Cyberspionaggio, i dossier dell'ingegnere custoditi dalla sorella: «Il mio occhio vede tutto»

Mercoledì 11 Gennaio 2017 di Cristiana Mangani
Cyberspionaggio, i dossier dell'ingegnere custoditi dalla sorella: «Il mio occhio vede tutto»
Se c'è una parola che può definire i due fratelli Occhionero, è «scaltri». Scaltri nei rapporti, nella rete di amicizie, negli interessi, e anche nel proteggere la loro attività illecita mentre la polizia postale sta perquisendo uffici e abitazioni. Lo sottolinea il gip nella sua ordinanza: si tratta - scrive - di persone «connotate da una notevole scaltrezza». E loro, del resto, in particolare Giulio, il mago dell'informatica, l'ingegnere nucleare dalle infinite conoscenze tecniche, sembrano averne fatto una bandiera. Chi lo conosce bene, infatti, ricorda una battuta che usava spesso per definirsi: «Mi chiamo occhionero, ma in realtà vedo tutto, come l'occhio nel dollaro americano».

A quello stesso concetto di visione diffusa e generale, Giulio ha dedicato anche il nome del virus, il malware che inviava alle sue presunte vittime e che gli serviva per entrare nei segreti degli studi legali d'affari, dei politici, dei militari, degli imprenditori. L'Occhio della Piramide, il simbolo della massoneria, al quale l'esperto apparteneva e su cui ha puntato molta della sua attività di spionaggio, probabilmente per giochi di potere.

LE FREQUENTAZIONI
L'ascesa e la caduta di Occhionero passa per la Merryl Linch, per le consulenze con società americane, per la Mps. E per accreditarsi negli ambienti giusti, nell'elenco inseriva anche la Westland, una banca americana che è poi fallita. Anzi, sosteneva che era addirittura sua. Ma forse giocava sull'equivoco, visto che di una Westland era realmente titolare, ma della Westland securities. Fatto sta che già a metà del decennio scorso era parecchio conosciuto nel mondo dei trader finanziari. E a Milano frequentava l'entourage di Ubaldo Livolsi, che era stato direttore finanziario della Fininvest e che in quel periodo era titolare della Livolsi&Partners. I consulenti di Livolsi, che non di rado partecipavano agli eventi organizzati a Milano e a Roma, lo presentavano come un genio dell'intermediazione finanziaria online. E lui non smentiva la fama e si dava parecchio da fare dagli uffici che, all'epoca, aveva dalle parti di piazza Navona. Si occupava sostanzialmente di trading veloce, la compravendita giornaliera di titoli finanziari (azioni e derivati) e, a un giornalista che era casualmente entrato in contatto con lui, aveva raccontato di un contenzioso con Mps, banca per la quale aveva lavorato come consulente e che avrebbe conseguito robusti guadagni proprio grazie al suo metodo. In effetti nelle carte dell'inchiesta si legge che «nel 2002 il Monte dei Paschi ha adottato la sua metodologia di trading giornaliero implementando un'apposita linea dedicata ai clienti high-net-worth.

IL CONTENZIOSO
Ma la liason non era durata a lungo, perché con la banca di Siena era successivamente entrato in contrasto legale, perché per la sua collaborazione gli avevano offerto una cifra che riteneva troppo modesta (qualche centinaia di migliaia di euro), a fronte di guadagni straordinari che il Monte aveva realizzato.

Non solo affari e finanza, però, perché i fratelli amavano le feste, il mondo dello spettacolo. E a questo proposito, a Giulio piaceva molto raccontare che la casa dove aveva vissuto a Vigna Clara, l'aveva presa in affitto da Raffaella Carrà. La sorella Francesca Maria, invece, era nata a Medford negli Stati Uniti, 49 anni fa, e risiedeva (così come il fratello), a Londra. Mentre il domicilio era rimasto sempre a Roma. Nella Capitale la ricordano tutti come una bella donna, molto corteggiata. Prima di puntare al mondo dell'alta finanza ha conseguito un dottorato di ricerca in Scienze chimiche all'università La Sapienza, poi ha cambiato vita e ha cominciato a collaborare con il Muses (Museo multipolare della scienza e dell'informazione scientifica). A un certo punto, però, succede qualcosa che la porta verso gli affari e si ritrova nel 1996 - così come scrive nel suo profilo Linkedin - a svolgere «il ruolo di senior consultant nella società del gruppo Iri, la Iri Management, occupandosi di progetti di ricerca e formazioni su varie tematiche, principalmente nel campo della Data Privacy, del Security management e della Security information».
Rapporto viscerale con il fratello, quando la polizia postale si è messa alle calcagna, ha custodito personalmente i dossier confezionati da Giulio. E durante la perquisizione, ormai abilissima con l'informatica, ha tentato di cancellare tutti i dati contenuti nella smart card del pc, inserendo password errate. Qualche mese prima, invece, quando il fratello ha fatto controllare i suoi carichi pendenti e non ha capito subito la portata dell'inchiesta, ha cercato di rassicurarlo, ma anche di tenere la famiglia tranquilla. «Ti prego, - gli scrive su whatsapp - non coinvolgere mamma nei nostri problemi, mi sembra che sia già abbastanza coinvolta e che ci stia aiutando più del dovuto. E' stanca e ha bisogno di riposare, non può darci alcun aiuto su queste materie, e poi come vedi a volte sono falsi allarmi». L'alert, invece, era molto più elevato, e stavano per arrivare le manette.

Della vita di Francesca si sa che ama leggere, che ha una vera passione per le maratone, per il kitesurf e per il trekking. Mentre di lei e del fratello, gli inquirenti vorranno sapere anche, come mai figuri nei loro curriculum un ruolo apicale nella immobiliare Rogest, oggi fallita, ma che, in passato era riferibile a Salvatore Buzzi e alla coop 29 giugno. Sì, proprio lui, l'imputato numero uno di Mafia Capitale, una costante nelle inchieste sul malaffare romano.