L'Europa assente nella contesa tra gli Stati

Lunedì 8 Ottobre 2018 di Marco Gervasoni
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L'immagine dei charter di immigrati in procinto di atterrare dalla Germania sugli aeroporti italiani ci conferma come, ormai, dietro la parola «Unione» prima di «Europea», si celi in realtà il suo opposto.

Non una comunità, né tanto meno una «famiglia» ma una compagnia rissosa di Stati in cui, coperti da codicilli da interpretare o peggio dal silenzio, nella speranza che nessuno se ne accorga, ogni governo cerca di imporsi sull'altro, utilizzando la furbizia nel migliore dei casi e i rapporti di forza bruti nel peggiore. In questo caso Berlino starebbe attuando (il condizionale è d'obbligo, visto che il governo tedesco ha pure smentito) i respingimenti secondari, rimandandoci gli immigrati entrati nella Ue dall'Italia, in base a un accordo che il governo tedesco giura essere stato firmato nell'ultimo incontro di Vienna.

Mentre il ministero degli Interni italiano nega, visto che Berlino non avrebbe ottemperato la condizione prima del patto: che ci appoggiasse nel superamento della operazione Sophia. Da qui la dura presa di posizione di Salvini e la minaccia di chiudere gli aeroporti, cioè di non fare atterrare i charter dalla Germania. Bisogna chiarire cosa può accadere in base agli sciagurati accordi di Dublino, firmati dall'allora governo Berlusconi.In base a quell'accordo, di cui l'ex premier aveva sottostimato gli effetti, già da tempo sia la Germania che anche la Francia ci stanno, per così dire, «restituendo» gli immigrati: ma fino a questo momento in dosi e quantità modeste.
Ora invece la Germania sarebbe passata (o avrebbe intenzione di farlo) ai charter: cioè a espulsioni più massicce e frequenti. Frutto della decisione di tutto il governo Merkel (che comprende anche i socialisti, come noto) e in perfetto tempismo rispetto alle elezioni in Baviera, feudo del ministro degli Interni Seehofer, dove i sondaggi prevedono i suoi cristiano sociali in caduta libera.
Se la situazione fosse questa, è evidente che i charter non dovranno e non potranno atterrare sul nostro territorio. La Germania non può comportarsi come se il criterio della distribuzione degli immigrati fosse operativo; perché non lo è. D'altro canto, c'è una contraddizione nella posizione del Viminale: Seehofer sta infatti applicando in Germania lo stesso metodo Salvini, cioè via i clandestini dal territorio nazionale. Solo che, mentre noi dovremmo riportarli in Libia o in Tunisia, i tedeschi li rimandano da noi. Si tratta di un problema, e non piccolo. Anche se poi sorgono altre domande: quando c'erano esecutivi, diciamo così, «non chiusi », forse il comportamento era diverso? Non avevano sigillato il francese Hollande e l'austriaco Kern le frontiere rispettivamente di Ventimiglia e del Brennero anche se a Roma governava il Pd, appartenente al loro stesso «partito europeo», quello socialista?

E allora perché il mezzo sovranista Seehofer dovrebbe restituire favori al sovranista doc Salvini, se già gli europeisti non se li scambiavano tra di loro? La realtà è che, ancora una volta, attraverso il prisma dell'immigrazione, scorgiamo le aporie della costruzione europea, come è stata architettata. La maggioranza degli elettori, oggi, non vuole immigrati clandestini: non li vogliono i tedeschi, né i francesi né gli italiani, non li desiderano gli elettori di destra ma neppure molti di quelli di sinistra.

In Baviera si vota tra poco, e il governo e la Csu per non perdere ulteriormente devono mostrare il pugno di ferro: a sua volta, per non cedere consensi, Salvini ha da mostrare il suo, di pugno. E siccome a votare la Csu sono i tedeschi, mentre a eleggere i leghisti sono gli italiani, tutto si svolge all'interno del perimetro dello Stato nazione, con i suoi confini ben precisi.

E con il suo principio di legittimazione: Merkel e Seehofer sono legittimati dal voto dei tedeschi a prendere decisioni sui tedeschi, ma non sugli italiani; e viceversa, Salvini e di Maio sono legittimati dal voto degli italiani a prendere decisioni sugli italiani, ma non sui tedeschi. La contraddizione è tutta qui, è facilmente comprensibile ma probabilmente insuperabile.

Se qualcuno ama edulcorare il quadro con oppiacei verbali del tipo il «sogno europeo» o la «famiglia comune», o peggio pensa di risolvere tutto inveendo contro i populisti, la realtà saprà ben presto risvegliarlo.
 
Ultimo aggiornamento: 24 Ottobre, 15:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA