«Sequestro di persona e arresto illegale» I pm di Agrigento puntano sul Viminale

Giovedì 23 Agosto 2018 di Michela Allegri
«Sequestro di persona e arresto illegale» I pm di Agrigento puntano sul Viminale
Le ipotesi di reato sono sequestro di persona e arresto illegale. L'inchiesta della procura di Agrigento sul caso «Diciotti» è ancora contro ignoti, ma il dito è puntato contro il Viminale. Ieri gli accertamenti hanno fatto un balzo in avanti, con l'ispezione a bordo della motovedetta della Guardia costiera fatta dal procuratore capo, Luigi Patronaggio, per verificare le condizioni dei 177 migranti soccorsi in acque maltesi ormai una settimana fa. Eventuali responsabilità puntano alla politica che, come spiegano gli inquirenti, deve prendere decisioni che non possono essere in contrasto con la Costituzione, con il codice penale e con le norme internazionali. «La situazione a bordo è critica. Ci sono diversi casi di scabbia - ha detto Patronaggio scendendo dalla motovedetta - E comunque, in base alle convenzioni internazionali e alla legge italiana, i 29 minori non accompagnati hanno il diritto di sbarcare». È l'unica concessione fatta dal Viminale: a fine pomeriggio il ministro Matteo Salvini dice che i bambini a bordo «possono scendere anche subito». Sulla Diciotti, insieme alla Guardia costiera - che indaga sul caso con la Squadra mobile di Agrigento - il procuratore ha sentito mediatori culturali e testimoni. È stato ascoltato anche un medico, che sta monitorando le condizioni dei profughi.

Le valutazioni sanitarie saranno fondamentali per stabilire se il sequestro di persona sia effettivamente configurabile e per capire se la permanenza a bordo dei naufraghi sia o meno legittima. Se dovessero emergere responsabilità, la competenza passerebbe al Tribunale dei ministri. «Ci sono valutazioni da fare attentamente sull'ipotesi di privazione della libertà personale. È una situazione - ha aggiunto il procuratore - di potenziale illegittimità che stiamo valutando».

IL FAVOREGGIAMENTO
Non si tratta dell'unico fascicolo sul caso «Diciotti»: c'è anche una seconda inchiesta per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, aperta sempre ad Agrigento, ma che per competenza potrebbe venire accorpato all'indagine già avviata dalla procura di Palermo in cui si ipotizza l'esistenza di un'associazione a delinquere finalizzata al traffico di esseri umani.

Al centro degli accertamenti, le testimonianze di 13 naufraghi fatti sbarcare a Lampedusa e Porto Empedocle per motivi sanitari e ricoverati in ospedale. Ascoltati dalla Squadra mobile, hanno raccontato di essere stati avvicinati nella notte di Ferragosto da un'imbarcazione e da due gommoni, mentre erano in viaggio. Le persone a bordo avrebbero detto loro di essere maltesi, di non avere intenzione di soccorrerli, ma di essere disposti a indicare la rotta verso Lampedusa. I naufraghi non erano attrezzati per la navigazione: non avevano strumenti adeguati e ad un certo punto il loro barcone avrebbe iniziato ad affondare. In tutta risposta, i maltesi avrebbero invertito la rotta. Non avrebbero nemmeno raccolto un successivo sos, costringendo la nave Diciotti a intervenire. Di fronte alla richiesta di Roma di accogliere i migranti, Malta avrebbe poi risposto con un rifiuto netto. Gli inquirenti vogliono capire se a traghettare i naufraghi sia stata un'organizzazione di scafisti.
Sulla vicenda anche la procura di Catania sta facendo accertamenti. Sul caso Diciotti, infatti, si pongono intricate questioni di competenza territoriale per le indagini. La nave, prima di raggiungere il porto di Catania per l'attracco, ha sostato per giorni nei pressi di Lampedusa - da qui l'inchiesta aperta da Agrigento -, dove sono stati fatti scendere i 13 migranti bisognosi di cure. Poi, si è diretta verso il porto di Pozzallo. Alla fine, su autorizzazione del ministro alle Infrastrutture, c'è stato l'attracco a Catania, dove la motovedetta attende ancora l'autorizzazione allo sbarco.
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