Sindone Ecco Gesù fatto in 3D

Sabato 17 Marzo 2018
Sindone Ecco Gesù fatto in 3D
LA RICERCA
Dopo due anni di studi scientifici è stato possibile ricostruire un modello tridimensionale del corpo che corrisponde alla doppia immagine, ancora oggi non spiegabile, né riproducibile, presente sulla Sindone, la reliquia più importante della Cristianità. Considerata dalla tradizione cattolica il sudario usato per avvolgere il corpo di Gesù Cristo nel sepolcro, dopo la sua morte per crocifissione oltre 2000 anni fa, è un lenzuolo funerario di lino, lungo 4,4 metri e largo 1,1, che mostra la doppia immagine corporea, frontale e dorsale, di un uomo che ha sofferto un trauma fisico evidenziando segni interpretati come dovuti a maltrattamenti e ritenuti compatibili con quelli descritti nelle Sacre Scritture.
DUE ANNI DI INDAGINI
Ventiquattro mesi è durato il lavoro di un gruppo scientifico composto da esperti dell'Università e dell'Azienda ospedaliera di Padova in collaborazione con lo scultore Sergio Rodella, ed ora ecco la creazione, utilizzando metodi scientificamente validati, di un modello tridimensionale a grandezza naturale del corpo avvolto dalla Sindone che corrisponde in modo sorprendente alla doppia immagine, frontale e dorsale, presente sul telo. «Tale modello conferma la notevole rigidità cadaverica finora ipotizzata per l'Uomo deposto nella reliquia. Inoltre evidenzia - sottolineano dall'Ateneo - interessanti novità come l'assenza di corruzione per il cadavere e la fuoriuscita del chiodo, non nel polso sinistro, ma nello spazio compreso tra ossa metacarpali».
SCIENZA E FEDE
Non è la prima volta che la scienza dà man forte alla fede: lo scorso anno studi di risoluzione atomica, cui parteciparono esperti dell'ateneo di Padova, indicarono che l'uomo deposto nella Sindone è stato effettivamente vittima di pesanti torture prima di avere una morte cruenta. Gli esperimenti, condotti tramite un nuovo metodo di microscopia elettronica in trasmissione a risoluzione atomica e diffrazione di raggi x ad ampio angolo, confermarono dunque quanto si è sempre creduto. Di più: approfondimenti internazionali furono condotti su una fibra di lino estratta dall'impronta dorsale visibile sulla Sindone nella regione del piede. Lo spettro Raman della micro-sostanza sottoposta a analisi, aderente alla fibra, venne confrontato con numerosi spettri pubblicati per coloranti, pigmenti vecchi o moderni, sangue intero, sangue secco, globuli rossi, albumina, macchie di sangue molto antiche e vari prodotti ematici di degradazione. Si dimostrò così che i picchi Raman rilevati potrebbero corrispondere a frequenze di vibrazione trovate nei composti derivanti da biliverdina, ad eccezione di una linea debole che si è tentato di attribuire all'amide I.
STUDI APPROFONDITI
La biliverdina è conosciuta come un prodotto ossidativo di scissione dell'anello ematico: evidenziata l'elevata correlazione tra le frequenze vibrazionali della micro-sostanza aderente alla fibra della Sindone e quelle dei derivati del sangue, la Sindone (conservata dal 1578 a Torino), cioè, avrebbe realmente avvolto il corpo di un uomo torturato a morte. Tre anni fa sempre ricercatori patavini analizzarono, insieme ad altri colleghi italiani, campioni di Dna genomico isolato da residui organici di varia origine, provenienti da polveri aspirate nel 1978 dalla parte posteriore della Sindone, in corrispondenza di diverse parti dell'immagine corporea, e da porzioni prelevate dal bordo laterale usato nel 1988 per la datazione della Sindone con radiocarbonio. L'obiettivo della ricerca era determinare il numero di entità tassonomiche, nel caso delle specie vegetali e animali, e di unità genotipiche ed etniche, nel caso dei soggetti umani, in funzione della tipologia (aplotipo) del loro genoma cloroplastico e mitocondriale.
INTRECCIO GEOGRAFICO
I risultati così ottenuti sono stati poi messi in relazione con le informazioni storiche, le aree geografiche di provenienza o appartenenza più probabile, e la distribuzione moderna delle specie vegetali e delle etnie umane, con l'intento di acquisire nuovi indizi sull'origine della Sindone. L'indagine allora evidenziò la presenza di almeno 19 specie vegetali, di diversa natura tassonomica: non solo piante comuni nel Bacino del Mediterraneo ma anche piante con centro primario di origine in Asia, soprattutto Cina, Medio Oriente e nelle Americhe, alcune introdotte nel Vecchio Mondo in un intervallo storico verosimilmente successivo al XII secolo. Per quanto riguarda i lignaggi umani, le analisi accademiche rilevarono sequenze provenienti da almeno 14 soggetti di diversa origine etnica, riconducibili a un numero limitato di aplogruppi Eurasiatici, inclusi alcuni noti per essere tipici dell'Europa occidentale e Africa nord-orientale, altri comuni in Medio Oriente, dalla Penisola Arabica alla regione Caucasica, e anche aplotipi rari del sub-continente Indiano. Tale diversità del Dna cloroplastico vegetale e del Dna mitocondriale umano non esclude un'origine Europea di epoca Medievale, ma è anche compatibile con il percorso storico seguito dalla Sindone durante il suo presunto viaggio dal Medio Oriente fino a Torino.
IPOTESI TRIDIMENSIONALE
Ora i ricercatori sono riusciti a ricostruire tridimensionalmente quel corpo: tutti i particolari verranno svelati martedì prossimo alle ore 14.15 nell'Archivio Antico di Palazzo del Bo durante un convegno al quale interverranno i docenti Giulio Fanti (Dipartimento di Ingegneria industriale), noto per i suoi lunghi e accurati studi sulla Sindone, Marco Conca di Milano, Luigi Mattei di Bologna, Sergio Rodella, Matteo Bevilacqua, Gianmaria e Stefano Concheri. Il modello tridimensionale ottenuto dal gruppo di ricerca, tenuto finora top secret, verrà messo in mostra.
Federica Cappellato
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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