Una Tipoteca di carattere

Martedì 19 Giugno 2018
Una Tipoteca di carattere
LA STORIA
Qualche milione di caratteri racchiusi in circa 10 mila cassetti, 200 macchine tipografiche, oltre 5 mila titoli di grafica e tipografia, un numero infinito di manifesti, incisioni, e quant'altro possa testimoniare l'arte tipografica del tempo andato, quella del piombo e del legno, quella prima dei computer, in sostanza. Tutto questo autentico tesoro è racchiuso in quel di Cornuda (Tv), in alcuni dei locali dell'ex Canapificio veneto, convertiti nella Tipoteca italiana, museo della stampa e del carattere tipografico: un vero salvataggio della memoria, voluto dai fratelli Antiga Silvio in particolare a loro volta tipografi.
L'arte della stampa è rimasta sostanzialmente immutata per poco più di mezzo millennio: da quando Gutenberg stampò la Bibbia a Magonza, nel 1455, a quando si sono introdotti i computer e le composizione a freddo, più o meno tra gli anni ottanta e novanta del Novecento. Certo, c'erano state innovazioni importanti, come la stampa calcografica nel Settecento, ma in sostanza il sistema era sempre quello: si pescavano a mano i caratteri di piombo con i quali si componeva la pagina, si inchiostrava, si metteva un foglio di carta e si imprimeva con un torchio.
LA RIVOLUZIONE TECNOLOGICA
Poi è cambiato tutto: è arrivata la tecnologia moderna e all'improvviso quel patrimonio di caratteri, macchinari e anche conoscenze è diventato inutile. Peggio: occupava spazio, i tipografi dovevano disfarsene. A quasi tutti loro piangeva il cuore consegnare agli spazzini meravigliosi caratteri in stile liberty o razionalista, ma è il prezzo del progresso. A Silvio Antiga il cuore ha invece messo in moto il cervello (assieme al portafoglio: la sua è una missione costosetta) e ha deciso di salvare il salvabile. Ha cominciato a scrivere a tutti i suoi colleghi d'Italia chiedendo di dare a lui quel che altrimenti avrebbero destinato alla discarica.
Qualcuno ha risposto e così nel 1995 è nata la Fondazione tipoteca italiana e nel 2002 è stato aperto il museo. Ancora oggi Silvio Antiga, 73 anni, quindi non un ragazzino, durante i fine settimana prende l'auto e va in qualsiasi posto in Italia dove un suo collega abbia deciso di regalargli il proprio patrimonio di caratteri, meravigliosi, ma ormai inutili. La Tipoteca di Cornuda è un luogo magico, dove i ragazzini delle scuole possono provare a stampare come si faceva un tempo, che ha relazioni con università e istituzioni di mezzo mondo, ma che, in base alla regola del «nessuno è profeta in patria», soltanto pochi veneti conoscono. E invece varrebbe la pena andarci in pellegrinaggio.
LA STORIA DEI CASSETTI
Torniamo un po' sul patrimonio: i «cassetti» di cui si parlava all'inizio non sono certo quelli dell'armadio o del comò, si tratta di un termine tecnico per indicare un pacchetto di caratteri dello stesso tipo, ma di corpo (misura) diversa. Facciamo il caso di un cassetto di caratteri Bembo (prendono il nome da Pietro Bembo, cardinale, umanista e codificatore della lingua italiana, tanto per rimanere nel Veneto): ci possono essere tre diversi corpi, e le lettere più usate (le a, le m) devono essere presenti in più esemplari; si fa presto a capire che ogni cassetto comprende centinaia e centinaia di caratteri. Si fa anche presto a capire perché tutto questo patrimonio sia immagazzinato, ma non ancora del tutto archiviato e inventariato.
I caratteri con i quali si componevano i libri erano di piombo e quindi si consumavano in fretta, ragion per cui è difficile trovarne di molto vecchi. Più facile, invece, reperire punzoni antichi. Facciamola breve: i punzoni erano gli strumenti che servivano per fare i caratteri e quindi erano di metallo duro, bronzo o rame. A Cornuda è conservata una serie di punzoni settecenteschi dei fratelli Amoretti, collaboratori di Giambattista Bodoni, a Parma. Diverso il discorso per i caratteri grandi che erano fatti di legno e molto meno soggetti all'usura rispetto a quelli di piombo.
I CAPILETTERA E I TORCHI
La Tipoteca possiede una serie di capilettera settecenteschi intagliati a mano che provengono dalla casa editrice milanese Pirola, caratteri liberty del primo Novecento della fabbrica Melchiori di Crespano del Grappa, bellissimi e rari caratteri futuristi; molti di questi caratteri in legno provenivano dalle xilografie tipografiche dislocate tra Legnago e Badia Polesine dove, tra i primi del Novecento e gli anni Settanta, ha funzionato un vero e proprio distretto del carattere.
Delle 200 macchine tipografiche ne sono esposte una quarantina, mentre una trentina sono torchi tipografici a leva che potrebbero anche essere molto antichi, ma è impossibile datarli con precisione. Il record di anzianità va quindi a un torchio calcografico in legno di fine Settecento della tipografia milanese Musica moderna specializzata, ovviamente, in stampa musicale.
UNA PREZIOSA BIBLIOTECA
La biblioteca ha testi importanti, comprese due lettere autografe di Giovambattista Bodoni, ovvero colui che ha inciso i bellissimi caratteri che si usano ancora oggi per la stampa più raffinata. Quel che è davvero notevole per gli addetti ai lavori sono le collezioni di alcune importanti riviste italiane di grafica del primo Novecento: Campo grafico, Il risorgimento grafico, Graphicus.
Il museo, completamente privato, continua a ricevere donazioni: nel 2018 è entrato il fondo incisioni lasciato da Ida Barbarigo Mui che comprende i lavori suoi e del marito Zoran Mui. In italiano la parola museo ha un che di negativo, di stantio. Esattamente il contrario di quanto accada nel museo della stampa di Cornuda che è vivo e in continua evoluzione, grazie anche all'impegno del suo direttore, Sandro Berra. Dei 10 mila visitatori annui, la maggior parte sono scolaresche.
LE COMITIVE SCOLASTICHE
«Abbiamo già prenotazioni per l'anno prossimo», osserva Berra. I ragazzini possono letteralmente sporcarsi le mani sotto la guida di esperti tipografi. Inoltre si stampano edizioni librarie particolari, libri d'artista, ma anche inviti, biglietti e quant'altro per chi desideri avere qualcosa di decisamente diverso dalla economica, ma triste, stampa computerizzata.
Nella Tipoteca vengono anche allestite mostre temporanee, l'ultima è stata Guerra e inchiostro, un'affascinante rassegna di manifesti e volantini di propaganda per celebrare i cento anni dalla Grande guerra; dall'8 giugno ha aperto una rassegna di ritratti nell'incisione. Detto ciò, se tra chi legge queste righe c'è qualche tipografo che non voglia far finire in discarica il proprio patrimonio di caratteri e macchinari del tempo che fu, sa che Cornuda potrebbe diventare la loro nuova casa.
Alessandro Marzo Magno
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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