Show in chiesa, la parola ora passa agli avvocati

Martedì 19 Marzo 2019
IL CASO
VENEZIA Slitta a oggi l'annunciata inchiesta del consiglio di amministrazione dell'Ire sulla sfilata di moda di abiti nuziali e la celebrazione di un matrimonio con un finto prete all'inaugurazione della 24esima edizione di Sposarsi a Venezia con Noi, la rassegna dedicata al Pianeta Sposi, ospitata quest'anno nel complesso dell'Ospedaletto (la chiesa di Santa Maria dei derelitti, il cortile delle Quattro stagioni, la scala dei Sardi e la Sala della Musica). Un'inchiesta auspicata dalla dirigenza dell'Ire ma anche dal Patriarcato che sabato, in un comunicato, ha duramente condannato «l'inaccettabile uso deliberatamente commerciale che ne è stato fatto, con l'intervento oltretutto di un finto sacerdote in vesti liturgiche». Uso irrispettoso e gravemente lesivo della santità del luogo, nonché oltraggioso della fede e della sensibilità religiosa dei veneziani e della città, tanto da configurare un vero e proprio caso di profanazione. Si guarderanno in particolare lo scambio di email e il piano di produzione per verificare i fatti, preludio ad eventuali cause a tutela dell'immagine dell'Ire: gli organizzatori non avrebbero illustrato in modo dettagliato cosa avrebbero fatto, ma avevano ricevuto delucidazioni sulla sacralità del luogo che andava rispettata. Di solito è la Fondazione Venezia servizi alla persona, che gestisce l'utilizzo della chiesa consacrata e pertanto soggetta al diritto canonico, a chiedere l'autorizzazione della Curia. In questo caso il compito era stato lasciato agli organizzatori dell'evento che invece ora rimpallano la responsabilità alla fondazione. Di certo è che l'utilizzo effettuato va contro le disposizioni del patriarca Francesco Moraglia che nei mesi scorsi è più volte intervenuto per promuovere un uso delle chiese non più destinate al culto rispettoso delle sacralità dei luoghi e delle funzioni svolte, come mostre, concerti, incontri legati alla spiritualità. La vicenda intanto andrà per vie legali: l'ideatore dell'evento, Wladimiro Speranzoni ieri ha consultato un avvocato. E lo stesso ha fatto l'Ire. Gli organizzatori delFashion Show & Charity Event, Speranzoni e Donatella Mola, negano inoltre ogni responsabilità sul rito dello sposalizio celebrato dal finto prete, vestito con casula liturgica. Da parte sua l'attore Fabio Moresco preferisce non commentare la vicenda, limitandosi a dire che era lì per beneficienza: nel corso della serata sono stati raccolti 3 mila euro, destinati a Fondazione Città della Speranza e a Fondazione Lene Thun per attività per bambini malati. (d.gh.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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