Un arcipelago chiamato Italia

Sabato 26 Maggio 2018
Un arcipelago chiamato Italia
PADIGLIONE ITALIA
C'è il tronco monumentale di un albero di 30 metri che arriva dai boschi del Casentino in Toscana. Alcune piccole pietre della Sardegna, le immagine dei borghi appenninici arroccati sui monti; le piazze, le case abbandonate e restaurate diventate, grazie ai comuni o alle associazioni, nuovi spazi sociali liberi. C'è un territorio articolato, fatto di grandi e piccoli progetti, di idee realizzate e divenute realtà, e altre che sono rimaste sulle carta e che, magari, non vedranno mai la luce. Insomma, un caleidoscopio che risponde al nome di Italia. Anzi, Arcipelago Italia. Perchè se è vero che siamo una terra allungata sul mare, è anche vero che ogni luogo, ogni zona, è di per sè un'isola (felice o meno questo è un altro argomento...) dove convivono lingue, tradizioni, arte, cultura, progetti, idee e soprattutto architetture e spazi sociali da condividere. Ed è un po' questo il senso del Padiglione tricolore che è stato inaugurato ieri mattina dalla presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati accompagnata dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro e dal presidente della Biennale, Paolo Baratta e dall'assessore regionale alla Cultura, Cristiano Corazzari. Ad introdurre il padiglione è stata Federica Galloni del Ministero per i Beni culturali.
ALLE GAGIANDRE
E così, in uno dei tezoni dell'Arsenale divenuto il luogo espositivo italiano per antonomasia, il nostro Paese si presenta per quello che è: natura, storia, geografia, volontà di costruire con consapevolezza senza distruggere il territorio. E ce l'ha messa tutta Mario Cucinella, curatore del padiglione. Architetto, siciliano, 58 anni, professionista che ha il suo quartier generale a Bologna, ha ideato otto itinerari alla riscoperta del Belpaese con una selezione di progetti di architettura contemporanea riguardanti borghi, cammini, paesaggi, parchi naturali.
I PERCORSI
Così, di fronte a 500 candidature sono stati scelte una settantina di opere riunite in otto itinerari (Alpi Occidentali, Alpi Orientali, Appennino settentrionale, Appennino centrale, Appennino Sannita-Campano-Lucano; Subappennino Dauno-Alta Murgia-Salento; Appennino Calabro-Siculo e infine la Sardegna. Obiettivo: indicare la qualità diffusa, gli spazi sociali e far rinascere quelle peculiarità storico-artistiche e culturali che, in un'«universo metropolitano» tendono a rimanere marginalizzati. Insomma, la parola d'ordine è recupero. «Storie di architettura di tutti i giorni - ha detto Cucinella - Interventi spesso di piccoli professionisti meritevoli».
I GRANDI TAVOLI
Di fronte agli itinerari che offrono approdi essenziali in questo Arcipelago Italia, ci sono le sfide, le scommesse per il futuro, per un Paese a rischio di rapido invecchiamento demografico. Allora ecco i grandi tavoli che arredano il cuore del Padiglione Italia dove si presentano cinque progetti ibridi per il rilancio e la rinascita italiana. Sfilano così sotto gli occhi idee e visioni elaborate da alcuni studi di architettura emergenti che si sono misurati in cinque proposte di riqualificazione ambientale e storico-artistica (Foreste casentinesi, Camerino, Basento, il Belice, la Barbagia sarda) rilanciando il ragionamento sull'uso o il riutilizzo degli spazi sociali.
STUDIARE LE PERIFERIE
Ed è stato anche questo l'accento posto ieri nell'incontro con la presidente Casellati nel Giardino delle Vergini dove è stato ricordato lo sforzo propositivo per la riqualificazione delle periferie e delle aree dismesse fino all'appello lanciato ieri al termine dell'inaugurazione davanti alla presidente Casellati: «Per favore - ha detto Cucinella - credete di più nell'architettura contemporanea, bisogna avere il coraggio di affrontare il confronto con la storia, dobbiamo crederci».
Paolo Navarro Dina
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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