Sulla fuga di Artem Uss, l’imprenditore russo ai domiciliari fuggito da Milano, è scontro tra ministero della Giustizia e Corte d’Appello del capoluogo lombardo.
LA RICOSTRUZIONE
L’uomo d’affari, bloccato il 17 ottobre a Malpensa su mandato Usa con l’accusa di presunti traffici illeciti di materiale civile e militare, di contrabbando di petrolio dal Venezuela verso Cina e Russia eludendo le sanzioni, riciclaggio e frode bancaria, nell’immediatezza dell’arresto si era visto convalidare dai giudici il carcere. Uss è rimasto in cella a Busto Arsizio fino al 2 dicembre quando, in seguito a un provvedimento depositato il 25 novembre, ma eseguito solo quando è stato possibile disporre del braccialetto, è stato posto ai domiciliari in una casa presa in affitto a Basiglio, piccolo centro nel Milanese, in attesa che terminassero i lavori di ristrutturazione del mega appartamento acquistato dalla moglie nello stesso complesso residenziale. Il 21 marzo è arrivato il via libera all’estradizione oltreoceano, ma il giorno dopo l’imprenditore sparisce per riapparire circa due settimane dopo in Russia, con tanto di intervista e ringraziamenti a tutte quelle persone «forti e affidabili» che gli sono «state vicine» nella sua (indisturbata) fuga. Non solo. Adesso la Procura generale milanese ha chiesto informazioni alla Procura su uno dei tanti punti oscuri di questo caso: dall’arresto fino al 13 marzo, infatti, a Uss non vennero sequestrati due telefoni e le carte di credito, come aveva chiesto con una rogatoria l’autorità giudiziaria americana.
GLI AMERICANI
Sulla vicenda, per la quale si è rischiato pure un incidente diplomatico con gli americani e sulla quale la Procura milanese ha aperto un’inchiesta in cui ci sono i primi indagati e l’ombra dei servizi segreti di Mosca, il Guardasigilli Carlo Nordio ha chiesto ai vertici degli uffici giudiziari milanesi chiarimenti. La Corte d’Appello ha spiegato che Uss, secondo gli atti presentati dalla difesa, aveva «intrapreso un percorso di progressivo spostamento del centro dei propri interessi economici e familiari in Italia» e dunque si era ritenuto di alleggerire la misura cautelare, nonostante il parere nettamente contrario della Procura generale (che ha tramesso la sua relazione), e di concedere gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. Un provvedimento che ha indotto le autorità statunitensi a muoversi e a manifestare i timori di una fuga. Timori rivelatisi poi fondati.