Tre personaggi e la loro coscienza

Domenica 21 Gennaio 2018
IL LIBRO
In fondo, a pensarci bene, è tutta una questione di somiglianze. Noi che somigliamo agli altri, le parole che somigliano alle cose, la scrittura che somiglia alla vita. Sentirci tranquilli, protetti, al sicuro dai giudizi e dai sensi di colpa, quando qualcosa ci è familiare, e sentiamo aria di casa. Questo vale per gli esseri umani, sì, e anche per gli animali.
NUOVO ROMANZO
Negli occhi di Tiziano Scarpa, Venezia, vista dall'alto, somigliava a un pesce, una donna trovava un po' di conforto scoprendo il lato debole di un geco, e adesso torna in libreria osservando la realtà attraverso Il cipiglio del gufo (Einaudi, pp. 384, 21 euro). Si alternano le vicende di tre personaggi, che vivono un momento particolare della loro vita. Nereo Rossi, famoso telecronista di calcio, per una malattia degenerativa sta perdendo lentamente l'uso delle parole, e rimane appeso a un diario dove racconta e descrive quello che vede, nei minimi dettagli. Adriano Cazzavillan, professore di liceo un po' frustrato, è un «aspirante autore di best seller». Carletto Zen, invece, se ne sta rintanato nel suo letto e immagina di uscire di casa, di entrare nel mondo di fuori, di correre, fare ginnastica in un parco, mentre una signora, magari, affacciata al balcone, lo guarda.
I TRE PERSONAGGI
Il lettore fa la conta, vede davanti a sé l'alternarsi di tre personaggi che si danno il cambio, come controfigure, pur essendo molto diversi. Come a scuola, si ha l'impressione di avere una mano poggiata sugli occhi e la faccia schiacciata contro a un muro, di contare, appunto, un, due, tre, stella, e poi girarsi di colpa, per vedere chi dei tre si è mosso di più. Ma cos'hanno davvero in comune questi tre personaggi? Mentre Carletto sogna di fare ginnastica, Nereo scrive una marea di lettere nel suo diario, comincia sempre con «Care parole», ha paura, e confessa che cogliere i particolari ormai è la sua «ginnastica mattutina». Nereo si rammarica di essere vissuto sempre e solamente nel presente, e mentre ci pensa su, Adriano si chiede perché siano tutti così ossessionati dal presente, guarda un suo collega che in tivù dice di smetterla di intitolare vie e piazze ai personaggi storici, è ora di cambiare, perché non pensare a una «via Social», a un «largo Wireless», cose così? Mentre Carletto si sente umiliato dalle donne, soprattutto dal suo primo grande amore, Simonetta, che lo usa solamente perché superdotato, ci fa l'amore ma non lo bacia e non lo guarda neanche in faccia, Adriano fa leggere le sue pagine alla moglie, che gli dice di trovarle un po' noiose, pesanti, non è fatta per la metaletteratura, gli chiede di scrivere un bel noir, e finisce anche per scandalizzare gli studenti andando fuori programma, leggendo in classe Primo amore di Ungaretti.
SIMILI MA NON IDENTICI
E gli animali, poi, Carletto si incanta sul «pettinino di tartaruga» del suo coinquilino eccentrico, Nereo, in una casa editrice, sente un pappagallo che declama le istruzioni per scrivere un libro di successo, e Adriano scrive il suo primo articolo sui gufi, che con il loro sguardo adulto, severo, un cipiglio, appunto, somigliano tanto alla nostra coscienza. Ma la vera protagonista, alla fine, è la parola, tra chi la cerca e chi invece ha paura di perderla. La parola, sì, dove tutto comincia, dove la letteratura, come per magia, si confonde con la vita.
Giorgio Biferali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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