Tra verità e menzogna alla scoperta del divino

Venerdì 12 Ottobre 2018
Tra verità e menzogna alla scoperta del divino
Verità e menzogna, fede e agnosticismo, illusioni e certezze, misteri della fede e della vita: sono i poli contrapposti del discorso concettuale del film di Xavier Giannoli, regista che, dopo aver firmato una commedia apparentemente leggera come Marguerite sulla stonata baronessa melomane, torna sul tema della menzogna e sull'irriverenza quasi naïf che ci tiene in vita. Lì, nel precedente film, era la follia della baronessa a muovere un'esistenza di per sé aristocraticamente glaciale, qui una giovane cerbiatta dagli occhi celestiali crea una frattura nella faglia delicata della credenza nelle visioni mistiche della Madonna. È un dono o una mistificazione, si tratta di mercimonio o di verità soprannaturale, di manipolazione costruita ad arte per riportare all'ovile le pecorelle smarrite o di autentica elevazione verso il divino?
Oppure c'è un motore sotterraneo che ha mosso la prima sfera dell'esistenza umana: il sacrificio per altri (il vero dono)? Le inchieste sul caso hanno codici diversi: la Chiesa indaga chiedendo prove della presenza metafisica, Vincent Lindon, reporter di guerra, abituato a raccontare i fatti, vuole i fatti. E questi non si muovono sul terreno del Cielo, bensì sulla piatta Terra abitata da uomini e donne che amano, soffrono, muoiono. Le trappole di un tema simile sono molte: la tentazione di mostrare la Curia papale come l'Inquisizione romana, le periferie cattoliche come ingenua o interessata eresia, le visionarie o come sante e come assatanate, i fedeli come allocchi. In bilico e attento a dare a ciascuno la caratterizzazione meno prevedibile, il regista francese tuttavia scivola qua e là nella caricatura dei ruoli, spende qualche nota simbolica (le piume), mescola il sacro dell'apparizione col profano della guerra, denuncia la mercificazione e le mediatizzazione dell'evento, in un disegno complessivo confuso che non ci lascia né illusione né certezza di ciò che sia accaduto ve-ramente.
Giuseppe Ghigi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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