Corona resta in carcere, il gip: «Impossibile che tutti quei soldi siano stati racimolati in un anno»

Martedì 18 Ottobre 2016 di Claudia Guasco
Corona resta in carcere, il gip: «Impossibile che tutti quei soldi siano stati racimolati in un anno»

Fabrizio Corona resta a San Vittore. Il gip Paolo Guidi ha respinto l'istanza di scarcerazione presentata dal fotografo dei vip, arrestato otto giorni fa con l'accusa di intestazione fittizia di beni. Stessa decisione per l'istanza depositata dall'avvocato della sua socia Fracensca Persi: anche la donna, che stando alle accuse avrebbe portato in Austria una somma tra un milione e un milione e mezzo di euro riconducibili al paparazzo, rimane in carcere.

ARRABBIATO E AVVILITO  Corona, dopo l'interrogatorio di garanzia di giovedi' scorso, sperava in una misura meno afflittiva.

Ha ammesso che quei 760 mila euro sequestrati nel controsoffitto del salotto della Persi sono suoi, cosi' come la somma su due conti presso la banca di Innsbruck. "Non capisco perche' mi mandino in galera come un criminale quando ho spiegato che ero pronto a riportare quei soldi in Italia e a sanare le pendenze con il fisco", si sfoga con il suo difensore, l'avvocato Ivano Chiesa. E' avvilito e arrabbiato, spiega il legale, "ritiene ingiusto che gli venga contestata non l'evasione fiscale ma l'intestazione fittizia dei beni". E ora, con la voluntary disclosure nella Legge di Bilancio ribattezzata "norma Corona", si trova di nuovo nell'occhio del ciclone. Corona, tornato in carcere il 10 ottobre scorso mentre era in affidamento in prova ai servizi sociali da quasi un anno e mezzo, il 14 ottobre, attraverso i suoi legali, ha chiesto la scarcerazione al gip Guidi, lo stesso giudice che ha emesso l'ordinanza di custodia cautelare per intestazione fittizia di beni in relazione agli oltre 1,7 milioni di euro in contanti trovati a casa di Persi, e poi sequestrati, e agli altri soldi cash portati in Austria dalla collaboratrice. Nell'interrogatorio di garanzia davanti al gip il fotografo ha ammesso che quel denaro in contanti derivava da "compensi in nero" per le serate nei locali e ha riferito di due conti in Austria, dunque per la difesa non sussistevano più le esigenze cautelari. Per il giudice, invece, permangono ancora.
 

CACCIA AL DENARO  "I contanti trovati nel controsoffitto e quelli in Austria, 900 mila euro in tutto, sono frutto del mio lavoro e di quello della società Atena e avevo intenzione di pagare le tasse", ha spiegato in sostanza l'ex agente fotografico. Per la difesa, tra l'altro, sarebbe ancora in tempo per versare le imposte e non rischiare l'accusa di evasione. Per l'accusa, tuttavia, Corona non poteva possedere una somma cosi' ingente (quasi tre milioni di euro complessivamente), perché era in regime di affidamento e risultava formalmente solo un semplice collaboratore di Atena pagato con un fisso mensile. E proprio per eludere le "disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniale", sostengono i magistrati, avrebbe usato Persi come "testa di legno". Da qui l'accusa di intestazione fittizia di beni. Gli inquirenti stanno indagando sulla provenienza di quel denaro, dal momento che lo stesso gip nell'ordinanza ha fatto notare come "sembra incredibile che Corona abbia racimolato circa 3 milioni di euro in neanche un anno di tempo (solo dall'ottobre 2015 aveva modo di muoversi liberamente per svolgere le citate serate)". Contro la decisione del gip i legali di Corona si sono gia' rivolti al Tribunale del Riesame.

Ultimo aggiornamento: 19 Ottobre, 17:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA