di Igor gli investigatori ci sono da sabato scorso, quando Davide Fabbri, barista di 52 anni, è stato freddato con un colpo di pistola a Riccardina di Budrio, durante un tentativo di rapina a poco meno di 40 chilometri dall'Oasi di Marmorta. Dopo aver sparato al cuore di Fabbri, il killer era uscito dal bar puntando la pistola anche alla moglie, Maria, ma senza sparare. «Non dimenticherò mai quegli occhi - aveva detto la donna - non ho visto un barlume di pietà per nessuno di noi».

Intanto il sostituto procuratore di Bologna Marco Forte, titolare delle indagini sull'omicidio di Budrio, è in contatto da ieri sera con il collega di Ferrara, Ciro Alberto Savino. Vaclavic, che ha diversi alias e potrebbe essere originario di un paese della ex Jugoslavia.

Il pm
«Abbiamo un soggetto che si è aperto una via di fuga ieri utilizzando un'arma da fuoco che è compatibile con quella dell'omicidio di Budrio. Quando lo troveremo avremo una risposta più certa. Per noi è ancora un soggetto ignoto, finché non lo troviamo voi lo chiamate ' Igor il russo', per noi è ancora 'Ignoto 1', come l'ha identificato il Ris di Parma estrapolando il profilo genotipico sul luogo del delitto. Ci serve il riscontro e il riscontro ce lo dà soltanto trovarlo e prendere, con i mezzi che prevede il codice, un campione biologico da comparare con quello che abbiamo. Però è evidente che la tipologia, l'area, il tempo, l'arma da fuoco fanno pensare che quantomeno sia lo stesso soggetto». Lo ha detto il pm di Bologna Marco Forte, a Rainews24, sull'ipotesi che Igor Vaclavic sia autore sia dell'omicidio del barista a Riccardina di Budrio (Bologna) che di quello della guardia ecologica a Portomaggiore

Ultimo aggiornamento: 19 Ottobre, 08:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA