«Rifare i conti», rinviare il momento dei «numerini» del deficit.
Dall'Ue Pierre Moscovici conferma la disponibilità al dialogo della Commissione e fa sapere che proseguirà il confronto con Giuseppe Conte e Giovanni Tria, nel fine settimana, a margine del G20 di Buenos Aires. Ma ricorda che per evitare sanzioni ad oggi «necessarie» e chieste dagli altri Paesi dell'Eurozona, Roma deve mostrare «evoluzioni concrete» dei conti: «Possiamo essere flessibili nel quadro delle regole ma non ignorarle». Una mano tesa confermata, in due incontri con Di Maio e Tria, anche dal ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz: «La commissione compie la sua missione. È giusto un dibattito costruttivo».
Sull'altro versante caldo, quello dello spread, il governo continua a leggere segnali positivi (lieve rialzo a 294 punti,
ma sotto soglia 300). Più critico il fronte dei titoli di Stato: il rendimento dei Btp indicizzati, tutti collocati, sale
all'1,45%, mentre il Tesoro decide di cancellare le aste in programma il 13 dicembre («C'è disponibilità di cassa», spiega). Salvini assicura che gli investitori «non vedono l'ora di comprare i titoli»: «Io sorrido perché così lo spread cala...», scherza, mandando messaggi «di amore» all'Europa. Ma la partita è all'inizio. Il dialogo auspicato da Sergio Mattarella nei colloqui con vicepremier e ministri, ancora solo teorico.
Nel vertice di lunedì sera a Palazzo Chigi si è decisa una strategia in due tempi: provare a rimodulare la manovra, senza toccare reddito di cittadinanza e pensioni, ma spostando l'asse sugli investimenti; se non basterà, tagliare il deficit. Perciò a Bruxelles che chiede una versione aggiornata del Documento programmatico di bilancio, per ora il governo risponde picche. «Nessun nuovo documento», dice Salvini. E Di Maio assicura che i saldi non cambiano: ci saranno, spiegano fonti di governo pentastellate, più investimenti che faranno scendere il debito, ma non servirà rivedere i saldi e abbassare il deficit.
Passare la palla al Parlamento vuol dire prendere tempo fino a fine anno o almeno nelle prossime due settimane, quando la manovra sarà votata in prima lettura alla Camera. Ma Conte e Tria spingerebbero per approvare in Cdm un calo del deficit (al 2,2%, per iniziare) entro i primi giorni di dicembre (a metà della prossima settimana, dopo il ritorno di Tria dall'Ecofin). Per allora sarà completata la verifica tecnica sui costi di «quota 100» e reddito di cittadinanza: il «peso» delle due misure potrebbe calare fino a quattro miliardi. Ma Di Maio preme perché ciò non si traduca in un rinvio degli assegni: «Il reddito partirà a marzo, quota 100 a febbraio», dice. «Credo di sì ma non ci metto la mano sul fuoco», è più prudente Salvini.
Il nervosismo dei Cinque stelle è evidente nelle parole di Laura Castelli, che accusa la Lega di fare «campagna con i soldi pubblici» avendo stanziato più di quanto necessario per far partire quota 100. Salvini scrolla le spalle e rilancia, annunciando emendamenti per aumentare la «detraibilità dell'Imu sui capannoni e abbassare i versamenti Inail per chi lavora in edilizia e industria». La Lega rilancia anche il condono contributivo. E a Tito Boeri che definisce «difficile» il divieto di cumulo tra lavoro e pensione previsto da quota 100, Salvini replica ironico: «La misura partirà a febbraio, se l'Inps collabora». Alla fine, ammettono sia M5s che Lega, si dovrà cambiare. Lo slittamento e un ridimensionamento delle platee delle due misure viene considerato inevitabile. Ma per ora si tiene il punto, per trattare da un punto di forza. «Alla fine del lavoro - fa sapere Salvini - arriveranno i numerini».