Gabrielli e gli agenti che uccisero Amri: «Gesto eccezionale, non chiedono premi»

Lunedì 13 Febbraio 2017 di Sara Menafra
Gabrielli e gli agenti che uccisero Amri: «Gesto eccezionale, non chiedono premi»
Il capo della Polizia, Franco Gabrielli, preferisce evitare le polemiche con la Germania e limita la reazione a poche frasi. Stando alle anticipazioni della Bild, il governo tedesco avrebbe deciso di non premiare i poliziotti che hanno ucciso l'attentatore di Berlino Anis Amri per le loro dichiarazioni sui social network sbilanciate in direzione dell'estrema destra: «Chi premia ha diritto di fare le valutazioni che ritiene più opportune», dice. Aggiungendo che l'idea del premio dalla Germania non è certo arrivato dall'Italia: «Noi non abbiamo chiesto nulla, siamo consapevoli della eccezionalità del gesto compiuto dai nostri ragazzi come della censurabilità di alcune loro condivisioni. Tutto il resto rischia di diventare sterile e inutile polemica». Non vuole aggiungere altro, ma dalle sue parole è ben chiaro che Gabrielli intende sì difendere i suoi agenti, ma prendendo nettamente le distanze dalle loro dichiarazioni pubbliche (ovvero sui social network, che ormai è praticamente la stessa cosa).

Dal Viminale aggiungono che se un premio ci sarà - l'iter è già stato avviato - arriverà su proposta della Questura di Milano che potrebbe anche valutare procedimenti disciplinari per frasi e dichiarazioni inneggianti al fascismo. Più in generale, Polizia e Forze armate potrebbero presto varare un regolamento che chiarisca definitivamente fino a che punto i profili sui social network di agenti e militari possano essere considerati privati e quando, invece, debbano essere trattati come se contenessero vere e proprie dichiarazioni pubbliche, visto che periodicamente si sono ripetute polemiche per commenti considerati inopportuni.

LA VICENDA
Tutto parte dal fatto che due giorni fa il quotidiano tedesco Bild ha svelato come le autorità che avevano inizialmente pensato di dare un premio agli agenti italiani che hanno sparato ad Amri stiano ora riconsiderando la decisione. Cristian Movio e Luca Scatà, durante un pattugliamento a Sesto San Giovanni, hanno fermato e ucciso (rispondendo al fuoco) il giovane tunisino di 24 anni che la notte del 19 dicembre si era lanciato con un camion su un mercatino di Natale berlinese, uccidendo 12 persone e ferendone 55. I due avevano ricevuto le lodi pubbliche del ministro degli Interni italiano, Marco Minniti, e la stessa cancelliera Angela Merkel aveva ringraziato pubblicamente tanto la polizia italiana quanto i due agenti. Poi, però, dai profili social dei due erano saltate fuori espressioni chiaramente riferibili all'estrema destra. Movio, 36enne, ferito dal colpo esploso da Amri, avrebbe condiviso sul suo profilo messaggi con contenuti apertamente razzisti e persino l'immagine di una bottiglia di Coca Cola col brand modificato a formare la scritta Adolf. Scatà, il più giovane, che ha sparato ad Amri, su Instagram avrebbe condiviso foto a braccio teso, icone di Mussolini ed una dichiarazione in cui dice che il 25 Aprile è la festa di chi ha tradito l'Italia. Troppo per il pubblico e le istituzioni tedesche, ma la reazione è gelida anche dalle parti del Viminale dove la linea, anche al di là delle parole del capo della Polizia, è: apprezziamo il lavoro degli agenti, che forse saranno anche premiati, ma non le loro parole in rete. E, più in generale, in molti confermano che quanto prima il problema delle dichiarazioni di poliziotti, miliari e di tutti i dipendenti della pubblica amministrazione sarà affrontato in modo chiaro. Stabilendo confini netti tra ciò che è privato e ciò che, ormai, è diventato pubblico come fosse una dichiarazione ai giornali.

LE POLEMICHE
Le notizie arrivate dalla Germania innervosiscono soprattutto i sindacati di polizia. «A mio giudizio gli agenti non devono parteggiare per nessuno, devono essere imparziali e non devono postare certe foto sui propri profili. Ma la Germania, se non voleva premiare i singoli, poteva dare un riconoscimento al corpo della polizia» dice il segretario del Siulp, Felice Romano, mentre quello del Sap, da sempre più schierato a destra, Gianni Tonelli, è molto duro: «Sono rimasto molto perplesso: ritengo che la Germania stia tentando di nascondersi dietro un dito, penso che il suo gesto sia del tutto inopportuno e figlio della spocchia teutonica».

 
Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 09:25