Dj Fabo, Cappato indagato. I pm: «Aiutò al suicidio»

Mercoledì 1 Marzo 2017
Dj Fabo, Cappato indagato. I pm: «Aiutò al suicidio»

Marco Cappato, radicale ed esponente dell'associazione Luca Coscioni è stato iscritto dal pm Tiziana Siciliano nel registro degli indagati dopo l'autodenuncia presentata ieri ai carabinieri per aver accompagnato dj Fabo in Svizzera dove il 40enne, tetraplegico in seguito a un incidente, si è sottoposto ad eutanasia. L'accusa è di aiuto al suicidio. Un atto dovuto per i magistrati dopo la verbalizzazione dai carabinieri di quanto compiuto, accompagnando Fabo in Svizzera con l'auto del 40enne. L'esponente radicale, ieri dopo essersi denunciato, aveva anche risposto a chi gli chiedeva se si sarebbe aspettato azioni giudiziarie nei suoi confronti: «Noi andiamo avanti - aveva risposto -. Lo Stato si assuma la responsabilità di girare la testa dall'altra parte o di dimostrare davanti a un giudice che queste azioni sono svolte nel rispetto dei principi della nostra Costituzione di libertà e autodeterminazione e andremo avanti finché questi principi non saranno affermati non di nascosto ma con la forze esplicita della legge».

Oggi ha replicato. «Ovviamente non c'è stata nessuna istigazione al suicidio di Fabo. Anzi abbiamo ottenuto di dissuaderlo per qualche settimana in più, facendogli venire la forza e la voglia di lottare per i diritti di tutti. L'aiuto, si quello l'ho dato su sua richiesta». Così Marco Cappato, tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, indagato per aiuto e istigazione al suicidio di Fabiano Antoniani, a margine di una conferenza stampa davanti a Montecitorio organizzata per chiedere di non posticipare la discussione in aula del ddl sul testamento biologico. «L'ho l'aiutato ad ottenere l'assistenza medica alla morte volontaria in un Paese in cui è consentito quello che dovrebbe esser consentito anche da noi», ha aggiunto. 

E ancora: «La ragione per cui lui mi ha chiamato è non coinvolgere nella responsabilità le persone che amava». «Non ho ricevuto alcuna comunicazione ufficiale da parte della magistratura», precisa Cappato, che spiega poi cosa a riferito ai Carabinieri della Compagnia Duomo, a Milano, dove ieri è andato ad autodenunciarsi. «Ho raccontato di aver fatto salire Fabo con la sua carrozzella nella sua macchina e aver guidato la macchina fino a Zurigo».

Una disobbedienza civile, spiega, che di fatto è stata reiterata. «Ai Carabinieri ho detto anche quello che ho fatto lo scorso anno per Dominique Velati, ovvero le abbiamo pagato il biglietto per andare in Svizzera a morire. Dissi allora che lo avrei rifatto, annunciando una reiterazione del reato». Quindi ha aggiunto di esser pronto a ripetere il gesto di disobbedienza civile. «Sono contento di fornire questo tipo di aiuto a altre due persone che hanno avuto appuntamento per recarsi in Svizzera per le stesse ragioni. Questo aiuto da parte mia ci sarà».

Dopo l'autodenuncia di ieri davanti ai carabinieri della Compagnia Duomo - nella quale l'esponente dei Radicali ha raccontato di aver accompagnato Fabiano Antoniani a morire per suicidio assistito in una clinica in Svizzera, svelando che sta aiutando anche altre persone - Cappato è stato iscritto stamani nel registro degli indagati dal pm Siciliano, che coordina il pool "ambiente, salute e lavoro", per il reato previsto dall'articolo 580 del codice penale, ossia «istigazione o aiuto al suicidio», e che prevede pene che vanno dai 5 ai 12 anni di carcere.

In particolare, a Cappato, indagato a seguito del suo verbale di spontanee dichiarazioni di ieri, viene contestata la parte del reato in cui si stabilisce che deve essere punito chi «agevola in qualsiasi modo l'esecuzione» del suicidio. Ora il pm ha intenzione di interrogare (potrebbe farlo nei prossimi giorni) il tesoriere dell'associazione Luca Coscioni alla presenza di un avvocato.

Gli inquirenti, dopo l'interrogatorio di Cappato, dovranno svolgere accertamenti e fare valutazioni anche complesse e delicate perché, da quanto è stato riferito, questo è certamente un caso che può fare giurisprudenza. «Ci sono diversi profili che dovranno essere affrontati, compresa la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo in materia di diritti», aveva chiarito ieri il procuratore Francesco Greco, spiegando anche che «per questo reato l'aiuto deve essere portato fino all'atto finale». Si tratta, aveva aggiunto il capo della Procura milanese, di «una storia complessa che presenta profili di rilievo sia in termini di principi generali che giuridici, dato che qui c'è una questione di diritto alla vita e alla morte».


 

Ultimo aggiornamento: 17:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA