Rigopiano, la lunga notte dei parenti: «Speriamo ancora in un miracolo»

Venerdì 20 Gennaio 2017 di Raffaella Troili
Rigopiano, la lunga notte dei parenti: «Speriamo ancora in un miracolo»
«Siamo nell’ospedale di Penne, in una saletta allestita per noi. Ma non arriva più nessuno a dirci niente. E non ci fanno avvicinare al resort. Noi ancora speriamo, sa quanti sono i dispersi? Tanti, bene, meglio dispersi... forse stanno lì sotto». La notte più lunga per i parenti dei 26 ospiti dell’hotel Rigopiano sul Gran Sasso spazzato via da una slavina. «Io sono il fratello di Marco Tanda, è un pilota della Ryanair, era qui con la fidanzata, c’è anche la mamma, aspettiamo, speriamo ancora in un miracolo». Tutti insieme, tra pianti, crolli e ricoveri per mancamenti, assistiti dalle psicologhe, in attesa di notizie, «non abbiamo capito se continuavano a cercare, non sappiamo niente. Datecele voi le notizie». 

Un’elemosina di informazioni per attaccarsi a una speranza, per comporre un puzzle che non è ancora per forza completo. Ma è buio e le notizie non arrivano, ognuno ha una storia da raccontare, chi aspetta notizie dei bambini si lascia andare alla disperazione, in lontananza si sente una nenia triste, sono pianti di adulti, lunghi e disperati. Gianluca Tanda resta composto, non sembra aver ancora messo in conto la morte, «è disperso no? Si erano presi un giorno di relax, dovevano partire ma stavano aspettando i mezzi spazzaneve, li abbiamo sentiti alle 15. Poi mai più». E’ uno dei pochi che ce la fa a parlare, c’è Giampiero Parete, che ha figli e moglie sotto il resort ghiacciato, il fratello è con lui, che a un certo punto si sente male, viene sedato. Uno strazio. «Sono venuti il vice prefetto Carlo Tortolano e il vice ministro degli Interni a esprimerci la solidarietà dello Stato, il cordoglio delle Istituzioni, ma noi volevamo informazioni: quanti morti? Continuano i soccorsi? Non ci rispondevano, non li abbiamo voluti sentire».
 
Non era ancora il momento, lì in quella saletta c’è chi ancora spera. «Solo alla fine il vice prefetto si è sbilanciato: “la situazione è drammatica, possiamo solo sperare”, ha detto. Come anche la responsabile comunicazioni del Soccorso alpino che ci è stata tanto vicino. Ci hanno detto che sono arrivati i soccorsi dal Piemonte, che stanno cercando di fare il possibile. Ma non sanno dirci quanti sono vivi e quanti sono morti, ecco sì alla fine ci hanno detto anche “preparatevi al peggio, serve un miracolo, vi comunicheremo dove stanno le salme, ecco forse quello ancora non ce lo dovevano dire”. 

Giovani coppie, famiglie, erano tutti nella hall, si erano spaventati per il terremoto, ma erano bloccati dalla neve. Non pensavano di morire così. Marco era con Jessica Tinari, stanno insieme dai tempi della scuola superiore, una bella coppia. «Siamo tutti all’oscuro, non sappiamo niente di niente», così pure il padre della giovane responsabile del centro benessere dell’Hotel: «L’ultima volta che ho sentito mia figlia era verso le quattro di eri. Un solo un messaggio, perché i telefoni non funzionavano, volevano andar via ma c’erano altre priorità a valle, dovevano aspettare che la situazione viabilità si sbloccasse». Erano in attesa, come adesso i loro familiari. Finché non li troveranno, continueranno a sperare.
Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 12:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA