Governo è stallo, slittano reddito e Quota 100. Scoppia il caso trivelle

Giovedì 10 Gennaio 2019
Matteo Salvini

Non si placa la tensione fra i partiti al governo e slitta forse a venerdì prossimo il Consiglio dei ministri che doveva varare il decreto sul reddito di cittadinanza e quota 100. La sintesi è in una sola parola: stallo. Il governo giallo verde arranca, il caso migranti - con tanto di battibecco tra Conte e Salvini - ha lasciato scorie che appesantiscono il cammino della maggioranza. Così slittano reddito di cittadinanza e quota 100. Il rallentamento è dovuto al lavoro della Ragioneria dello Stato, ma sotto traccia resta il braccio di ferro sul nodo invalidi e il nervosismo tra i due alleati di governo.

In giornata viene convocato un Consiglio dei ministri, ma si tratta solo di intervenire su provvedimenti in scadenza: la nomina alla presidenza Consob - attesissima dopo l'annuncio di ieri del vicepremier M5S su Marcello Minenna - al momento è congelata. E a Roma si apre un nuovo fronte e parte il fuoco amico dei 5 Stelle contro Matteo Salvini. Ad accendere la miccia gli spari davanti all'asilo della Magliana. «Roma ha bisogno di più poliziotti come annunciato dal ministro Matteo Salvini. Non è più possibile aspettare, serve un numero di forze dell'ordine congruo per la Capitale d'Italia», twitta Virginia Raggi.

Il responsabile del Viminale non ci pensa due volte su e risponde per le rime. «Ognuno faccia il suo mestiere - va giù dritto - Solo per Roma tra quelli già arrivati e quelli che stanno arrivando 250 poliziotti in più. Alla Raggi dico: occupati della pulizia delle strade, della puntualità dei mezzi pubblici, visto che c'è tanto da fare». Ma anche Di Maio non apprezza l'attacco arrivato dal Campidoglio. «Perché non si mettono attorno a un tavolo anziché twittare - sbotta il vicepremier con alcuni fedelissimi, raccontano fonti autorevoli all'Adnkronos - Le risorse per le forze dell'ordine sono in manovra e a breve arriveranno i nuovi assunti. Veniamo da 20 anni di tagli a Polizia e Carabinieri..».

Il clima è teso, ma nel tardo pomeriggio sembra quasi da guerriglia quando esplodono, pressoché parallelamente, i casi Tav e trivelle. Sul tema che ha dato filo da torcere ai 5 Stelle negli ultimi giorni, interviene la sottosegretaria all'Ambiente in quota Lega. «Non posso approvare una impostazione tutta volta a dire No come quella che sta alla base dell'emendamento dei 5 stelle sul tema delle trivelle - va giù dritta Vannia Gava - È sbagliato bloccare le autorizzazioni per le trivelle: non possiamo consentire che la paura blocchi lo sviluppo». Boom. Cala il gelo. Mentre Lega e 5 Stelle si accapigliano anche sulla Tav. E all'orizzonte si profila il no all'opera dell'analisi costi benefici, Salvini apre definitivamente la strada al referendum: «O è un no ben motivato o chiediamo un parere agli italiani», dice ospite degli studi di Porta a Porta, mentre poco prima il capogruppo del Carroccio a Montecitorio, Riccardo Molinari, aveva annunciato il sostegno della Lega alla manifestazione si Tav in piazza Castello a Torino.

Dalle file dei 5 Stelle arriva l'attacco, durissimo, del senatore torinese Alberto Airola. «La Lega alla manifestazione pro-Tav? Una vergogna», sbotta con l'Adnkronos, dichiarandosi «allibito dalla violazione del contratto di governo» che a suo avviso starebbe commettendo il Carroccio di Matteo Salvini. «Così il governo non va da nessuna parte... quello è un punto nodale, lo sanno, farlo è una sfida. Sarà una boutade? Non lo so, di sicuro è uno schiaffo in faccia al Movimento 5 Stelle».

«Una crisi di governo è possibile e potrebbe anche essere prima delle europee», sostengono con l'agenzia Adnkronos autorevoli fonti della Lega, convinte che, per quanto pubblicamente lo stesso Salvini smentisca questa ipotesi, la crisi sia ineludibile: «Come si fa ad andare avanti così? Tav sì, tav no, migranti sì, migranti no, Pedemontana sì, Pedemontana no. Non può durare una situazione così comica». Le fonti, certe di un nuovo successo della Lega, indicano le regionali del 9 e 10 febbraio in Abruzzo come il momento di un possibile 'redde rationem' con gli alleati del M5S, al massimo subito dopo le elezioni europee del 26 maggio.

«Siamo nelle mani del buon Dio, ma questo Governo va avanti nonostante tutti gli uccelli del malaugurio», dice però Salvini. Durerà 5 anni? «Sì, ci sono tante cose da fare, non mi va di lasciare il lavoro a metà, abbiamo appena iniziato», aggiugne il ministro dell'Interno a Porta a porta.

 

Ultimo aggiornamento: 11 Gennaio, 11:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA