Fango e accuse reciproche. Chi conosce Alessia Fabiani, l’ex letterina e attrice, sa quanto sia choccata per le dichiarazioni rese giovedì in aula a piazzale Clodio dal suo ex compagno, l’imprenditore Fabrizio Cherubini, nell’ambito del processo per maltrattamenti in cui è imputato.
La parabola
Fabiani, incalzata dal pm, ripercorre la parabola di una love story rovinata dal tarlo della gelosia sfociato in violenza. «Che rapporto aveva con Cherubini?», le chiede il pm. «Una storia all’inizio bellissima, ma mai stabile, con forte gelosia. Poi nel 2012 sono nati i nostri figli. Il padre non è mai stato presente nella loro vita». Quindi le violenze, prima verbali: «Disprezzava me come donna e madre, il mio lavoro. Io sono un’attrice, ho lavorato molti anni in tv quindi lui mi conosceva già come personaggio». E i dispetti: «Una volta in hotel mi fece recapitare i vestiti tagliati in un sacco della spazzatura e chiamò i paparazzi». Dopo la nascita dei gemelli cominciano i problemi più seri. «Fabrizio era diventato un’altra persona - racconta Fabiani - giorno dopo giorno mi faceva sempre più paura. Era cieco di gelosia, mi insultava, denigrava, “tu devi stare con me, devi lavorare con me”. Pretendeva che io stessi sempre nel suo ristorante, mi costringeva ad andare lì. Non è mai venuto a trovarmi a teatro, non partecipava alla mia vita». Nel 2015 Alessia comincia ad allontanarsi da casa per il terrore: «Mi prendeva a calci la macchina, quando litigavamo e io volevo chiamare mia madre mi prendeva il telefono e me lo spaccava per tenermi isolata dal mondo».
Le violenze
Gli episodi di violenza si susseguono, «mi ha schiaffeggiato più volte, io gli chiedevo “perché fai così?”, ma lui non era capace di parlare. Mi copriva di parolacce, sei una tro... lo ha fatto anche il giorno della festa della mamma davanti ai bambini». L’ex letterina, che da anni ha scelto il lavoro a teatro e la vita di madre («Fabrizio ha avuto un altro figlio e tranne dare l’assegno mensile non fa altro»), riporta l’escalation di rabbia e aggressioni. Prima le minacce «con una forchetta alla gola» poi l’episodio clou del 6 aprile 2016 dopo il quale finì in pronto soccorso. «Mi si metteva con le ginocchia sopra e non riuscivo a respirare, mi tirava i capelli e avevo tutti i bozzi sulla testa. Lo faceva spesso, ma mai con quella ferocia». Al magistrato che la ascolta la Fabiani mostra le foto dei lividi e il referto: «Mi mordeva, ho morsi sul pollice, ho ancora il segno, e sul gomito. Ecco i graffi sulla gola, gli ematomi sul cuoio capelluto, sotto l’ascella e sulla mandibola...». La paura di essere tradito era per l’imprenditore ossessione: «Voleva le foto per confermargli che ero con le mie amiche. Mi sputava davanti alla colf filippina. Io chiesi aiuto a questa donna, ma una volta lei mi rispose “signora io faccio finta di nulla perché lui mi paga”». Agli atti spunta un atto di remissione di querela nei confronti di Cherubini. Il giudice chiede a Fabiani: «È manoscritta di suo pugno?». «No, non è la mia scrittura». Nessun secondo fine, per avere l’affido dei figli e la casa? L’attrice è sicura: «Ho una solida posizione economica e la casa familiare mi sarebbe comunque spettata».